Startup Act, possibili i miglioramenti secondo il deputato Centemero

Il 26 luglio 2024 il Consiglio dei ministri ha approvato il Ddl Concorrenza, il Disegno di legge annuale per il Mercato e la Concorrenza. Il provvedimento contiene importanti misure in materia di dehor, portabilità delle scatole nere ai fini assicurativi, trasporto pubblico non di linea, rilevazione dei prezzi, shrinkflation e, stavolta, sono state inserite anche importanti novità relative alle startup innovative, come avevamo anticipato al momento dell’approvazione, oltre a ulteriori rilevanti misure di competenza di altri dicasteri.

Il pacchetto di normative italiano che riguarda il settore delle startup, lo Startup Act, è ormai datato:  ha dodici anni ed è stato promosso nel 2012 da Corrado Passera, ex ministro dello Sviluppo economico e delle infrastrutture e trasporti, con il decreto del 2012 che introdusse nel nostro Paese per la prima volta la definizione giuridica di startup e, soprattutto, i primi incentivi fiscali per gli investitori in Italia, le cosiddette “Startup Innovative” (decreto-legge 179/2012, convertito in Legge con il Decreto Crescita il 17 dicembre 2012).

Da anni tutti gli attori dell’ecosistema e le associazioni di categoria, appunto, confidavano in un suo aggiornamento.

Finora c’erano state sì diverse iniziative politiche. Come non dimenticare il tavolo di lavoro istituito a marzo dal Mimit, in occasione della Legge annuale per le MPMI (micro e piccole e medie imprese). Una legge (n. 180 dell’11/11/2011) che a oggi non è mai stata attuata e proprio in quell’occasione si era espressa la volontà di farvi rientrare anche l’aggiornamento dello Startup Act, che potremmo definire 2.0. Per ogni punto, questioni all’ordine del giorno espresse in questo primo tavolo, ne sarebbero poi stati istituiti ulteriori nel corso dell’anno. Ricordiamo che il tavolo di lavoro specifico sul nuovo Startup Act era già stato avviato e ne avevamo scritto qui.

Esattamente un anno fa era stata approvata in Parlamento la Proposta di Legge 107 del deputato Giulio Centemero (Lega) – tuttora ancora in stato di relazione al Senato – e anche questa appoggiata dalle associazioni di categoria, ne avevamo scritto qui.

Ecco ora sembra che, deludendo le aspettative dei più, lo Startup Act 2.0 sia appunto “affogato nel Ddl Concorrenza”.

Una delle misure che potrebbero essere definita controverse, e per questo contestata, quasi a involvere in realtà la sua legislazione, prevede che, per essere riconosciuta come startup innovativa, la società dovrà avere un capitale sociale di 20mila euro entro due anni dall’iscrizione al Registro. Non più, quindi, in fase di costituzione, come scritto nella bozza.

Una previsione che taglierebbe il 70% delle attuali startup e che non è riconducibile al concetto di startup riconosciuto a livello internazionale o a criteri volti a valorizzare l’innovatività di una nuova impresa.

Secondo Centemero, la relazione illustrativa al disegno di legge informa che tale misura è inserita per «escludere le imprese in cui non sia avvenuta una nascita (reale) dell’impresa. La soglia di 20mila euro per il capitale sociale è stata scelta prendendo spunto da uno dei requisiti richiesti ai cittadini extra-UE per ottenere lo Startup Visa in Italia», ovvero la disponibilità di risorse finanziarie, dedicate alla startup innovativa, accertate o certificate, non inferiori a 50mila euro. E pertanto, secondo Centemero: «Il valore del capitale minimo introdotto dalla presente disposizione è quindi inferiore alla metà di tale soglia».

Ma allora perché proprio questo punto del Ddl è stato quello più contestato da tutto l’ecosistema innovativo?

«Tale norma ha fatto discutere. Non metto in dubbio né la buona fede delle associazioni di categoria e nemmeno quella del MIMIT: l’obiettivo è comune ed è quello di favorire lo sviluppo dell’innovazione in Italia e di conseguenza la crescita economica e sociale del Paese. Si può di sicuro discutere se le fattispecie indicate siano o meno un buon indicatore per comprendere se siamo di fronte a una vera startup o a una società che si fregi del titolo di startup innovativa pur non essendola. Il fatto che il “Concorrenza” sia un disegno di legge ci fornisce l’opportunità di poter inserire, in sede di discussione parlamentare, criteri alternativi al raggiungimento dello stesso fine.  Apprezzo la scelta del MIMIT di condividere una norma del genere con il Parlamento».

A che punto siamo con la sua proposta?

«La mia proposta è stata approvata in seconda lettura dalla Commissione finanze del Senato con l’aggiunta di un emendamento che costituisce il cosiddetto Fondo dei Fondi. A prima vista sembrerebbe qualcosa di estraneo al mondo delle startup e del venture capital, dobbiamo però osservare il sistema con un approccio olistico: con il fondo di fondi si crea non solo più liquidità sul mercato ma anche una classe di gestori avvezzi all’investimento sulle PMI. Se consideriamo poi che la norma sulla dematerializzazione delle quote di Srl contenuta nella Legge Capitali ha finalmente congiunto il tratto alto e il tratto basso dell’equity cycle, comprendiamo come questo compendio di norme crei un ambiente favorevole a un ecosistema dove startup e società innovative possano nascere, crescere e dirigersi verso exit talvolta ancora difficoltosi in Italia. La norma andrà in aula al Senato alla ripresa autunnale e poi riapproderà alla Camera per l’ultima lettura».

E a tal proposito cosa pensa dello “Startup Act 2.0”, ovvero, quanto dovremmo ancora aspettare affinché l’Italia abbia un pacchetto di normative aggiornato e al ‘passo coi tempi’?

«Tornando al “Concorrenza” questi primi 6 articoli, letti in combinato disposto con la proposta di legge a mia prima firma, sono un punto di partenza per una riforma complessiva del comparto che renda l’Italia una vera startup nation competitiva a livello internazionale. Un primo passo per lo “Start up act 2.0” che a mio avviso non può essere limitato a una semplice legge ma deve compendiarsi con strumenti di legislazione innovativi quali le sandbox regolamentari, spazi normativi sperimentali. Con il Decreto Crescita del 2019, di cui ero relatore, fu creata la prima sandbox regolamentare italiana, quella su fintech e insurtech. Con il Ddl AI e l’AI Act verranno create una o più sandbox per il settore. Credo fermamente, alla luce dei risultati sin qui raggiunti, che sia fondamentale avere almeno una sandbox per settore innovativo, per esempio: biotech, space economy ecc».

Sta di fatto che comunque nel Ddl Concorrenza non manchino norme oggettivamente giuste, come per esempio l’implementazione di alcuni benefici fiscali per gli incubatori o quelle legate alla promozione degli investimenti in capitale di rischio da parte di investitori internazionali privati e casse di previdenza o fondi pensione.

La settimana scorsa il Ddl Concorrenza è stato bollinato, ovvero verificato e approvato dalla Ragioneria generale dello Stato per quanto riguarda la copertura finanziaria. Un passaggio fondamentale per garantire che il Ddl rispetti i vincoli di bilancio e che le spese previste siano coperte da adeguate risorse finanziarie. Ora inizierà quindi l’atteso iter parlamentare dove verrà esaminato dalle commissioni parlamentari competenti, per poi essere discusso nelle aule di Camera e Senato. Le cose quindi potrebbero ulteriormente cambiare, ci sono quindi possibili ulteriori margini di miglioramento e restiamo pertanto fiduciosi che essi possano essere definiti e approvati al fine di poter avere una normativa che sia effettivamente di supporto a chi fa impresa innovativa che è la strada maestra per rinnovare il tessuto economico ma anche sociale del Paese. (foto di engin akyurt su Unsplash)

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