A Roma, lo scorso 10 maggio si è svolto presso l’Ambasciata austriaca, l’evento business “Let’s talk Vienna”, che ha raccolto molto interesse. Organizzato dall’ufficio di Roma di Advantage Austria in collaborazione con ABA Invest in Austria e Vienna Business Agency è stato l’occasione non solo per promuovere l’attrattività dell’Austria per le aziende innovative, ma per raccontare i risultati ottenuti negli ultimi anni di attività. L’ambasciatore Jan Kickert, la direttrice di Advantage Austria Italy Gudrun Hager, il direttore per l’Italia di Invest Marion Biber (ABA) e Daniel Chladek di Vienna Business Agency, con anche Stefano Mizzella di Talent Garden e Stefano Natali di Sistema GmbH, hanno fatto il punto sullo scenario, le opportunità e i punti di forza dell’ecosistema dell’innovazione austriaco e della sua importanza in relazione al rapporto con le imprese italiane. Durante la tavola rotonda sono stati condivisi i dati di ABA, l’ente governativo che ha il compito di promuovere su scala internazionale gli investimenti esteri e il lavoro qualificato in Austria: l’ente ha supportato 358 aziende internazionali che in totale hanno investito 490,7 milioni di euro e creato 2.893 posti di lavoro. Di tutte le nuove aziende, 31 sono italiane e confermano l’Italia quale tradizionale secondo investitore in Austria, dopo la Germania. Il numero di startup è triplicato dal 2020, con l’ICT (26) e le life-science (7) come settori leader. L’evento è stato aperto dall’intervento significativo dell’ambasciatore Jan Kickert: «Vogliamo presentare l’Austria e in particolare la capitale, Vienna, come centro per l’investimento, e in modo particolare per me perché proprio Vienna è anche la mia città natale, una città che è cambiata radicalmente dalla mia infanzia. La Vienna degli anni ’70 la ricordo grigia e provinciale. Da allora però la città è mutata totalmente: è diventata viva e internazionale, sede di molte organizzazioni internazionali. E dopo la caduta della cortina di ferro e l’allargamento dell’Unione europea verso Est, Vienna è passata dalla periferia al centro dell’Europa. È diventata una piattaforma e un ponte per molte aziende in direzione dell’Europa orientale e sudorientale. Anche la qualità della vita è migliorata notevolmente». Sulla scelta dell’Austria come business location è intervenuta Marion Biber di ABA che ha sottolineato come “l’Austria si posiziona al centro dell’Europa con un mercato da un altissimo potere di acquisto. Abbiamo un Pil pro-capite di 45.000 euro e siamo anche un ponte ideale tra Est e Ovest. E vediamo come molte startup usano l’Austria come un mercato di test e lo vediamo con la regione DACH, dato che l’Austria è più piccola e richiede molte meno risorse per esempio che entrare direttamente in Germania”.
Le opportunità per le startup
Noi di Startupbusiness abbiamo voluto fare una domanda mirata proprio a Stefano Mizzella di TAG Talent Garden, in quanto l’azienda nel 2019 ha deciso di iniziare un processo di internazionalizzazione vedendo in Vienna un punto di partenza proprio per il Corporate transformation con l’aiuto delle startup anche italiane in blockchain e AI. Quello che colpisce dell’Austria è il suo ecosistema a livello geografico se paragonato a quello italiano: l’Austria ha una capitale che è anche il centro del business e dell’innovazione. L’Italia invece ha una capitale che non è il primario centro di innovazione: abbiamo Milano, poi seconda Roma, Napoli e tanti altri ecosistemi paralleli/satelliti come Torino, Bologna ect… inoltre si è parlato di un ecosistema a livello europeo maturo, ma l’Italia ha da poco festeggiato solamente i suoi primi 10 anni dallo Startup Act. E quindi, le startup italiane cosa devono imparare da quelle austriache e viceversa? Come contaminarsi? “Parlando si startup, bisogna innanzitutto fare ecosistema, creare reti, connessioni. Noi lavoriamo con startup e startupper tutti i giorni e vi assicuro che ci sono ancora tantissimi bias, preconcetti della startup che dicono ‘io non ti voglio nemmeno raccontare la mia idea perché sennò me la rubi’. Quindi la protezione dell’idea, il fare barriera e creare una sorta di silos nei confronti di altre startup perché ‘mi possono togliere il vantaggio competitivo’, ‘perché non mi devo fidare di nessuno’. Ci sono tanti preconcetti e sicuramente il nostro è un Paese complicato. Vuoi anche per la burocrazia e in Italia è complicata, non soltanto per rinnovare il parcheggio, ma per fare impresa, fare startup, ed è qualcosa su cui ovviamente l’Austria, e non solo, può insegnare. E quindi alle startup italiane consiglio quel po’ più di coraggio nel fare rete, network e sistema e anche alle aziende in generale”. A questa nostra domanda hanno voluto rispondere anche Marion Biber e Stefano Natali. Biber ha sottolineato come sia “vero che le startup italiane hanno un grossissimo vantaggio: un mercato interno veramente grande, mentre l’Austria ha nove milioni di abitanti e quindi le startup da noi hanno subito il pensiero all’internazionalizzazione, e nel mercato italiano le startup non hanno sin dall’inizio questo pensiero”. Stefano Natali, invece, che ha fondato la sua azienda in Italia nel 2004 e nel 2009 ha deciso di aprire anche in Austria, ha marcato uno dei diversi problemi del nostro Paese: «in Italia c’è troppa distribuzione delle risorse, mentre in Austria, essendo un Paese più piccolo, si riesce ad essere più focalizzati sulle misure che vengono preventivate. D’altro canto, Vienna è la parte di business incubation, ma è una scelta. In Italia c’è troppa troppa distribuzione e non c’è sinergia di risorse». Investire e internazionalizzare in Austria è un vantaggio non solo per questi motivi. “Ci sono diversi fattori di attrazione per fare business in Austria: abbiamo prestazioni innovative superiori alla media Ue, e ci posizioniamo nel gruppo degli Strong Innovators fra i Paesi europei, secondo quanto rilevato dallo European Innovation Scoreboard nel 2021 – aggiunge Marion Biber -. Siamo anche il primo Paese in Europa per registrazione di brevetti. Inoltre, nel 2022 è stata approvata la riforma fiscale eco-sociale che, tra le altre cose, prevede una riduzione delle imposte sui redditi societari e sui salari, oltre a una tassa sulle emissioni di gas serra. In particolare, l’imposta sul reddito societario sarà ridotta dal 25% al 24% nel 2023 e ulteriormente al 23% nel 2024; le imprese riscontreranno uno sgravio totale fino a 700 milioni di euro per la riduzione dell’imposta sul reddito“. (Foto di Anton su Unsplash )
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