La Legge di Bilancio è stata approvata, in extremis e ‘maximamente’ emendata, ma è ora una Legge dello Stato a tutti gli effetti. Sostenitori e detrattori della Legge nel suo complesso ovviamente non mancano, c’è chi la vede come strutturalmente capace di rispondere ai bisogni del Paese in questo momento storico e chi la considera un grande errore strutturale che porterà conseguenze negative sia nel breve sia nel medio termine. Ciò che però a noi interessa fare è analizzare le norme specifiche e le possibili conseguenze che tali norme avranno sull’ecosistema startup. Avevamo già descritto le proposte che riportava il testo della Legge di Bilancio prima del maxiemendamento di fine anno , dove per esempio si parlava del fondo di sostegno al venture capital che prevede investimenti per 30 milioni di euro l’anno per il triennio 2019-2021 più 5 milioni di euro l’anno per il periodo tra il 2022 e il 2025. Proposta questa che è stata così mantenuta. A essa si sono aggiunte la possibilità per i fondi di previdenza obbligatoria di destinare parte della loro dotazione investimenti in fondi di venture capital e l’obbligo per i Pir, i Piani individuali di risparmio, di investire il 3,5% delle loro risorse in fondi di venture capital. Questa estensione del Pir alle startup è un’idea che già fu proposta lo scorso anno dal deputato Silvia Fregolent ma l’idea rimase sulla carta. Il fatto che sia ora stata inserita nella Legge di Bilancio dimostra che le buone idee sono anche capaci di superare le divergenze ideologiche tra governi e opposizioni e trovare la loro strada per diventare effettive e, ci si augura, anche efficaci. Ulteriori misure sempre a sostegno delle startup e del venture capital riguardano l’obbligo per lo Stato di investire almeno il 15% delle entrate derivanti dalla distribuzione di utili d’esercizio o di riserve sotto forma di dividendi delle società partecipate dal ministero Economia e finanze in fondi di venture capital, e qui vi è uno stimolo in più affinché le società partecipate dallo Stato generino effettivamente utili di esercizio. Vi è poi il passaggio che prevede la cessione di Invitalia Ventures a Cassa depositi e prestiti, una voce che era già stata inserita nel Decreto Legge semplificazione del 3 dicembre 2018 e che è stata quindi riportata nella Legge di Bilancio, anche qui si tratta di una scelta volta a snellire gli strumenti che lo Stato intende utilizzare a supporto del venture capital sia in modo diretto sia indiretto. Infine il capitolo detrazioni fiscali. Capitolo piuttosto consistente perché da un lato innalza al 40% la detrazione (per le persone fisiche) e la deduzione (per le persone giuridiche) fiscale sugli investimenti in startup, questa norma già in vigore e valida per le startup innovative iscritte all’apposito registro attivo dal 2012, aveva già visto un ritocco verso l’alto della quota di beneficio fiscale che era passata a inizio 2017 dal 19% al 30%, ora sale al 40% e c’è da augurarsi che questa opportunità venga colta in modo più deciso dagli investitori, anche da coloro che fino a oggi hanno guardato con poca attenzione questo tipo di investimento. A tal proposito va anche detto che la Legge di Bilancio consente questo tipo di detrazione anche per coloro che operano con partita Iva in regime forfettario che viene appunto esteso con l’aliquota del 15% fino a 65mila euro di reddito. Nel capitolo degli incentivi fiscali ricade anche l’innalzamento al 50% (dal 30%) della deduzione fiscale per le aziende (che non sono startup innovative) che decidono di acquisire la totalità di quote di startup innovative e di mantenere tale partecipazione per almeno tre anni. Questa voce è chiaramente volta a favorire le exit, le operazioni di open innovation e il corporate venture capital, e forse sarebbe stato più saggio non obbligare all’acquisizione del 100% delle quote della startup ma applicare la deduzione anche nel caso l’azienda acquirente acquisisse una quota non necessariamente del 100% (anche se per chi non acquisisce il 100% vi è la deduzione al 40% come detto sopra), ciò perché favorire le relazioni anche di tipo partecipativo tra aziende e startup, ma lasciando agli imprenditori della startup la responsabilità di impresa favorirebbe, da un lato, oltre che la collaborazione operativa, anche la diffusione della cultura imprenditoriale di nuova generazione verso le aziende più tradizionali, e, dall’altro, l’accesso a risorse, competenze, asset di aziende più consolidate da parte delle startup al fine di accelerarne la crescita (a tal proposito va ricordato che la UE ha, lo scorso 18 dicembre, dato il via libera alla norma che consente la detrazione Irpef o la deduzione Ires del 30% sugli investimenti in PMI innovative). Infine vi è anche la definizione della figura del business angel, che quindi smette di essere in ‘investitore informale’ ma viene inserito in un apposito registro della Banca d’Italia, rientrano in questa categoria i soggetti che investono almeno 50mila euro in startup innovative in un periodo di tre anni. Un ampio set di strumenti quindi che porta con sé un bel po’ di aspettative. Prima tra tutte quella di accrescere l’ammontare complessivo degli investimenti annui in startup nel nostro Paese portandoli a una quota più vicina a quella delle altre economie europee simili alla nostra. Nel 2018 gli investimenti si sono avvicinanti ai 700 milioni di euro quota che già rappresenta un balzo in avanti rispetto ai poco più di 330 milioni di euro del 2017 , ma che ha ancora margini di crescita importanti considerando che in Europa, sempre nel 2018, sono stati investiti circa 20 miliardi di euro. L’Italia può e deve puntare a pesare almeno 2-3 miliardi di euro l’anno in termini di investimenti in startup già entro il prossimo biennio, le norme contenute in questa Legge di Bilancio possono dimostrarsi efficaci, e questo lo vedremo a partire dal giorno in cui il ministero dello Sviluppo economico pubblicherà i decreti attuativi, cosa che deve avvenire entro 120 giorni dalla data di approvazione della Legge di Bilancio, faremo le opportune valutazioni a consuntivo con l’augurio di potere raccontare di una crescita importante e nel frattempo continueremo a suggerire possibili miglioramenti, primo tra tutti il ridisegno dei parametri sui quali di basa la definizione di startup innovativa che dovrebbero essere maggiormente orientati al mercato rispetto a quanto lo sono oggi. @emilabirascid
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