Si tende a pensare alle start-up come ad aziende puramente tecnologiche, alcuni continuano a fare l’errore di pensare che le start-up sono solo quelle che fanno app e servizi web, e si tende anche a pensare alle start-up come aziende che possono nascere e svilupparsi solo se stanno nei grandi centri o nelle grandi capitali dell’innovazione mondiale. Se si pensa alle start-up in questo modo non si fa un errore perché in parte è vero ma si perde di vista una grande fetta del fenomeno che non necessariamente è legato alle tecnologie digitali e non necessariamente si sviluppa nei grandi centri e magari è più vicino all’industria.
Con l’intensificarsi dell’attenzione attorno al fenomeno è facile intuire come tra le tante iniziative che vi sono alcune stanno dimostrando di essere efficaci e di iniziare a produrre valore, iniziative che si sviluppano nei territori e che hanno il duplice obiettivo di sostenere l’innovazione e dare nuovo slancio all’economia locale. In Italia ciò avviene un po’ dovunque e in diversi contesi, a farsi promotori sono spesso le banche locali, le confindustrie locali, e camere di commercio, le amministrazioni comunali o provinciali, le università.
Due recenti esempi di questo fenomeno sono l’inaugurazione dell’incubatore di Cesena, Cesenlab e la finale di Innautic bar camper challenge di La Spezia. Due modelli diversissimi tra loro sia per approccio sia per contenuto ma due modelli che hanno saputo fare da aggregazione. Cesenalab è stato realizzato dalla collaborazione tra il Campus di Cesena dell’Università di Bologna, il Comune di Cesena e la Fondazione Cassa di Risparmio di Cesena. A guidare il progetto c’è Luciano Margara che pone enfasi sull’importanza della creazione del valore “L’avere convogliato i principali attori del territorio attorno al progetto è fondamentale, ma è anche fondamentale ora lavorare per dare effettivo supporto a chi vuole fare impresa innovativa e con Cesenalab abbiamo definito gli strumenti, ora iniziamo a usarli”. Margara è egli stesso uno start-upper con il progetto Xlogx e conosce bene le dinamiche e le necessità di chi fa impresa innovativa, in questo caso l’attenzione è data soprattutto alle start-up digitali anche grazie al contributo che porta Vladimiro Mazzotti, uomo di H-Farm che a Cesenalab lavora con il ruolo di ‘business angel residente’.
A La Spezia, in una salta affacciata sul porto e letteralmente circondata da imbarcazioni, si sono presentati dieci progetti nell’ambito della nautica. Progetti di ogni tipo: da imbarcazioni pensate per i portatori di handicap a sistemi per l’alimentazione alternativa ed ecologica; da soluzioni per disinquinare le acque a social network per rendere alla portata di tutti il turismo nautico. Dieci progetti molto validi e presentati in modo efficace, ciò anche grazie al lavoro di Techgarage che insieme al Distretto ligure delle tecnologie marine (e anche con il supporto di Startupbusiness) ha organizzato l’incontro. Interessante come anche a La Spezia sia Lorenzo Forcieri del Distretto ligure delle tecnologie marine, sia Cristiana Pagni della Camera di Commercio hanno sottolineato come i perni del lavoro che deve essere fatto per sostenere la innovazione sono quelli che ruotano attorno al coinvolgimento dell’industria più consolidata, alla diffusione della cultura dell’imprenditoria, e alla formazione delle persone, proprio Cristiana Pagni ha enfatizzato il ruolo delle persone ricalcando in qualche modo uno dei principi delle start-up che dice che da sola l’idea vale nulla se non c’è un team, quindi persone, con le giuste competenze e con la giusta dose di rischio e di impegno.
E poi ci sono i progetti che invece di puntare al territorio puntano al sociale. Sempre più appare come gli aspetti legati alla ricaduta sociale siano pervasivi in molte start-up, vadano oltre il fatto che queste si dichiarino sociali oppure no, il confine tra concetto di profit e no-profit è sempre più sottile ma resta importante porre enfasi a iniziative che proprio ai progetti innovativi animati da forte spirito sociale si rivolgono. Anche qui due esempi recenti uno che si è tenuto a Roma ed è stato organizzato da Aied Roma e da Cocoon projects e uno a Milano che si chiama Social App Italia e che vedrà questa sera presso la Università Bocconi il suo evento finale (di cui Startupbusiness darà cronaca).
L’evento di Roma è stato battezzato #Noviolenza #Donne e ha visto in gara cinque progetti giunti in finale dopo una selezione che ne ha valutati oltre 60 e che ha visto vincere l’idea battezzata ‘Donne fuori scena’ che fa leva sull’utilizzo del mezzo teatrale per accrescere la cultura e la sensibilità rispetto a un tema che è oggi purtroppo al centro delle cronache e che appare come un vero e proprio allarme sociale. In questo caso l’innovazione ha assunto la forma di proposta di concetto e di modalità piuttosto che di tecnologia ma portando messaggi di potenzialità molto forti.
Durante l’incontro che ha preceduto la premiazione e moderato dalla giornalista e scrittrice Ritanna Armeni, sono intervenuti tra gli altri la scrittrice e giornalista Luisella Costamagna, la responsabile dei progetti contro la violenza di genere della Fondazione Pangea Anamaria Galaretta, il procuratore aggiunto della Procura di Roma Maria Monteleone, la giornalista Giovanna Nina Palmieri, la direttrice del dipartimento statistiche sociali e ambientali dell’Istat Linda Laura Sabbadini, la psicologa e psicoterapeuta e ordinatrice dei corsi Aied di educazione sessuale nelle scuole Anna Sampaolo.
Tutte hanno sottolineato come è fondamentale lavorare sulla prevenzione e sulla cultura partendo dalle scuole, come è importante che il rispetto per il ruolo della donna diventi patrimonio di tutti in tutte le circostanze, comprese quelle professionali dove la donna e le sue capacità devono essere accettate e comprese e dove anche la parità dei salari deve diventare un fatto.
Si è enfatizzato come proprio nel mondo delle start-up questo elemento, questa differenza professionale tra uomini e donne è già superata, le startuppare così come gli startuppari si confrontano con il mercato, con l’impegno e con le capacità e sono queste che fanno la differenza e non certo il genere. E’ un ambiente certamente particolare, certamente nuovo sia dal punto di vista generazionale sia culturale, certamente più aperto e propenso a vedere le differenze, non solo quelle di genere, come un valore e non come un ostacolo, ma è un esempio concreto da quale si può molto imparare per risolvere il problema della violenza sulle donne, fisica e non, anche in altri contesti e situazioni della società partendo da quelli familiari che, dicono le cronache, sono quelli più a rischio e dove si generano la maggior parte dei delitti contro le donne.
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