Questa settimana ho intervistato Giovanni Lepori, CMO di Timeneye, l’applicazione italiana che si occupa di affiancare individui e imprese nel time management. Buongiorno Giovanni, ci racconti com’è nata Timeneye? Per rispondere a questa domanda mi permetto di citare una frase di un nostro comunicato inviato alla fine del 2014 ad un collaboratore di Forbes che aveva richiesto informazioni sulla situazione delle startup italiane. “We are not very consultancy-like people: we feel that Italian companies strongly undervalue wellcrafted software and we get constantly frustrated by the ‘price is the only thing that matters’ mentality we perceive around us. That’s why our dreams, hopes and longest hours are invested on our own startup ideas.” Il software era stato sviluppato inizialmente per stimolare l’innovazione di DM Digital SRL, una software agency con sede a Modena focalizzata sulla semplificazione dei processi produttivi utilizzando prodotti altamente innovativi. Daniele Grassi, CEO di DM Digital, voleva che il suo team, incentrato prevalentemente sulla consulenza per clienti esterni, fosse in grado di dedicare parte del tempo lavorativo per dare sfogo a progetti di software design innovativo, monitorando contemporaneamente che questi non togliessero troppo tempo alle attività di consulenza. Timeneye è quindi nato per ottenere dati in tempo reale sulla propria produttività e su quella del proprio team in modo da ottimizzare il tempo impiegato per varie attività, riducendone le funzioni di gestione e di creazione di report settimanali e mensili generalmente controllato attraverso Excel. Il vostro prodotto si propone come aperto alla sfida internazionale e adottabile da qualunque impresa. Può anche integrarsi a piattaforme di team management preesistenti? Perché dovrebbero scegliervi? Uno dei punti di forza del nostro software sono le integrazioni con altre piattaforme di team management in quanto crediamo che questo sia l’unico modo possibile per dare all’utente un’esperienza a 360% che riesca a soddisfare appieno tutte le sue richieste senza alternare l’utilizzo tra 2 o più software. Al momento Timeneye si integra con Basecamp e Redbooth (è possibile tracciare il tempo inserendo nel box dei commenti dei vari todos e tasks il tempo impiegato per farli) e Google Calendar (eventi e meeting sono automaticamente trasformati in time entries). Con il prossimo update (fine Aprile) verranno aggiunte nuove integrazioni e un widget per Chrome e Firefox. Recentemente abbiamo anche rilasciato il Timeneye developers’ program: qualsiasi utente di Timeneye può creare integrazioni con applicazioni di terze parti utilizzando le nostre API pubbliche. I nostri utenti ci scelgono per la semplicità e l’intuitività del nostro prodotto: un software di time tracking infatti non deve richiedere troppo tempo per essere utilizzato. La nostra feature di suggested entries permette infatti agli utenti di registrare il loro tempo lavorativo in pochi click: Timeneye impara giornalmente la routine quotidiana dello user e suggerisce time entries basate sullo storico delle settimane precedenti.
Avete una base utente consolidata? Quali sono le vostre metriche principali? Al momento ci sono 200+ “medium companies” che stanno utilizzando Timeneye (il numero è cresciuto significativamente dopo il rilascio del nuovo Timeneye a inizio Novembre 2014) il che significa che i nostri users si aggirano intorno ai 3000+. A che punto siete dello sviluppo della vostra piattaforma? Avete avuto interesse da parte di investitori italiani e/o stranieri? La nostra piattaforma è in continuo aggiornamento: un software di time tracking non può mai considerarsi finito in quanto il mercato è troppo mutevole. Ricerchiamo sempre gli ultimi trend e mensilmente rivediamo la nostra roadmap in modo da aggiungere/modificare features per rispecchiare le esigenze degli utenti. Ad oggi il bilanciamento lavoro/vita sembra sempre più difficile. La nuova etichetta lavorativa presuppone la reperibilità perpetua (in alcuni casi 24/7, anche se non espressamente stabilito nelle clausole di contratto) e spesso involontaria (si ha paura di essere scavalcati in azienda da un collega più accomodante in termini di orari, facendo a gara a chi lavora di più). Qual è la vostra impressione in proposito? Credete che un più sano equilibrio vita/lavoro sia possibile? Il problema del work-life balance è uno dei motivi che ci ha spinto a sviluppare Timeneye: pensiamo che nonostante i ritmi lavorativi stiano diventando sempre più serrati, sia importante ottimizzare la giornata in ufficio in modo da evitare di completare il lavoro da casa. Spesso il problema della reperibilità involontaria è una conseguenza di una gestione del tempo non ottimale: la “procrastination” è il nostro nemico peggiore. Social media, email e interruzioni in ufficio contribuiscono sempre di più a distoglierci dai nostri progetti: crediamo quindi che la creazione di un’abitudine come quella di tracciare il tempo sia uno step fondamentale per ritrovare il corretto work-life balance. Chissà se in futuro il “Close of Business” tedesco verrà adottato anche in Italia? Crediamo che fino a quando i datori di lavoro pretenderanno che gli impiegati siano costantemente reperibili per controllare le email di lavoro anche nel weekend questo non potrà avvenire. La problematica di fondo è che spesso gli impiegati sono costretti a lavorare da casa perché non sono sostenuti da contratti che li tutelano e quindi si sentono in dovere di rispondere. Si cade sempre nel banale e ripetitivo ma questa, senza troppi giri di parole, è l’attuale situazione italiana. di Andrea Latino (photo credits)
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