Un fondo da 100 miliardi di euro per le imprese europee

Si chiama European Future Fund il progetto promosso dal nuovo governo della UE guidato da Ursula von der Leyen  (che assumerà ufficialmente l’incarico il primo novembre prossimo, il giorno dopo il previsto compimento della Brexit), un fondo da 100 miliardi di euro che investirà in modo diretto in equity in imprese, esistenti o da costituire, per rafforzare il ruolo dell’Europa sul fronte delle grandi sfide tecnologiche, economiche e sociali che al momento sono quasi esclusivamente appannaggio di Usa e Cina. Secondo quanto riportato da Politico.eu , il nuovo fondo, che fa parte di un pacchetto di proposte che la nuova Commissione europea intende portare avanti appena diverrà operativa, sarà finanziato sia da fondi europei sia da contributi privati, opererà esclusivamente con la formula degli investimenti in equity con un approccio a lungo termine e orientato alla creazione di business con forte anima commerciale e con modelli di business basati sulla creazione di valore di tipo economico oltre che capaci di contrastare l’attuale strapotere sino-americano. Queste aziende, definite come ‘European champion’ dovranno essere capaci di ridare all’Europa un ruolo più consistente sul fronte delle sfide globali: dall’e-commerce alla presenza sul web, dallo sviluppo di dispositivi a quello delle infrastrutture di rete. Questo, si immagina e si auspica, senza naturalmente trascurare quei settori dove già l’Europa un ruolo lo ha come il 5G, il fintech, le biotecnologie, l’energia, l’aerospazio. La notizia, riportata anche dal Financial Times rappresenta un segnale certamente interessante verso una visione di respiro europeo nei confronti delle sfide globali, nel documento che anticipa il progetto si fa specifico riferimento alle americane ‘Gafa’ (Google, Apple, Facebook, Amazon) e alle cinesi ‘Bat’ (Baidu, Alibaba, Tencent) quali aziende verso le quali l’Europa non ha oggi da contrapporre concorrenti e siccome si tratta di aziende globali che generano una buona parte del loro business presso gli utenti europei sarebbe opportuno che anche il Vecchio Continente si attrezzasse in merito. Una opportunità che per esempio l’European Institute of Technology (EIT), in particolare nella sua declinazione dedicata alle tecnologie digitali, EIT Digital, sostiene da sempre e c’è da scommettere che anche nel corso della prossima conferenza annuale in programma a Bruxelles il giorno 10 settembre 2019 il tema del ruolo della UE sullo scenario globale delle tecnologie tornerà a emergere in modo prepotente. E il fatto che da parte della Commissione che prenderà l’incarico per i prossimi cinque anni si sia manifestata particolare attenzione in merito è un segnale che sarà opportunamente amplificato (come lo scorso anno noi di Startupbusiness saremo presenti alla conferenza di EIT Digital e puntualmente riporteremo ai lettori ciò che emergerà da questo importante evento). L’auspicio è quindi non solo che l’European Future Fund passi dall’essere un progetto a essere uno strumento concreto ed efficace, ma anche che sempre più si vada verso una visione di ampiezza europea anche quando si tratta di guardare al sostegno alle imprese, un atteggiamento insomma che ribalti quell’approccio che ha per esempio bloccato la fusione tra la francese Alstom e la tedesca Siemens sul fronte dell’industria ferroviaria all’inizio dell’anno, come ricorda appunto l’articolo di Financial Times, una strategia che seppur motivata da ragioni legate alle politiche antitrust rende più difficile per le imprese europee raggiungere dimensioni sufficienti a competere con i concorrenti internazionali, cinesi e statunitensi prima di tutti. @emilabirascid

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