Tokyo, reportage dall’Italian Innovation Day

Grandi aziende, venture capital e business angel, enti per lo sviluppo del business sul territorio, imprenditori, sono venuti in gran numero a sentire ciò che nove startup italiane già in fase di crescita, quindi pronte ad espandersi nei mercati internazionali sia con i loro prodotti e servizi sia come interesse per gli investitori, avevano da raccontare. È accaduto a Tokyo, precisamente nello spazio FreakOut di Roppongi Hills, è accaduto venerdì 27 maggio grazie al lavoro fatto dall’Ambasciata italiana, da Innoventually  e da Justa  con il supporto di Startupbusiness e di Slush Asia .

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La prima edizione dell’Italian Innovation Day ha avuto il grande pregio di essersi interamente dedicata alla creazione del valore, quindi allo sviluppo di relazioni di business tra le startup presenti e i potenziali partner industriali e finanziari giapponesi.

L’agenda ha visto le nove startup fare le loro presentazioni, con un intervallo che ha visto l’astronauta Paolo Nespoli indirizzare la platea con un talk di ispirazione in cui ha associato le sfide della carriera dell’astronauta con l’avventura della creazione di una startup di successo (qui sotto l’audio dell’intervista che Startupbusiness ha fatto all’astronauta italiano che si trovava in Giappone per un periodo di addestramento in cui ha sintetizzato il suo intervento).

Dopo le presentazioni l’evento si è trasformato in un networking e durante l’intero pomeriggio si sono svolti incontri one to one che hanno permesso alle startup di incontrare approfonditamente potenziali clienti e finanziatori. Le startup presenti sono state 2045Tech, BrainControl, Design Italian Shoes, D-Orbit, Engilab, Greenbone, Greenrail, Underground Power, Wise. La descrizione delle loro innovazioni e le presentazioni, unitamente alle immagini e ai video dell’evento completi della video intervista che Startupbusiness ha fatto al Ceo di Slush Asia Antti Sonninen che ha raccontato le caratteristiche dell’ecosistema startup in Giappone.

 

Startupbusiness ha illustrato l’ecosistema delle imprese innovative in Italia, mentre Antti Sonninen, Ceo di Slush Asia, ha appunto descritto quello giapponese che vive un momento di crescita e di sviluppo, entrando in una fase di maggiore consapevolezza sia di tipo industriale sia in relazione al ruolo internazionale così come bene descrive anche James Riney di 500 Startup mettendo in luce le sette cose che serve sapere per conoscere le startup giapponesi e il loro ecosistema, e come ha riportato il quotidiano Nikkei descrivendo la seconda edizione di Slush Asia che si è svolta circa una decina di giorni prima dell’Italian Innovation Day di Tokyo.

In particolare il listicle di 500 Startup mette in luce che l’ammontare degli investimenti in venture capital ha ancora ampi margini di crescita, che l’approccio allo sviluppo di innovazione per linee interne è ancora preferito dalle grandi aziende rispetto alle acquisizioni, che la capitalizzazione di mercato al momento della quotazione in Borsa è inferiore rispetto a quanto avviene in Usa, ma, continua il report, ci sono elementi che pongono enfasi sul fatto che un processo di cambiamento si è innescato. Il ruolo del corporate venture capital è molto forte in Giappone, le persone di talento iniziano a considerare l’opzione di creare una startup come valida alternativa al lavorare per una corporation (un po’ come è avvenuto anche in Italia in questi anni), ci sono moltissime idee e prodotti che le startup giapponesi hanno già presentato e che mostrano capacità ingegneristica e creativa di alto profilo (e anche questa è una similitudine con lo scenario italiano) e soprattutto si sta assistendo a un cambio di mentalità significativo in cui sono coinvolte le grandi aziende (il report cita le corporation che sono già limited partner di 500 Startup per enfatizzare come questo tipo di rilevamento non sia puramente statistico ma diretto) che stano iniziando a interessarsi alle startup, il governo che sta lavorando per sostenere il fenomeno e una serie di altri attori, a partire da coloro che offrono spazi in cui lavorare, che sempre più si impegnano affinché questo processo acceleri.

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C’è un ulteriore elemento significativo, sul quale Antti ha voluto porre enfasi, ed è quello della lingua, ed è un elemento che anche qui può essere in qualche modo accostato a simile fenomeno in Italia. La diffusione dell’inglese in Giappone non è elevatissima e soprattutto vi è il generale approccio da parte dei nipponici di parlarlo solo se lo conoscono a un buon livello altrimenti preferiscono astenersi. Ciò potrebbe rappresentare un problema, anche perché gli imprenditori giapponesi prima di andare all’estero preferiscono provare a loro stessi di avere successo nel mercato patrio come sottolinea anche Luca Escoffier di Innoventually che a Tokyo vive e lavora da anni. Invece si sta trasformando da problema in opportunità così come hanno dimostrato sia Slush Asia sia Pioneers che pure ha organizzato un evento a Tokyo, quindi due grandi conferenze startup europee e con respiro internazionale, interamente condotte in inglese che hanno registrato grande successo sia in termini di partecipazione, sia di impatto sull’ecosistema startup nipponico.

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In questo quadro emerge in modo lampante la lungimiranza dell’Ambasciata d’Italia che ha voluto destinare risorse all’Italian Innovation Day e ha voluto farlo in modo del tutto pratico ed efficace a pieno sostegno del business development. Così come emerge anche l’opportunità per le startup italiane che da un lato trovano interlocutori industriali e finanziari già ampiamente consapevoli del valore strutturale del concetto di startup e dall’altro opportunità di espansione anche facendo leva su eventi internazionali, su organismi di supporto come il Tokyo Metropolitan Government e l’autorità portuale di Tokyo che ha mostrato assai interesse per almeno un paio delle scaleup italiane presenti all’evento. Tra gli altri erano presenti anche NTT Data con il suo responsabile per l’open innovation, Deloitte Japan con la international business division, alcuni imprenditori italiani che vivono a Tokyo, alcuni corporate venture capital che fanno capo a organizzazioni del calibro di Softbank, Intralink, Ihi Aerospace, Mitsubishi, Panasonic, Waseda University, Yamaha. C’era anche la stampa, tra cui Masaru Ikeda co fondatore di TheBridge, finestra mediatica sulle startup giapponesi scritta anche in inglese, il quale ha molto apprezzato l’evento e le innovazioni presentate dalle nove startup italiane.

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