È finita con la premiazione di Gipstech, start-up che ha messo a punto un sistema di geolocalizzazione per interni che non necessità né di wifi né di connessione 3G e che si porta a casa due biglietti per il Distrupt di San Francisco, 10mila euro di finanziamento e 40mila euro di visibilità sulle media property di Populis. Così la seconda edizione del Tech Crunch Italy ha completato la due giorni ospitata dal museo Maxxi di Roma (nella foto il dettaglio di una mostra) voluta e organizzata da Populis e dal team guidato da Luca Ascani. Due giorni che hanno visto sfilare relatori internazionali oltre ai campioni italiani dell’innovazione, che ha toccato i temi più diversi compresa una sessione sul futuro dei media con Andreas Wiele, member of the executive board di Axel Springer e presidente della divisione magazine gruppo Bild e con Giorgio Brenna, chairman e ceo continental western Europe di Leo Burnett i quali hanno posto enfasi sulle opportunità che i modelli digitali offrono sia a chi, come il caso di Bild, ha saputo trasformare i suoi schemi operativi facendo leva su internet e il web diventano il primo gruppo editoriale europeo con il fatturato proveniente dal digitale superare quello del cartaceo, e su quelle che ancora il settore offre a chi sarà capace di sviluppare piattaforme tecnologiche aperte e trasversali per la diffusione e la fruizione dei contenuti. “La reputazione delle testate giornalistiche mantiene la sua importanza anche online – dice Wiele – perché, diversamente da quanto accade con la televisione, la gente non cerca il singolo contenuto, o programma, ma riconosce valore alla fonte, quindi alla testata”. Così Bild ha deciso di rendere a pagamento i suoi contenuti disponibili online dando pieno valore anche al ruolo dei giornalisti. Per Brenna questo momento è una forte opportunità per chi intende innovare il settore delle piattaforme media, e quindi anche per le start-up, perché il contenuto è diventato una sorta di valuta di scambio e chi acquista è oggi una massa di utenti che però agisce e sceglie in modo individuale.
Insomma una sfida non semplice ma certamente foriera di grandi occasioni perché usare gli strumenti digitali per rinnovare settori più tradizionali può rivelarsi vincente come è emerso in modo decisivo anche nell’incontro #Uvday organizzato in seno al Tech Crunch Italy da United Ventures, il fondo di investimento creato da Massimiliano Magrini e Paolo Gesess con il contributo di Sergio Zocchi e Mario Mariani. #Uvday ha visto sfilare le fulmicotoniche presentazioni di Ernesto Hofmann, tra i massimi esperi di tecnologie digitali, di Pietro Sella, Ceo di Banca Sella e di Valerio De Molli, managing partner di The European-House Ambrosetti. Presentazioni e interventi intervallati da due tavole rotonde che hanno messo in fila alcuni dei principali campioni dell’imprenditoria innovativa italiana: Alessandro Fracassi fondatore di Mutionline, Matteo Fago fondatore di Venere, Massimo Banzi fondatore di Arduino, Mauro Del Rio fondatore di Buongiorno, Paolo Barberis fondatore di Dada e Nana Bianca e poi Paolo Galvani di Moneyfarm, Simone Panfilo di Lovethesign, Alessandro Biggi di 20lines e Pietro Martani di Windows on Europe. Tutti imprenditori di successo, tutti impegnati a proseguire nella strada della creazione del valore anche aiutando e supportando altri a sviluppare le loro idee d’impresa, tutti consapevoli e testimoni del fatto che fare impresa e portarla al successo significa fare molta fatica, prendere decisioni coraggiose, essere pronti a cambiare rapidamente, e non farsi scoraggiare dalle difficoltà di contesto che in Italia sono spesso eccessive: tasse, burocrazie, ottusità, mancanza di visione.
La strada della creazione di imprese innovative è però l’unica percorribile per ridare linfa ed energia al Paese che ne ha un bisogno assoluto, per fare queste imprese bisogna studiare molto, provare molto, stringere i denti, pensare e agire in modo nuovo. Nove imprenditori campioni del made in Italy 2.0, alcuni con anche una storia di conquiste internazionali, ma nessuno di loro si è fermato, nessuno di loro è pago dei successi, nessuno di loro tenta si fuggire dalle responsabilità di essere modelli e ispirazioni per altri. Campioni dell’imprenditoria che per un pomeriggio non hanno parlato, se non brevemente, delle loro aziende, ma hanno raccontato dei loro momenti di entusiasmo e di quelli più cupi di cui è fatta la vita professionale, dell’umana energia che spinge a creare e a modellare un pezzetto di un futuro che non è luminoso solo per loro, ma lo è per tutti coloro che decideranno di continuare questo processo guardando oltre e assumendo un atteggiamento costruttivo nei confronti dei problemi e della tirannia dello status quo. Nove imprenditori che hanno trovato in United Ventures un partner non solo finanziario ma anche capace di dare loro supporto strategico, tecnico, operativo e umano.
Tra i tanti incontrati e con i quali sono state scambiate opinioni, pensieri, riflessioni durante la due giorni romana, cito una battuta che mi ha detto Matteo Achilli fondatore di Egomnia che nel suo talk ha voluto condividere anche con tutti gli altri giovani presenti all’evento: “una delle cose più feroci che mi capita è quella di ricevere critiche per il mio successo, ma non per il successo in sé, quanto per il fatto che è arrivato per me in così giovane età”, un paradosso se ci si pensa ma che in Italia continua in troppi luoghi a non essere considerato tale. Un’altra battuta, anch’essa sul concetto di giovane età me l’ha regalata Renato Soru, fondatore di Tiscali che pure ha fatto un intervento: “è un evento per i giovani questo, va bene, è dinamico, promettente”, me lo ha detto guardandosi intorno ammirando i giovani imprenditori e le loro start-up digitali quasi fossero, almeno per una parte, in qualche modo figli suoi, figli del lavoro che ha fatto creando e facendo crescere Tiscali dando così impulso alla diffusione e alla fruibilità della rete nel nostro Paese.
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