Chi va in barca sa bene che quando ci si ferma in una rada e si getta l’ancora, magari anche per periodi lunghi comprese le soste notturne, la garanzia che essa resti ancorata al fondo marino per tutto il tempo necessario non esiste. Possono intervenire elementi come il vento, le correnti, il fondo marino non propriamente adatto nel lungo periodo, che possono fare spostare l’ancora o addirittura renderla incapace di fare il suo lavoro, col rischio che la barca si sposti e magari finisca contro altre barche o elementi della costa come rive, scogli o secche. Uno dei sistemi che i comandanti adottano è quindi quello di una costante vigilanza della stabilità dell’ancora, mai distrarsi e mai lasciare nulla al caso. Certo restare sempre vigili, dormire con un occhio aperto, non è cosa comoda e qui, come ormai accade per molte situazioni in barca, interviene la tecnologia che con sempre maggiore favore è accolta da chi naviga, specialmente dai diportisti ma anche dai marinai più esperti.
Sono sempre più numerosi i dispositivi che aiutano nella gestione della barca oltre che nella navigazione e a supporto della sicurezza, tra questi ora c’è anche VisionAnchor, startup slovena, che ha sviluppato appunto un sistema per tenere costantemente traccia dello stato dell’ancora e ricevere avvisi immediati qualora essa perda presa.
Il dispositivo è costituito da una boa intelligente e dall’apposita app che consente di impostare i dati di ancoraggio e gli allarmi che il dispositivo deve inviare qualora si verifichino condizioni che possono fare scattare la necessità di verificare che non vi siano situazioni che richiedono un pronto intervento.
La startup è fondata da Matija Jašarov, Anže Peklenk e Andrej Podbevšek che sono rispettivamente anche CEO, CTO e CMO di VisionAnchor (nella foto). La startup, che fino a oggi ha raccolto 400mila euro da Techstars, EIT Digital, Euspa, Weidmann-Paulsson e lo Slovenian Entrepreneural Fund, punta a fare un round successivo pre-seed da 800mila euro e ad avere un fatturato pari a circa 2,5 milioni di euro nel 2025.
“Abbiamo identificato il nostro profilo di cliente ideale nei proprietari di barche esperti di tecnologia. Abbiamo ottenuto più di 2500 adesioni e abbiamo generato 50mila euro di preordini negli ultimi 2 mesi – dice il CEO a Startupbusiness – . Abbiamo una soluzione brevettata che risolve uno dei problemi principali del settore in modo affidabile e conveniente. Abbiamo semplificato e unito diversi strumenti in un’unica soluzione facile da usare. Una volta aggiunte ulteriori funzionalità come i sensori e l’apprendimento automatico, il PoC è già stato realizzato, avremo presto una rete di raccolta dati generata dagli utenti dei nostri dispositivi. Stiamo costruendo un nuovo standard nel settore, un po’ come è accaduto con le telecamere/sensori di parcheggio delle auto, ma per le barche. Abbiamo un team straordinario che comprende un ingegnere di robotica e un mentore con anni di ingegneria, innovazione e consulenza aziendale”.
Persuasi che l’adozione di strumenti tecnologici sarà sempre più diffusa presso i diportisti i fondatori di VisionAnchor hanno però definito molto precisamente il profilo dei loro clienti, ciò al fine di avere un approccio il più possibile efficace sul mercato e disporre poi di dati effettivamente utili per l’ulteriore sviluppo: “Abbiamo escluso i proprietari di imbarcazioni che non trascorrono le notti sulla barca, quindi più piccole di 8 metri. Abbiamo anche escluso, per ora, gli yacht più lunghi di 50 metri, in quanto essi hanno un membro dell’equipaggio responsabile della sorveglianza dell’ancora. Abbiamo scoperto che gli armatori di yacht a motore di 15-25 metri optano per lo più per una versione video del sistema, mentre gli yacht a vela optano normalmente per una versione solo localizzata della boa a causa delle dimensioni e del prezzo inferiore. Abbiamo riscontrato l’interesse anche delle flotte commerciali che trascorrono un po’ di tempo all’ancora e per loro è fondamentale rimanere ancorati e avere un allarme affidabile. I produttori di ancore si sono messi in contatto con noi interessati a vendere il prodotto come pacchetto e abbiamo parlato con i produttori di yacht per vendere le unità come componente aggiuntivo per i nuovi yacht e per i lavori di ristrutturazione”.
La startup ha condotto 100 interviste e sondaggi con armatori e capitani e campagne di marketing online, negli ultimi tre mesi ha inviato 10 unità beta a tester a società di charter, scuole di vela, distributori, ONG, ecc: “Abbiamo iniziato con i preordini diretti B2C per conoscere i nostri clienti. Abbiamo venduto 60 unità negli ultimi due mesi a clienti provenienti da Germania, Regno Unito e Italia. Abbiamo ricevuto una proposta di partnership da Silent yachts, un produttore di catamarani elettrici. Siamo stati contattati anche da diversi distributori provenienti da Europa, Medio Oriente e Turchia. Abbiamo confermato la collaborazione di un distributore tedesco e di uno italiano. Abbiamo anche effettuato un beta test con una società di charter del Regno Unito con 20 imbarcazioni”.
I proprietari di barche sono sempre più giovani e quindi più a contatto con la tecnologia. Anche la tecnologia è più accessibile e quello che un tempo era un mercato tipicamente tradizionale sta diventando sempre più digitalizzato e intelligente, grazie alla disponibilità di un maggior numero di soluzioni tecnologiche. Il mercato nautico è anche un mercato di lusso, quindi i margini sono elevati. Il settore della nautica da diporto sta crescendo con un ritmo annuo del 4,1%, con alcuni cantieri che hanno registrato aumenti del 20/30% annuo dal 2019, anche tenendo conto della pandemia e della guerra in Ucraina. Sta diventando un mercato più accessibile per la classe media, soprattutto con le barche a noleggio: “Essendo un’innovazione nel settore, riteniamo di poter raggiungere una quota di mercato del 5-10% nel segmento delle imbarcazioni di 8-24 metri. VisionAnchor è una delle prime soluzioni sul mercato, quindi abbiamo il potenziale per scalare rapidamente e creare una nuova categoria di mercato: l’ancoraggio intelligente. Stiamo introducendo la manifattura additiva, che rende più agile, più ecologica e più rapida la produzione e l’adattamento delle unità rispetto alla produzione tradizionale. Il nostro prodotto è modulare, quindi eventuali sostituzioni o aggiornamenti vengono effettuati in modo rapido, a basso costo e con una minore impronta di carbonio”.
Vision Anchor è anche molto attenta all’impatto ambientale e quindi i suoi dispositivi sono pensati per essere compatibili con l’ambiente, il dispositivo base, denominato VisionAnchor S ha un prezzo di vendita di 800 euro e può essere poi arricchito con ulteriori funzionalità, comprese quelle capaci di raccogliere dati ambientali e quindi contribuire ad attività di monitoraggio dei mari e dei fondali, c’è poi la versione più sofisticata del dispositivo che si chiama VisionAnchor C che include anche una telecamera e ha un costo di 2800 euro. La startup ha anche in programma di accelerare il processo di internazionalizzazione guardando principalmente ai mercati statunitense e australiano.
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