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L’Innovation Index di The Global Economy, la pone primo al mondo tra i Paesi per capacità di innovazione nel 2022 , ed è facile intuire perché se si approfondisce il suo sistema innovativo che ha diverse declinazioni e che si conferma altamente efficiente anche quando si tratta di startup. Startupbusiness ha avuto l’occasione di conoscere da vicino alcuni dei cardini dell’infrastruttura deputata all’innovazione della Svizzera: dall’EPFL di Losanna al CSEM di Neuchâtel, dal campus di Novartis a Basilea allo Switzerland Innovation Park di Zurigo, fino al Bios+ di Bellinzona.
Losanna e Neuchâtel
EPFL significa École Polytechnique Fédérale de Lausanne ed è uno dei politecnici maggiormente quotati a livello globale, Giovanni Porcellana che fa il business developer spiega come l’istituto, che conta 12mila studenti, oltre 360 docenti, 6400 dipendenti, persone che arrivano da 130 Paesi e che è impegnato nelle missioni dell’education, della ricerca e della innovazione, le tre missioni principe delle università così come chiede anche la legge federale svizzera in proposito, è oggi impegnato in tanti filoni di ricerca compreso quello che egli definisce come portante, dello sviluppo di tecnologie a supporto della ricerca stessa: “stiamo creando per esempio robot scienziati che facendo leva sulle tecnologie più avanzate aiutano i ricercatori a migliorare ulteriormente la loro capacità di fare ulteriore innovazione”, una sorta di circolo virtuoso che permette di accelerare i processi senza compromessi in termini di qualità dei risultati. EPFL ha una storia di grande significato, è stata la culla di aziende come Logitech, è il luogo dove è stato inventato il linguaggio di programmazione Scala, nei suoi laboratori in tempi più recenti sono nati il Delta Robot che viene usato dalle fabbriche di cioccolatini e la nuova generazione di pannelli fotovoltaici flessibili. L’istituto è finanziato per la gran parte dal governo federale con un budget annuale di quasi 1,2 miliardi di franchi svizzeri di cui il 66% appunto è di provenienza governativa e il restante 34% è generato la attività che EPFL fa con terze parti. Inoltre, la scuola politecnica di Losanna si inserisce in un contesto, quello della svizzera francofona, dove insistono anche altre istituzioni di ricerca di peso globale come il CERN a Ginevra e la stessa Università di Losanna (UNIL).
Settore di ricerca a cui EPFL si dedica con attenzione è quello della innovazione nella mobilità e a guidare queste attività è Simone Amorosi che illustra come si tratti di un ambito che richiede l’integrazione di varie attività: dallo sviluppo delle batterie all’intelligenza artificiale per la guida autonoma e sottolinea come in Svizzera siano già stati fatti esperimenti con l’impiego di veicoli autonomi, vedremo poi che questo tema rientra anche nelle attività del CSEM e dell’Innovation Park di Zurigo. “Abbiamo avviato circa 150 progetti dal 2010 a oggi – dice il mobility strategy officer – che coinvolgono oltre 80 partner sia pubblici sia privati e che godono di finanziamenti che vanno da 50mila a 2 milioni di franchi svizzeri grazie all’azione di Innosuisse”. E, naturalmente EPFL è fucina di startup: “nella svizzera francofona negli ultimi cinque anni sono stati investiti circa 5 miliardi di dollari sotto forma di fondi di venture capital, di cui 2 solo nell’ultimo anno, in oltre 300 startup, una, Sophia Genetics, è anche già quotata al Nasdaq – spiega Maurice Gaillard che guida le operazioni dell’acceleratore di EPFL che si chiama Blaze che ha programmi trimestrali – e che presenta tre startup sbocciate nell’EPFL: Voltiris che sviluppa impianti per rendere maggiormente efficiente e sostenibile il consumo energetico da parte delle coltivazioni in serra, DPhi Space che ottimizza il fattore forma per la messa in orbita di payload e lavora in stretta collaborazione con l’italiana D-Orbit e il suo sistema di logistica spaziale ION e Neuralworks Technologies che è impegnata in quello stimolante terreno dell’integrazione tra uomo e macchina basato sul concetto di neurotecnologie con un ambiziosa prospettiva che i fondatori definiscono come il ‘futuro del nostro DNA’. “Abbiamo un programma di soft landing pensato per le startup di tutto il mondo che desiderano conoscere maggiormente da vicino le opportunità dell’EPFL – aggiunge Gaillard – si tratta di un programma che costa circa 1500 euro al mese che consente di accedere alle risorse dell’ecosistema e che permette poi agli imprenditori di eventualmente decidere se proseguire nella loro attività basandosi qui a Losanna o meno”. Il responsabile delle startup pone enfasi sul fatto che in questa parte della svizzera vi è un certo dinamismo a livello di investimenti soprattutto in ambito seed che sono sostenuti da business angel e fondi VC anche stranieri ma che non vi è ancora una iniziativa specifica da parte di EPFL per sostenere finanziariamente un le startup, così come magari avviene in altri contesti (si veda per esempio il modello del fondo Xista in Austria o di Eureka! Venture in Italia) , ma che non è escluso che qualche forma di veicolo di finanziamento forte della competenza scientifica di EPFL possa partire in un futuro non troppo lontano. Come detto le batterie sono un elemento fondamentale della ricerca, sia per la mobilità ma anche per altre applicazioni, ed è questo uno dei pilastri delle attività del Centre Suisse d’électronique et de microtechnique (CSEM) di Neuchâtel dove ha appunto sede il Batterie Innovation Hub. “Il cantone di Neuchâtel – dice il senior business manager del governo cantonale Giuseppe Saporita – non è molto grande ma è fortemente specializzato, soprattutto nella meccanica di precisione ed è per questo che i grandi marchi del settore orologiaio hanno anche una sede e laboratori di ricerca qui da noi”, e insieme alla meccanica di precisione c’è appunto anche l’elettronica avanzata applicata alle batterie che Bahaa Roustom e Andrea Ingenito, rispettivamente VP marketing e business development e group leader sustainable energy, illustrano essere terreno di ricerca di frontiera in particolare legato all’impiego di tecnologie allo stato solido che aiuterebbero a risolvere molti problemi di stabilità e di sicurezza, vi è inoltre anche lo studio per impiegare materie prime alternative a quelle attualmente usate nelle batterie che sono spesso o scarse o di difficile reperimento.Basilea e Zurigo
Basilea è formalmente nella parte della Svizzera di lingua tedesca ma è una vera e propria città di frontiera, le sue periferie nord si trovano a cavallo con la Francia a est e con la Germania a ovest, il suo aeroporto è tecnicamente in territorio francese e serve anche la città di Mulhouse e quella di Freiburg in Germania, e si chiama EuroAirport. “Basilea è la terza città della Confederazione dopo Zurigo e Ginerva – dice Paul Eschmann, head of international markets and business affairs e membro del management board di Basel Area Business and Innovation, l’organizzazione tri-cantonale che si occupa appunto di sviluppare il business e l’innovazione – è una città cosmopolita nel senso più profondo del termine, è una città dove la gente viene magari per studiare e poi nel circa 30% dei casi si ferma a costruire qui il suo progetto di vita ed è una percentuale in costante crescita”. Basilea nota per BaselArt, una delle principali iniziative artistiche della Confederazione, è sorprendente, questa è la definizione che dà Valentina Francia, milanese di origine e ecosystem manager di Basel Area la quale illustra anche nel dettaglio come la sua organizzazione sia oggi impegnata a sviluppare, nel quadro del progetto federale Switzerland Innovation, iniziative di attrazione di investimenti, imprese, cervelli e anche imprenditorialità innovativa lavorando di concerto con altre istituzioni come per esempio l’Università di Basilea e le grandi aziende, partendo da Novartis e Roche che hanno i loro headquarter in città, come conferma anche Alessandro Mazzetti che è team lead dell’innovation collaboration per l’ateneo cittadino.
Proprio il campus di Novartis è uno degli orgogli di Basilea, un’area compresa tra il confine con la Francia, la sponda del fiume Reno e un’autostrada che è stata opportunamente interrata, che è un concentrato di architettura sopraffina e di ricerca avanzatissima: “il campus – illustra Marco Serra, corporate architect che ha realizzato molto di quanto si vede negli edifici del campus con uno stile decisamente apprezzabile – è costituito da edifici disegnati, progettati e costruiti da diversi architetti di tutto il mondo ma le sue vie, i suoi giardini, le sue piazze e il suo museo interattivo, sono aperti a tutti, la cittadinanza può venire qui, godere di questi spazi, certo non si può entrare negli edifici e non si può circolare in automobile, ma lo spazio è aperto a tutti, sono strade che fanno parte del tessuto urbano della città”. Città che ha una sua area di sviluppo che va oltre i confini propriamente urbani come Valentina Francia sottolinea nel presentare le tante attività di Basel Area e in particolare quelle legate alle startup: “nel solo 2022 sono nate 96 startup, un record, di cui la maggior parte, 21, nell’ambito delle life science, 35 aziende innovative si sono insediate nell’area provenienti dall’estero, di cui 14 dall’Europa, 7 dall’Asia, 6 dagli USA, 8 da altre zone della Svizzera e i due terzi di loro sono in ambito life science, disponiamo di tre programmi di accelerazione che si chiamano BaseLaunch che incubato 21 aziende life science, DayOne che ha accelerato 36 aziende e I4Challenge che ne ha accelerate 41 e ha ricevuto oltre 150 application”. Tra queste aziende c’è una scaleup di genesi statunitense che si chiama Nanome e che ha sviluppato un sistema per la condivisione tramite interfaccia tridimensionale di informazioni che consentono di manipolare molecole, un’applicazione che utilizza tutti gli strumenti che fanno parte del concetto di metaverso: “abbiamo sviluppato un’applicazione concreta e utilissima per scienziati e ricercatori – spiega Roberta Bartolotta che è colei che rappresenta la scaleup californiana a Basilea in veste di account executive e che ha mostrato in tempo reale le potenzialità della soluzione che rientra, così come i robot scienziati di EPFL, in quella categoria di innovazione che serve per accelerare lo sviluppo di ulteriore innovazione – ci concentriamo su questa applicazione che ha già trovato grande interesse sul mercato, Nanome è già infatti pienamente operativa e dalla sede di San Diego si è espansa già in tutto il mondo lavorando con grandi aziende farmaceutiche e biotecnologiche”. A Dübendorf c’è un aeroporto che è in uso, parzialmente per scopi militari e per il resto è diventato il parco di innovazione di Zurigo che è uno dei sei parchi, insieme a Park West EPFL, Park Basel Area, Park Innovaare, Park Biel/Bienne e Park Ost, della rete Switzerland Innovation. È un parco ancora in pieno sviluppo, i piani prevedono la realizzazione di numerosi edifici attorno alla pista di decollo e per il momento sfrutta gli hangar che sono stati rinnovati e che danno alloggio a startup che si occupano di innovazioni come la versione svizzera dell’hyperloop (denominato Swissloop), il progetto di aeroplano a quattro posti con motore elettrico capace, al momento, di volare per un’ora e a innovazioni in campo automotive. Un luogo che più che un laboratorio sembra un’officina ma è così che deve essere per innovazioni di questo tipo. Martin Sturzenegger è il CEO del Park Zürich e pone molta enfasi sui progetti a venire che sono certamente ambiziosi e faranno di questo cuore pulsante di innovazione una forte calamita per tutto il territorio capace di attrarre collaborazioni da aziende e dalle università e talenti oltre che interesse da parte del mondo industriale e degli investitori in capitale di rischio. Il Park Zürich è certamente unico, la città di Zurigo è un passo ma è soprattutto il parco da cui si dirama anche l’azione di Switzerland Innovation rivolta al Ticino.Bellinzona e il Ticino
Bellinzona è la capitale del Cantone e della Repubblica del Ticino, è meno estesa di Lugano e meno turistica di Locarno ma è certamente luogo adatto per sviluppare iniziative legate all’innovazione che al momento trova un centro importante nel Bios+ sigla che sta per Bellinzona Institute of Science e che è la casa dell’Institute for Research in Biomedicine (IRB) e dell’Institute of Onchology Reasearch (IOR). Il presidente di Bios+ Franco Cavalli sottolinea come il centro di ricerca sia oggi un’eccellenza non solo perché ha permesso a due realtà come IRB e IOR di collaborare più strettamente ma anche perché ha fortemente investito in infrastrutture di ricerca che sono elemento differenziante non solo per lo sviluppo di innovazione avanzata ma anche per l’attrazione dei talenti. Come detto il Ticino ospita centri di competenza che fanno capo al Park Zürich nell’ambito del framework di Switzerland Innovation con particolare attenzione al settore dei Droni, si parla di ‘Drone valley’, “anche qui c’è un aeroporto, a Lodrino, che è utilizzato come luogo per sperimentare l’innovazione, nel settore del cosiddetto lifestyle tech in cui rientrano il fashiontech, il designtech, arredamento, costruzioni, foodtech, traveltech, mobilità, e le life science che si poggiano naturalmente sull’eccellenza del Bios+”, illustra Stefano Rizzi, direttore divisione economia del dipartimento delle finanze e dell’economia del governo cantonale. Alla voce startup è invece opportuno andare a guardare le attività della Fondazione Agire che è il centro attorno al quale si sviluppano le attività di innovazione d’impresa, e lo spiegano bene Luca Bolzani e Lorenzo Ambrosini, rispettivamente presidente e direttore di questa organizzazione che lavora sia per favorire la nascita di imprese innovative sul territorio, anche collaborando con istituzioni come le due università del Ticino: USI (Università della Svizzera Italiana) e SUPSI (Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana), ma anche con i centri dell’area di Zurigo e perfino con il MIND, il Milano Innovation District. Agire, che ha la sua sede principale a Manno nel Tecnopolo Ticino, ha anche attive competition che mettono a disposizione fino a 300mila franchi svizzeri a startup che non devono necessariamente essere di genesi svizzera ma possono partecipare e poi nel caso conoscere più da vicino le opportunità che il Ticino e la Svizzera offrono. È importante qui fare un breve approfondimento geografico per meglio comprendere il perché le attività di innovazione del Ticino sono molto legate a quelle di Zurigo, ciò è dovuto all’infrastruttura logistica che a partire dal dicembre del 2016 può contare sulla Galleria di base del San Gottardo, il tunnel ferroviario che con i suoi 57 chilometri è attualmente il più lungo al mondo e che ha ridotto sensibilmente i tempi di percorrenza, oggi per andare da Bellinzona a Zurigo serve circa un’ora e mezza, lo stesso tempo che serve per andare da Bellinzona a Milano. La capitale ticinese si trova così a metà strada tra Milano e Zurigo, una direttrice che, proprio grazie all’importante opera infrastrutturale, sta diventando sempre più importante. Il tunnel ha quindi avvicinato gli svizzeri del Ticino agli svizzeri di quella che nel cantone chiamano la ‘Svizzera interna’, quella oltre le montagne, ma ha avvicinato anche la Lombardia a tutto quel sistema che appunto si sviluppa tra il Ticino e il nord della Confederazione. Un sistema che presto avrà anche una nuova ‘casa’, quella che ha preso il nome di Quartiere Officine di Bellinzona, un’area che si estende accanto alla ferrovia dove appunto sorgono le officine delle Ferrovie Federali Svizzere e che è oggetto di un grande piano di rinnovamento all’interno del quale vi sarà anche il nuovo parco innovazione. Una posizione strategica che fa leva sia sull’essere a metà strada tra Milano e Zurigo ma anche sulla capacità del Ticino di continuare a innovare a partire dalla formazione con le sue università per guardare con sempre maggiore convinzione sia al sostegno della ricerca ma anche degli imprenditori che vogliono sviluppare aziende innovative.
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