La Svezia durante la Seconda Guerra mondiale coniò una frase per invitare i cittadini a tacere per evitare che spie internazionali intercettassero informazioni sensibili: “en Svensk tiger”. Tradotto letteralmente significa “una tigre svedese”, ma gioca con la somiglianza con la parola “tiga”, cioè tacere. Pertanto la frase può essere letta in due modi, “una tigre svedese” o “uno svedese tace”. Passato mezzo secolo dai fatti, il termine può essere riesumato per descrivere la forza di un Paese che nel giro di appena cento anni ha costruito la propria fortuna, passando da Paese più povero d’Europa al più innovativo, ricco e sviluppato. Difatti, tra tutti i Paesi nordici e scandinavi, nel mondo la Svezia e la Finlandia sono tra quelli più riconosciuti grazie a prodotti simbolo da loro sviluppati. Come accennai nell’articolo precedente, non sentiamo parlare spesso di questi Paesi, ciò portandoci a ignorare la loro influenza sulle nostre vite. Eppure, siamo circondati da aziende (nel caso affrontato in questo articolo) made in Sweden: IKEA, SKF, Alfa Laval, Volvo, Spotify (la quale ha chiuso con successo la sua quotazione in Borsa con il modello del direct listing), H&M, ABB Group, Scania, Husqvarna, AstraZeneca, Electrolux, Ericsson sono solo alcuni degli esempi di aziende svedesi da cui compriamo servizi o prodotti e hanno raggiunto dimensioni globali. Negli ultimi anni, tra i termini che abbiamo assunto e utilizziamo di frequente nel nostro quotidiano c’è innovazione, direi circa da quando l’iPhone prese tutti alla sprovvista, Nokia inclusa, Facebook cresceva a ritmi pazzeschi, abbiamo cominciato ad abituarci e ad aspettarci abitualmente che nuovi prodotti e servizi siano degni di considerazione se e solo se ci stupiscono con novità inaspettate e soddisfano bisogni cui noi nemmeno eravamo consci di avere. Questo è il risultato di uno sforzo delle economie più performanti ove le aziende innovano e spendono risorse nello sforzo di rendere i loro prodotti o servizi più competitivi, unici e che rispondano meglio ai bisogni dei consumatori. In Svezia, Paese dalla modesta demografia e limitato mercato interno, l’economia dipende fortemente dall’export. Come menzionato nell’articolo precedente, il welfare scandinavo è un modello costoso che richiede tasse elevate per essere mantenuto. Pertanto, è fondamentale per il Paese mantenere un’economia performante e che impieghi la propria forza lavoro in attività remunerative. La recente formula svedese per fare tutto ciò è essere innovativi dimodoché i prodotti o servizi “made in Sweden” siano unici e difficilmente replicabili dai competitor e pertanto richiesti. L’Innovation Union Scoreboard 2017 nomina la Svezia come uno dei Paesi dell’Unione Europea più innovativi, raggiungendo anche il record di brevetti nella storia del Paese, e sesto in Europa. Nell’ultimo periodo molte nuove multinazionali svedesi (come per esempio Spotify appunto) con prodotti high-tech impeccabili, un occhio alla sostenibilità ambientale e attenzione verso le problematiche sociali, confermano che all’imprenditoria svedese non manca l’ispirazione per risolvere problemi in modo innovativo. Un modo di leggere questo trend di sviluppo da Paese piú povero d’Europa a piú ricco è la capacità della classe dirigente e delle istituzioni svedesi di essere in grado di costruire e traghettare il paese attraverso diverse crisi globali e regionali. Per esempio, la dura crisi degli anni ´90, dovuta a una crisi del sistema bancario e una contemporanea esplosione della bolla immobiliare in un periodo di stagnazione delle tradizionali industrie marittima e automobilistica (SAAB e Volvo), hanno portato città quali Göteborg e Malmö alla decadenza. Però il carattere e la mentalità svedese aperta all’incertezza hanno permesso di sperimentare nuove politiche innovative, nuovi approcci, idee, progetti e nuove prospettive. Per supportare questa trasformazione, agli inizi del nuovo millennio, il governo ha creato organi dedicati a supportare nuove attività imprenditoriali (tradizionali o innovative). Organizzazioni quali Business Sweden o ALMI hanno lanciato programmi per spingere gli studenti, professionisti e chiunque abbia il desiderio, di aprire il proprio business. Nel caso di ALMI il supporto principale offerto è finanziario e di consulenza, supportando persone con idee imprenditoriali ritenute meritevoli, con prestiti, venture capital e know-how per far partire con il piede giusto le loro iniziative. ALMI è un’organizzazione che lavora sul lungo periodo, valutando i progetti in base alla loro scalabilità e potenziale. Ma nonostante ALMI supporti l’apertura di qualsiasi tipo di business, vi è un focus più specifico per la propria filiale: ALMI Invest. Infatti, è l’organizzazione che più investe in startup in Svezia, con 8 fondi regionali e oltre 40 investment manager, investono in oltre 70 nuove aziende ogni anno e gestiscono 3 miliardi di SEK (294,3 milioni di euro) con un portafoglio totale di oltre 400 aziende. Business Sweden, invece, è un’organizzazione che ha la missione di supportare l’internazionalizzazione di aziende, nata nel 2013 tramite la fusione de “Invest in Sweden” e l’organizzazione di promozione dell’export. Business Sweden, come ALMI, lavora perlopiù per aziende mature. Gli svedesi sono consci della necessità di internazionalizzare le loro aziende, pertanto Business Sweden gioca un ruolo cruciale nel supportare l’internazionalizzazione di entità fragili come le startup. Programmi quali “Going Global” dedicati alle scaleup (le startup più strutturate, con un prodotto sul mercato ed in crescita), fanno comprendere la chiarezza di scopo che hanno. In altre parole, non si limitano a supportare e guidare gli imprenditori a fondare le proprie startup, ma anche a crescerle, espanderle e internazionalizzarle. Un’altra caratteristica non solo svedese ma di tutta la Scandinavia è la formazione. Mentre in Italia si discute ancora la validità dell’insegnamento del latino o al Politecnico di Milano protestano per l’organizzazione di corsi “English only”, in Svezia è diventata consuetudine imbattersi in corsi di studio su imprenditorialità nelle Business School, con il tentativo di infondere una mentalità aperta all’incertezza e aperta alle sfide e problematiche del mondo moderno, ma non finisce qui, diverse organizzazioni si focalizzano sull’insegnamento della imprenditorialità ai più giovani (Ung Företagsamhet dai 16 anni in su; Snilleblixarna ai bambini in età pre-scolare), con interessanti conseguenze nel lungo periodo per la società. Abili politici e governanti, manager capaci, un sistema educativo aperto alle sfide dell’ignoto e all’innovazione e creatività inseriti in una prospettiva di lungo periodo, con adeguati investimenti di tempo e risorse hanno portato la Svezia risollevarsi e a scalare vette di prestigiose classifiche internazionali promuovendo iniziative di ricerca molto importanti. Insomma, l’ecosistema svedese, oggi, è in grado di promuovere la fondazione di startup innovative, alcuni dei quali diventano colossi quotati nelle Borse globali, attraendo sempre più talenti internazionali nel Nord dell’Europa, alimentando un circolo virtuoso che continuerà a promuovere un diffuso benessere economico e sociale. Una vera e propria tigre svedese. Contributor: Nicklas Pavoncelli, business developer, community manager at TechBBQ
© RIPRODUZIONE RISERVATA