Synapse, l’evento AI di Bending Spoons

Si chiama Synapse AI Symposium, l’evento organizzato per il secondo anno da Bending Spoons a Milano e dedicato all’intelligenza artificiale. Una giornata in cui da un lato speaker da tutto il mondo condividono i loro progetti di business ma anche di ricerca basati su AI e dall’altro una platea internazionale, fatta soprattutto di giovani professionisti, ascolta e interagisce. Tra gli speaker esponenti di Google, Graphcore, Nvidia, Simon Fraser University, della stessa Bending Spoons e di MyNerva, startup svizzera guidata dall’italo islandese Greta Preatoni che utilizza l’AI per applicazioni legate alle life science. Federico Perazzi è l’head of AI presso Bending Spoons e dice a Startupbusiness come: “L’’AI ha un ruolo sia interno per supportare i processi, sia a supporto dello sviluppo delle applicazioni” che sono il cuore del business della scaleup milanese. “Usiamo l’AI come strumento di lavoro per gestire i nostri processi oltre che per migliorare le app che acquistiamo e miglioriamo per poi renderle disponibili ai nostri utenti. Io sono in Bending Spoons da due anni e in questo periodo abbiamo realizzato diverse attività come quella sulla quale stiamo lavorando per utilizzare LLM a supporto dell’interazione tra gli utenti e le app”. App come la popolarissima Remini che migliora le immagini o come l’altrettanto nota Evernote che oggi è dotata di una nuova funzionalità che ottimizza i testi delle note, sono due esempi della capacità di Bending Spoons di integrare le tecnologie AI based al fine di rendere i suoi prodotti sempre migliori e capaci di soddisfare le richieste degli utenti. Tra le diverse applicazioni presentate durante l’evento c’è MyNerva, startup con sede a Zurigo ma guidata da un team di italiani che sta sviluppando soluzioni healthcare e in particolare protesi neurali pensate principalmente per persone che, affette da diabete, hanno perso la sensibilità tattile e hanno quindi problemi di interazione con il mondo esterno e di equilibrio.

Greta Preatoni CEO di MyNerva

Greta Preatoni CEO di MyNerva

Usiamo l’AI – spiega a Startupbusiness la co-fondatrice e CEO Greta Preatoni – per calibrare gli algoritmi che guidano la stimolazione elettrica al fine di sviluppare protesi che siano altamente personalizzate e quindi altamente efficaci”.

AI per protesi neurali

Oggi MyNerva è ancora formalmente uno spin-off del laboratorio di neuroingegneria di ETH Zurich, l’Università pubblica che si occupa di ricerca ed è supportata da Wyss Zurich Translational Science che garantisce sostegno economico e operativo ma l’obiettivo è diventare un’azienda indipendente entro 18 mesi. “Già oggi lavorano per MyNerva sei persone e l’obiettivo è arrivare sul mercato tra tre anni”, dice la CEO. Tra loro c’è anche la ricercatrice Noemi Gozzi il cui lavoro è proprio dedicato all’applicazione delle funzionalità di intelligenza artificiale alle neuroprotesi : “L’AI può aiutarci nelle neuroprotesi come per esempio la calza che stiamo sviluppando per aiutare le persone a ritrovare l’equilibrio e che ha tanti elettrodi e deve essere personalizzata e quindi dobbiamo applicare il reinforcement learning facendo addestramento con il paziente che risponde in modo specifico ciò che sente al fine di addestrare il sistema alle sue specifiche esigenze e condizioni di utilizzo. Questa calibrazione richiede sempre molto tempo e deve essere aggiornata costantemente e il nostro compito è sviluppare una tecnologia che consenta agli utenti di calibrare autonomamente ogni volta che si rende necessario usando una apposita app sul cellulare e fare tutto da soli senza intervento di esperti, oggi invece devono tornare spesso in ospedale o dal medico per rifare la calibrazione. Inoltre grazie a un sistema che l’utente può gestire in autonomia è possibile adattare i parametri a tutte le circostanze delle vita quotidiana che non sempre sono riproducibili in laboratorio. Noi lavoriamo al fine di aiutare le persone con ridotta sensibilità a poter fare cose normali come camminare e ripristinare il senso del tatto, ma la nostra soluzione è anche in grado di ridurre il dolore e la tecnologia ha potenzialmente numerose applicazioni”.

Noemi Gozzi, ricercatrice presso MyNerva

Noemi Gozzi, ricercatrice presso MyNerva

Ciò a cui MyNerva sta lavorando è una tecnologia che, se inizialmente è pensata per chi soffre di conseguenze dovute al diabete, ha potenzialmente numerose applicazioni sia di tipo medico, si pensi a coloro che hanno subito un ictus o a coloro che soffrono della sindrome del tunnel carpale, sia di altra tipologia come per esempio in contesti di realtà virtuale dove si può associare un senso tattile a entità digitali o trasmettere tale sensazione tattile in remoto: due persone che a distanza si stringono la mano. “Abbiamo sviluppato una specie di gioco in realtà virtuale che usiamo per testare le potenzialità del tatto remoto – aggiunge Preatoni – è affascinante l’idea di potere ‘toccare’ le cose che accadono nel mondo virtuale, oggi siamo però concentrati sul portare i risultati della nostra ricerca sul mercato, definire il business model della startup, capire come le nostre protesi possono essere prodotti accettati dai sistemi sanitari nazionali e dalle assicurazioni, effettuare tutte le procedure di validazione perché benché le nostre soluzioni siano non invasive e abbiano nessuna controindicazione, sono considerate dispositivi medici”. MyNerva ha testato le sue soluzioni fino a ora su una quindicina di pazienti, continua a svilupparsi grazie al supporto di Wyss ma sta già progettando di dare il via a round di finanziamento che inevitabilmente dovranno avere una portata di almeno qualche milione di euro e ha in programma di avviare l’attività commerciale partendo dalla Svizzera e dagli Stati Uniti.

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