“Le idee che cambiano il mondo per una migliore comprensione delle ‘invasioni’ tecnologiche” è il titolo della ricerca condotta da Simona Attico, laurea cum laude in Filosofia all’Università di Udine, giornalista ed esperta di comunicazione, e pubblicata da Cref Ricerca. Simona ha condotto un viaggio sulle implicazioni storiche e sociali delle tecnologie potendo contare sul supporto di Roberto Siagri, presidente e amministratore delegato di Eurotech, e ha scritto per Startupbusiness una riflessione e una introduzione alla ricerca la quale è liberamente scaricabile per intero a questo link
Il futuro? Ha l’aspetto di macchine piccole e sofisticate, smart e green in perfetta simbiosi con noi
La tecnica permea il nostro quotidiano; da tempo immemore caratterizza, influenza e determina la nostra vita. Ne siamo intrisi e, quando ci accorgiamo della velocità esponenziale con cui cresce e delle trasformazioni che comporta, ci invade un sentimento misto di fascino e sgomento.
Temiamo che, nel suo progredire, la tecnologia possa rappresentare un pericolo più che un’occasione di sviluppo. Comprendere cosa si nasconde dietro alla tecnica e alle sue applicazioni non è cosa facile, ecco il perché dello studio dal titolo “Le idee che cambiano il mondo per una migliore comprensione delle invasioni tecnologiche” promosso dalla Fondazione CREF in collaborazione con l’azienda Eurotech di Amaro (Udine) e presentato di recente a Udine, ch raccoglie in uno sguardo d’insieme i tanti fili del tessuto tecnologico per renderne più chiare caratteristiche e intenti.
Conducendo un’indagine inedita, che mescola richiami storico-filosofici a rimandi di natura pratica (rappresentati, nell’occasione, dall’operare di Eurotech, società nota in tutto il mondo, dedita alla ricerca, allo sviluppo e alla produzione di NanoPC e di HPC – computer a elevate prestazioni) è emerso che la tecnologia rappresenta un elemento costitutivo dell’evoluzione, dell’umanità e che assumerà progressivamente un ruolo sempre più cruciale nella nostra vita.
Il legame con l’uomo è, del resto, implicito nella natura stessa del termine “tecnica”. Etimologicamente parlando, denota la facoltà di trasformare un pensiero in un’azione, necessaria per rispondere a un bisogno e ottenere un beneficio. L’intera nostra esistenza si traduce in questo sforzo, nell’equilibrio tra elaborazione cogitante e pragmatismo, in risposta alle sfide che l’ambiente, nel quale siamo immersi, ci pone innanzi.
La tecnica, quindi, è motore ma anche specchio della nostra società, della nostra epoca, ne riflette bisogni ed esigenze spronandoci a innovare, a trovare, cioè, quelle idee che sole consentono di realizzare strumenti – come le macchine – capaci di penetrare il tessuto economico e sociale per divenire servizi ineliminabili. L’obiettivo è colmare le nostre lacune, svolgere al meglio le nostre funzioni per ottenere il risultato auspicato: migliorare la qualità del nostro modo di stare al mondo. In un futuro prossimo in cui i limiti della natura biologica saranno tali da rendere ancor più necessario l’utilizzo delle macchine per adempiere ai piccoli e grandi bisogni quotidiani, sarà inevitabile la realizzazione di strumenti dai tratti umani, simili a noi.
Nella relazione tra natura e artificio sarà consentito a ciascuno di “indossare” una tecnologia in grado di “abitare” la nostra vita, permettendoci di guardare con fiducia all’”era della calma”. Le nanotecnologie e, in generale, il modello della smaterializzazione (fare di più con meno) rappresentano la direzione verso cui si sta operando al fine di rendere i dispositivi meno impattanti, meno dispendiosi, meno inquinanti a vantaggio di prestazioni elevatissime (smart e green) e facilità d’utilizzo.
A favore, quindi, di un’esistenza migliore che, sebbene innovativa, nella sua trasformazione non mancherà di serbare piacevoli sorprese e un volto rassicurante: quello umano.
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