Amsterdam è tra le più affascinanti startup city europee: da sempre dotata di un forte appeal per la sua cultura libertaria, addirittura disruptive, rispetto al resto della “vecchia Europa”, oggi è punto di riferimento anche per la startup community.
Lo scorso aprile la Commissione europea ha riconosciuto alla città olandese il titolo di “European Capital of Innovation 2016″ : un riconoscimento, al quale concorreva tra le finaliste anche la nostra Torino, che prevede anche l’obolo di 950 mila euro alla vincitrice, da investire in ulteriori azioni a sostegno dell’innovazione. Carlos Moedas, European Commissioner for Research, Science and Innovation, ha dichiarato:
“Amsterdam fully deserves to be our European Capital of Innovation for its holistic vision of innovation in and for the city. But the competition was very tough and the outstanding achievements of the all nine shortlisted cities are an inspiration to others. They are shining examples of how cities can put innovation to work to improve the way people live and businesses work.”
L’approccio olistico all’innovazione è quello che infatti si riconosce in 4 principali aree della vita urbana: governo, economia, inclusione sociale, qualità della vita. Qualcuno ha coniato per la città il concetto di “city as a service“: infrastrutture digitali moderne (Amsterdam è anche al secondo posto, sotto Londra, del European Digital City Index, che classifica le città europee sulla base del supporto offerto all’imprenditoria digitale), tutti parlano inglese molto bene, ottime Università e centri di formazione, varietà e apertura culturale, capacità di abbracciare velocemente nuovi modelli economici, come la sharing economy. Le istituzioni sono in prima linea nel supporto alle startup: grazie al programma Startup in residence il comune della città ha lanciato una sorta di call per trovare startup con soluzioni per il bene pubblico.
Secondo un recente articolo di VentureBeat, la trasformazione della città in startup city è dovuta in primis alla presenza e al lavoro di due acceleratori; Rockstart e
Startupbootcamp, cui hanno fatto seguito una serie di altre iniziative di grande qualità che hanno tutte contribuito a portare la città nell’Olimpo delle startup city europee. Oggi, secondo la mappa dell’ecosistema
startup realizzato da
StartupAmsterdam nella città sono presenti 1153 startup, 149 entità “investitori”, 58 servizi correlati, come coworking, lab, ecc.Negli ultimi sei mesi sono stati realizzati investimenti per oltre 40 milioni di dollari, di cui 10 nell’ultimo mese.
Tra gli investimenti più elevati quelli in Bux (trading), Peerby (sharing economy), Fastned (Ipo, energia), EclecticIQ (cyber security), Insided (social technology). Insomma, c’è movimento. Nel panorama degli investitori la maggior parte dei fondi di
venture capital hanno disponibilità entro i 10 milioni di euro, ma sono numerosi anche quelli entro i 50 e qualcuno oltre 100. Si tratta in alcuni casi di fondi istituzionali o di private equity che operano anche nel venture capital. Ma la vera sorpresa nel panorama investor dell’Olanda e di Amsterdam in particolare sono i
business angel: una piccola armata di angel molto attivi con interessanti disponibilità di capitali, come Marcel Beemsterboer, investe fino a un milione di di euro e ha in portfolio già sei startup; o Laurens Groenendijk, 7 startup in portfolio, già startupper che ha fatto exit con Just Eat. Tra gli animatori della startup scene olandese ci sono però anche molti founder di varie iniziative, per citarne qualcuno:
Patrick de Zeeuw, co-founder di Startupbootcamp global; Oscar Kneppers, fondatore di Rockstart; Yulia Bodnar, Program Manager at ACE Venture Lab startup incubator; Don Ginsel, fondatore di Holland FinTech; Martijn Wuite, fondatore di The App Academy; Boris Veldhuijzen van Zanten, fondatore e Ceo di The Next Web; Martinus Meiborg, co-fondatore di Appsterdam; Simone Brummelhuis, fondatrice di The Next Women. Tra le iniziative più interessanti e che dimostrano di come si possa parlare di Amsterdam startup city, c’è anche
The talent institute, che si propone di formare gli studenti universitari e i neolaureati o i professionisti a
diventare startupper, o almeno acquisirne il mindset, attraverso formazione ed empowering. Mentre Innoleap si occupa di aiutare le aziende ad acquisire la cultura della
startup, un incubatore/acceleratore per le corporation.
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