Startup innovative, ma non digitali, il nuovo report di Instilla

Gli investitori italiani talvolta dicono che ‘in Italia non ci sono startup di qualità’. Affermazione che puntualmente viene contestata, ma il nuovo report di Instilla sembra dare loro, almeno in parte, ragione. Può oggi una startup innovativa prescindere da una presenza web? Può oggi l’industria turistica prescindere da una presenza web perfetta? Nel 2016 il primo Report Startup Seo 2016 r1 realizzato da Instilla, una startup tech italiana che si occupa di marketing digitale, aveva messo in luce che tra le startup innovative del registro imprese 6 startup su 10 non avevano il sito web o ne avevo uno non funzionante. La seconda edizione del report: Startup Seo 2017 – La digitalizzazione delle startup in Italia, evidenzia un miglioramento della situazione, ma c’è ancora molta, molta strada da fare, considerando anche il fatto che i parametri presi in esame rappresentano davvero le condizioni di base. L’analisi ha preso in esame due categorie di imprese : il primo e’ composto dalle imprese iscritte al Registro delle Startup innovative, aggiornato a luglio 2017, che hanno dichiarato di avere un sito web; il secondo e’ composto dalle imprese supportate da ‘facilitatori’, ovvero un acceleratore, incubatore o investitore. I dati sono stati presi dai siti degli acceleratori, incubatori e investitori nell’estate 2017. L’obiettivo è stato quello di stabilire il grado di digitalizzazione di queste imprese, considerando determinati parametri, alcuni in grado di misurare il livello base del sito (in particolare l’usabilità e la velocità da mobile) e il livello base di ottimizzazione Seo, la Search Engine Optimization, vale a dire quell’insieme di qualità e attenzioni dei contenuti di un sito che permettono di scalare i ranking nelle ricerche su Google. Per quanto riguarda le startup iscritte al Registro Imprese Innovative rispetto al 2016 la situazione sembra essere migliorata (sebbene non ancora soddisfacente).

Sul totale delle 7568 imprese iscritte nel registro a luglio 2017, 5490 (il 72,5%) hanno indicato di avere un sito web.
Di queste, solo 3760 (il 49,7% del totale) risultano funzionanti a settembre 2017.
Analizzando i singoli parametri, la percentuale di siti che alla fine risultano non solo funzionanti ma rispettano una serie di criteri che lo rendono un sito ‘accettabile’. Come mostra il grafico qui sotto, sono il 12,4% del totale.

  Ci sono differenze a livello geografico: le percentuali legate alle startup del Nord Italia risultano infatti più alte della media italiana: delle 4056 con sede nel Nord d’Italia si riporta un 78% con un sito dichiarato, un 55% con un sito funzionante, un 49% con siti web responsive e un 17% con Page Speed sufficiente. Sono il 14,3% del totale (582) le startup che hanno superato il livello base del sito (la media nazionale è di 12,4%).

Le startup del settore servizi e del settore primario hanno un indice di digitalizzazione, inteso come percentuale di startup che superano il livello base del sito, superiore alla media nazionale del 12,4% (oltre alle non classificabili).
L’ultimo settore per digitalizzazione è quello del turismo, industria fondamentale in Italia, solo 8,6% delle startup che superano il livello base del sito.
La successiva analisi operata sui parametri Seo dei siti (solo quelli che hanno superato il livello base) è ancora più inclemente:  nel grafico qui a lato riassunte le percentuali delle 940 startup che hanno superato il livello base del sito sul totale delle 7568 startup iscritte. Solo il 6,8% delle startup hanno superato anche il livello base della SEO.

La dichiarazione della lingua risulta il parametro più frequentemente presente nel campione (70% dei casi). Il parametro invece meno presente è quello relativo alla lunghezza del Title and Meta description, fondamentale per la descrizione dei contenuti del sito.

Da questa prima parte del report risulta che le startup innovative iscritte al registro non si possono definire ancora digitali. Il dato più lampante riguarda il livello base del sito: meno della metà delle startup iscritte al Registro possiede un sito funzionante, a fronte di un’alta percentuale di siti mobile responsive, nella maggioranza dei casi la velocità di caricamento risulta insufficiente a garantire una buona esperienza all’utente.  Infine il fatto che tante startup iscritte al Registro non dichiarino il proprio sito web e che molti dei siti dichiarati non siano funzionanti solleva anche tematiche di rispetto della normativa, in quanto le startup iscritte al Registro sono tenute ad adempiere a una serie di obblighi di trasparenza attraverso la home page del proprio sito Internet (ex d.l. 179/2012, art. 25 comma 11).

Lo stesso tipo di analisi è stata condotta poi tra quelle startup che sono supportate da investitori,  incubatori e acceleratori.

Sul totale delle 654 startup associate ad un investitore, incubatore o acceleratore a luglio 2017, 602 (il 92%) hanno
indicato di avere un sito web. Di queste, 567 (l’87% del totale) risultano funzionanti a luglio 2017.
I 35 siti web che abbiamo valutato come non funzionanti si possono classificare in due categorie:
– sito web non accessibile (es. per un errore interno o un timeout del server), l’80% dei non funzionanti e 4,3% del
totale;
– sito web in costruzione: il 20% dei non funzionanti e l’1% del totale.
L’analisi di tutti i parametri e il raffronto con i risultati ottenuti dalle startup iscritte al Registro Imprese Innovative ha permesso di giungere alla conclusione che le startup incubate, accelerate o finanziate sono tendenzialmente più digitalizzate,  hanno cioè una migliore presenza online rispetto al campione delle startup iscritte al Registro. Innanzitutto più dell’80% delle startup supportate da facilitatori hanno un sito funzionante, contro il 49,75 di quelle iscritte al registro. I dati sottolineano inoltre come la tematica della navigazione da mobile sia sentita tra le startup incubate o accelerate, in quanto quasi 3 startup su 4 hanno un sito mobile responsive, anche se solo 1 su 4 offre una velocità di caricamento sufficiente e quindi una buona esperienza di navigazione da mobile.

Anche il confronto sul livello base della SEO vede le startup con facilitatori superare le startup iscritte al Registro in più parametri. In conclusione, l’analisi evidenzia come l’etichetta di “startup” non sia una garanzia dell’alto livello di digitalizzazione di un’impresa.

Il report introduce anche un ranking dei facilitatori sulla base del livello digitale delle startup in portfolio.
I dati sono stati presi dai siti degli investitori, acceleratori, incubatori stessi nell’estate 2017. Non esistendo un database integrato dei facilitatori, la lista rappresenta una selezione degli enti attivi sul mercato nel periodo di analisi.
La classifica che ne emerge è la seguente.

La conclusione che si trae, come sottolinea il report, è che ‘incubatori e acceleratori sono un motore di digitalizzazione, ma non tutti i facilitatori sono uguali’.

La classifica dei facilitatori mostra come vi sia un’ampia variabilità nell’indice costruito per valutare il livello base del sito relativo al portfolio delle startup incubate o accelerate. Infatti, solo 4 facilitatori sui 36 analizzati ha un indice complessivo maggiore del 60%, mentre 13 facilitatori con le loro startup non raggiungono un indice del 20%. Questa evidenza aggiunge un tassello in più a quanto emerso nella sezione precedente: se da una parte abbiamo visto che gli incubatori e gli acceleratori sono un motore di digitalizzazione per le startup in quanto in media una startup supportata da facilitatori ha una migliore presenza online rispetto a una startup non supportata, dall’altra è possibile notare un’attenzione diversa alle tematiche digitali tra un facilitatore e l’altro.

Per scaricare la ricerca completa questo è il sito. 

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