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La ricerca Startup Heatmap Europe 2023 realizzata da DEEP che prende in esame le destinazioni europee più popolari per i fondatori di startup rivela che Londra ha superato Berlino come destinazione più popolare tra i fondatori europei di aziende tecnologiche. Quando si chiede ai fondatori quali siano i loro hub preferiti per le startup, Londra, Berlino e Barcellona rimangono i primi tre negli ultimi 5 anni. Tuttavia, nel 2023 Londra ha riguadagnato il primato dopo che Berlino era al primo posto l’anno scorso. Da allora Londra e Berlino guidano la classifica con il 34% dei fondatori che le scelgono come destinazione preferita. Si tratta di un margine considerevole rispetto a Barcellona e Amsterdam (entrambe al 17%). Parigi e Lisbona seguono con il 12% e Monaco (10%) precede Tallinn (9,4%). La classifica delle 10 città europee considerate i principali hub prosegue citando Stoccolma e Zurigo. La ricerca, grazie alla partecipazione di tantissimi imprenditori innovativi di tutta Europa, ha però voluto creare una classifica estesa che comprende le città che occupano le posizioni della seconda decina che vedono, in ordine, Madrid, Dublino, Copenhagen, Varsavia, Milano, Helsinki, Bruxelles, Sofia, Malaga e Vienna al ventesimo posto. In generale gli imprenditori europei si dimostrano ottimisti in relazione allo sviluppo degli ecosistemi che hanno indicato come preferiti e la maggior parte di loro, il 66%, confermerebbe la scelta di avere avviato l’azienda in Europa rispetto al farlo in altre zone del mondo. Continuiamo con la lista delle città che hanno raccolto il maggiore favore quali ecosistemi per startup, dopo la ventesima posizione va certamente segnalata Roma al 25esimo posto e Bari al 49 posto, subito prima di Nizza che chiude la classifica delle 50. Altra città italiana che appare nelle classifiche, in particolare quella legata alla disponibilità di programmi di accelerazione, è Torino che si assesta al 22posto, ma ci torniamo più avanti.
Venture capital e posti di lavoro
La ricerca ha preso in esame altri indicatori per analizzare l’impatto economico delle startup sia in relazione all’andamento storico sia in rapporto con quanto avviene in Nord America. Storicamente il numero di quotazioni in Borsa è sempre stato minore in Europa rispetto a USA e Canada ma dopo il boom del 2021, nel 2022 si è verificata una generale contrazione che ha ridotto il gap tra le due aree geografiche. Altro indicatore è il peso del venture capital sull’economia europea e qui il numero sono importanti perché si è assistito, soprattutto tra il 2020 e il 2021 a un passaggio importante che ha posto gli investimenti in aziende innovative a un livello di sostanziale contributo all’economia del continente. Nel 2022 il venture capital valeva il 14% del totale degli investimenti in private equity, con una leggera contrazione rispetto al 2021 (14,55%) che ricordiamo è stato un anno boom, ma con valori sempre più elevati rispetto agli anni precedenti quando il suo peso era circa la metà di quello attuale. Ciò significa, sottolineano i ricercatori, che le startup e l’economia che generano non può più essere considerata marginale nel quadro dello scenario continentale e che l’andamento di questi investimenti influenza direttamente l’economia generale, sia nella crescita sia nella contrazione. Anche l’indicatore relativo alla creazione di posti di lavoro è significativo: nell’anno della pandemia, il 2020, le startup hanno creato in Europa quasi 250mila posti di lavoro, valore che si è ridotto negli anni successivi con però una stima in crescita nel 2023 non tanto sul numero assoluto ma sulla capacità di creare più posti di lavoro per ogni milione di euro investito nelle startup, ciò che accade quindi è da un lato la capacità delle startup di contribuire in modo efficace allo sviluppo del mondo del lavoro e dall’altro di farlo con sempre maggiore efficienza in relazione al valore che creano a fronte degli investimenti che ricevono. Ciò è anche conseguenza del fatto che negli ultimi due anni le startup europee sono cresciute anche dimensionalmente, si sono per esempio moltiplicati i cosiddetti unicorni (le aziende che valgono più di un miliardo di euro) passati da essere 6 nel 2020 a essere 18 nel 2022 per un valore complessivo di circa 60 miliardi di euro.
Gli ecosistemi
Torniamo alle città per vedere quale impatto hanno i fondi europei Horizon che hanno confluito in maggiore misura nelle città di Parigi, Bruxelles, Monaco, Madrid, Barcellona, Amsterdam, Vienna, Atene, Copenhagen, Helsinki, Milano, Oslo, Lubiana, Lussemburgo, Tampere. Interessante anche il confronto che la ricerca fa sul numero dei deal seed, quindi gli investimenti iniziali nelle startup, prendendo i dati di due analisi, quella di Dealroom e quella di Crunchbase e confrontando l’Europa con gli USA. Emerge che i valori in Europa sono superiori a indicare come vi sia maggiore attenzione nel lanciare aziende di nuova nascita, anche in questo caso l’anno 2021, quello del boom degli investimenti in startup, segna i valori maggiori ma la contrazione in USA è maggiore che in Europa nel 2022. Startup Heatmap Europe 2023 analizza tantissimi aspetti ma è importante sottolineare per esempio quali sono le città con la maggior parte di imprenditrici e qui sono Kiev, Vienna, Bruxelles e Amsterdam a registrare i dati migliori ma subito dopo ci sono tre città che segnano una percentuale del 17% e sono Milano, Roma e Stoccolma.
Altri indicatori guardano alla mobilità degli imprenditori in Europa mettendo in luce come vi sia una forte tensione al trasferimento per partecipare, per esempio, a programmi di accelerazione, come la gran parte delle startup europee abbiamo più di una sede in più di un Paese e come gli ecosistemi facciano da supporto alla crescita degli imprenditori e qui vediamo posizionarsi al primo posto Milano seguita da Bruxelles, Tampere, Lubiana, Vienna. Milano e Bruxelles occupano rispettivamente i primi due posti anche nella classifica per numero di spazi di co-working in relazione alla popolazione con Milano che segna 1,1 postazioni per 10mila abitanti e Bruxelles 0,96 postazioni, seguono Vienna, Praga, Amburgo, Las Palmas, Glasgow, Tampere e Manchester. In generale il 31% dei fondatori in Europa proviene dall’estero, il 61% dei team di startup si è trasferito per partecipare ai programmi di accelerazione e il 74% delle startup è presente in più di un Paese. Milano guida altre due classifiche: quella di sede dei secondi uffici di unicorni. Sono infatti 13 gli unicorni che hanno anche un ufficio a Milano contro i 10 che hanno un secondo ufficio a Madrid, gli 8 che lo hanno a Francoforte, i 6 che hanno scelto Vienna e i 4 che hanno come seconda sede Varsavia, Sofia o Bucarest. E quella di fondatori di genesi universitaria per numero di abitanti: sono 10 a Milano ogni 10mila abitanti, 5,5 a Tampere, 5,3 a Edimburgo, 4,9 a Lubiana, 3,7 a Manchester, 3,6 a Losanna. La classifica per numero di partecipanti ai programmi di accelerazione vede invece al primo posto Valencia con 229 programmi, seguita da Bruxelles con 99, Losanna con 79, Madrid con 76, Torino con 72, Vienna con 50, Milano con 48. In generale però le città dove le startup crescono maggiormente sono Londra, Berlino, Zurigo, Parigi, Amsterdam, Monaco, Stoccolma con Milano che si assesta al 17esimo posto. Torino è quinta nella classifica che analizza la percentuale di numero di fondatori di startup con lauree e skill di tipo tecnico, è preceduta da Cracovia, Tampere, Cluj-Napoca, L’Aia. Milano è invece quinta per percentuale di startup accelerate che raccolgono fondi preceduta da Tallin, Praga, Londra e Stoccarda. Mentre se si guardano gli unicorni è Londra la città dove crescono con maggiore velocità seguita da Parigi, Berlino, Stoccolma e Amsterdam, in questa classifica Milano è 17esima. Londra e Parigi sono anche le prime per numero di scaleup. La ricerca propone anche tante altre chiavi di analisi e vale la pena consultarla nelle sue differenti parti per avere un quadro non solo quantitativo ma anche qualitativo dello scenario europeo e della capacità che le startup, scaleup, unicorni europei hanno nell’avere concreto impatto sull’economia e sulla società del Vecchio continente. In particolare l’analisi che la ricerca fa delle quattro principali città italiane, Milano, Roma, Torino e Bari, che rientrano nella ricerca che analizza 200 ecosistemi in Europa recita: Milano è una delle città top per le startup in Europa grazie a un ambiente favorevole ai nuovi fondatori, Milano attrae una percentuale significativa di imprenditori, come dimostra la sua popolarità al 15° posto e l’alta percentuale del 4% di fondatori che immaginano di avviare la propria azienda in città. Inoltre, Milano ottiene buoni risultati nelle sottocategorie accelerazione delle startup con un punteggio di 17 e scalata degli unicorni con un punteggio di 16, dimostrando la sua capacità di sostenere le startup nell’ingresso nel mercato e di attrarre investimenti su larga scala per la crescita. Grazie alle sue condizioni favorevoli per le startup, Milano è una destinazione attraente per gli imprenditori che cercano di stabilire ed espandere le loro attività in Europa. Roma emerge come destinazione promettente per le startup in Europa. Con una posizione di 25° posto nella popolarità dei fondatori tra i 200 hub di startup analizzati, Roma ha favorito un ambiente favorevole alle iniziative imprenditoriali. Il 2% dei fondatori immagina di avviare la propria azienda a Roma, il che indica l’attrattiva e il potenziale di crescita della città. Le prestazioni di Roma nelle sottocategorie consolidano ulteriormente la sua posizione di fiorente ecosistema di startup. Il 60° posto nella classifica degli imprenditori in crescita, il 26° nell’accelerazione delle startup e il 61° nella classifica degli unicorni dimostrano l’impegno di Roma nel coltivare i nuovi fondatori, nel facilitare l’ingresso sul mercato delle startup e nell’attrarre investimenti su larga scala per la crescita. Questa performance in varie categorie rafforza la posizione di Roma come città da tenere d’occhio per gli aspiranti imprenditori in Europa. Torino, al 22° posto per l’accelerazione delle startup tra i 200 startup hub analizzati, mostra un grande potenziale per le aziende emergenti. Sebbene non sia tra le prime città in termini di popolarità, con una posizione di 68, la performance di Torino nelle sottocategorie è lodevole. Con una posizione di 38 nella crescita degli imprenditori, Torino dimostra di essere una città che favorisce lo sviluppo di nuovi fondatori. Inoltre, la posizione 91 nella scala degli unicorni indica che Torino ha un margine di miglioramento nell’attrarre investimenti su larga scala per la crescita. Nel complesso, la forte performance di Torino nell’accelerazione delle startup dimostra la sua capacità di fornire un ambiente favorevole alle startup per entrare nel mercato e prosperare. Bari è al 49° posto per popolarità dei fondatori tra i 200 hub di startup analizzati in Europa. Con una percentuale di appena l’1% di fondatori che possono immaginare di avviare la propria azienda a Bari, sembra avere un’attrattiva inferiore rispetto ad altre città europee. Nonostante queste classifiche, Bari offre un potenziale per le startup grazie alla sua comunità imprenditoriale in crescita. Thomas Kösters, CEO di DEEP Ecosystems, la società che ha realizzato lo Startup Heatmap Report, riassume in una nota i risultati: “L’Europa è attraente per le startup. Ma il successo non è distribuito in modo uniforme e per continuare a sostenere lo sviluppo abbiamo bisogno di strategie per collaborare in un ecosistema aperto e interconnesso in cui hub grandi e piccoli possono trarre vantaggio. Diverse aree precedentemente in ritardo, caratterizzate da un sistema di innovazione debole, da un accesso limitato ai mercati e da una concentrazione di industrie tradizionali che possono essere in declino o che stanno affrontando le sfide dell’economia globale, stanno continuando a recuperare grazie allo sviluppo di ecosistemi di startup. Le strategie chiave su cui concentrarsi sono identificate come l’attrazione dei nomadi digitali e degli imprenditori internazionali, la creazione di spazi di co-working anche al di fuori dei centri metropolitani, lo sfruttamento dei finanziamenti dell’UE per la ricerca, l’attivazione di investitori locali per le fasi iniziali e l’incoraggiamento di una cultura aperta al fallimento e alla diversità”.© RIPRODUZIONE RISERVATA