Tornano i grandi numeri, i numeri che sono cartina tornasole del successo delle tecnologie, i numeri che per anni abbiamo rincorso per decretare il successo delle innovazioni partendo dai tassi di crescita: quale social ha impiegato meno tempo per raggiungere 10, 100, 1000 milioni di utenti? Quale tecnologia ha impiegato meno tempo per entrare nelle prime 10, 100, 1000 milioni di case nel mondo? In molti lo ricordano, è una specie di rincorsa, una sorta di evoluzione esponenziale e concettuale della famosa legge di Moore che indicava e prediceva il tasso di evoluzione della tecnologia dei microprocessori. Numeri di crescita che si sono a volte consolidati, a volte sono seguite altrettanto drammatiche cadute, ricordate per esempio il nome di quel social per il quale tutti erano diventati appassionati durante il periodo pandemico e oggi è del tutto sparito? Tanto rapida è stata la sua meteora che appunto oggi nemmeno se ne ricorda più il nome (si chiamava Clubhouse). In altri casi la parabola discendente è stata più lenta, vuoi perché magari tali prodotti e servizi non hanno saputo seguire l’evoluzione delle tecnologie e delle esigenze degli utenti, vuoi perché nel medio termine il loro impatto sociale, etico, ambientale si è dimostrato incapace di arginare le derive controproducenti e infine in altri casi si hanno esempi di successo esponenziale di tecnologie e servizi tecnologici diventate popolari che ancora lo sono, che ancora mantengono una curva di crescita e una reputazione sufficientemente positiva per continuare ad attirare utenti. Se però può sembrare piuttosto facile fare questi conti quando si parla di tecnologie e di servizi tecnologici che sono digitali e che sono spesso proposti a titolo gratuito o quasi , è certamente meno immediato quando si tratta di tecnologie, o meglio di prodotti tecnologici, che hanno anche una rilevante componente hardware, che rappresentano veri e propri cambi di paradigma e che, soprattutto, hanno costi che non sono alla portata di tutti. È però anche vero che quando un prodotto si dimostra la perfetta sintesi di ciò che il mercato vuole in un determinato momento, si fa paladino del dare concretezza a problemi generali, per esempio contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale, ed è proposto da aziende che hanno un forte credibilità presso gli utenti, i cosiddetti ‘early adopter’ inizialmente e poi il mercato di massa, allora lo scenario cambia profondamente.
Apple e Tesla
Prendiamo due esempi attualissimi: nel 2023 il modello di automobile che ha registrato il più alto successo commerciale nel mondo è stata la Tesla Model Y con 1,23 milioni di unità vendute a un prezzo che parte (oggi) da circa 42mila euro a unità (al secondo e terzo posto due modelli fabbricati da Toyota: Rav4 e Corolla, con 1,07 e 1,03 milioni di unità vendute rispettivamente ) ; e quello che promette di essere il successo commerciale dell’anno: Apple Vision Pro VR con oltre 200mila unità vendute nei primi dieci giorni dal lancio al prezzo di 3500 dollari a pezzo e con la previsione di venderne abbondantemente oltre un milione di unità entro la fine del 2024. La storia dell’innovazione è costellata di tecnologie, servizi e prodotti che hanno fatto la differenza, Facebook all’epoca ha avuto il pregio di avvicinare a internet anche persone che altrimenti non ne avrebbero trovato utile l’impiego (con anche derive certamente discutibili a livello di comportamenti sociali), ciò ha permesso di diffondere maggiormente le connessioni internet, di abbassare i prezzi, di permettere ai provider di fare investimenti per rendere le reti più affidabili e veloci. Per anni si è sentito parlare del voice over IP, erano gli albori di internet e si teorizzava l’opportunità di fare viaggiare la voce sulla rete con una flessibilità impossibile con i normali telefoni a costi irrisori rispetto a quelli che un tempo avevano telefonate interurbane, internazionali e intercontinentali, la svolta è avvenuta quando sono arrivati servizi come Skype e poi Whatsapp e poi il boom definitivo con la pandemia e i servizi di video call che sono diventati oggetto comune per molti: Teams, Zoom, Meet eccetera. Il resto è storia di questi giorni testimoniata, per esempio, dalla velocità che ha impiegato ChatGPT e in generale l’IA generativa, a diffondersi. Tesla è riuscita a cambiare il paradigma in relazione all’automobile ad alimentazione elettrica, lo ha fatto creando un prodotto attraente ma soprattutto creando attorno a esso un ecosistema: le reti di ricarica, le innovazioni software, la community dei proprietari, e così dovrà fare anche Apple con Vision Pro, creare le applicazioni per rendere lo ‘spatial computing’ interessante per molti, creare l’infrastruttura paradigmatica per renderlo strumento capace di portare effettivi benefici, creare la community globale degli utenti. Tesla ha saputo mostrare come è stato possibile innovare in modo profondo e strutturale un’industria consolidata come quella dell’automobile, ha costretto tutti gli altri grandi costruttori a correre per, almeno tentare, di mettersi al passo e oggi forte del suo successo anche commerciale inizia a subire la fortissima concorrenza dei produttori cinesi che stanno imparando a costruire veicoli di alta qualità, estremamente innovativi e capaci di incontrare anche il favore di consumatori in Europa e in America. Apple con Vision Pro potrebbe dimostrare che è arrivata l’ora di una nuova relazione con il mondo digitale, che il concetto di metaverso e di visore per la realtà virtuale ha raggiunto un livello concettuale e di maturità che altri produttori in passato non sono riusciti a portare al mercato, un livello che però deve essere capace di dimostrare reale praticità, che deve diffondersi in modo sano, che deve avere concreti benefici che deve essere accompagnato da un’infrastruttura software dove il software sono sia le applicazioni sia gli utenti, cosa che in passato gli smart glasses di Google o di Facebook non sono riusciti a fare, e proponendo così un’interfaccia sì evoluta ma più umanamente accettabile rispetto a proposte che, almeno allo stato attuale, appaiono ancora ardite e certamente invasive come Neuralink di Elon Musk che proprio in queste settimane ha iniziato a essere testato attraverso l’impianto di un chip cerebrale che promette meraviglie, a partire da qualcosa di simile alla telepatia . (Foto di Vlad Tchompalov su Unsplash e di shavnya.com su Unsplash)
© RIPRODUZIONE RISERVATA