“Da una parte c’è l’esplosione del mercato “new space economy“, dall’altro c’è una grande eccellenza del nostro Paese su questo settore, in mezzo c’è la nostra storica lentezza nel trasferimento tecnologico e nel venture capital. In mezzo quindi a nostro avviso c’è un gap da riempire molto ampio nel quale inserirsi”, così Matteo Cascinari spiega a Startupbusiness la ragione di base che ha portato alla nascita del nuovo fondo dedicato proprio agli investimenti in spin-off, startup e Pmi con innovazioni nei settori upstream (infrastrutture spaziali) e downstream (applicazione basate su infrastrutture spaziali). Il fondo di venture capital dedicato all’innovazione spaziale sarà gestito da Primomiglio Sgr e sarà lanciato a fine anno con un obiettivo di raccolta di 80 milioni di euro. “Rispetto ad altri fondi poi partire con il commitment dell’Agenzia Spaziale Italiana che porta sia soldi sia network e competenze mi sembra una particolarità interessante – aggiunge Cascinari che è il key man dell’iniziativa – Per quanto riguarda i campi di investimento poi l’accezione di spazio è ampia e a nostro avviso impatterà soprattutto sul settore downstream ovvero tutti i dati che arrivano dallo spazio dall’osservazione della terra (per upstream invece si intendono tutti i sistemi che abilitano la salita nello spazio). È la logica dei big data applicabile a tantissimi segmenti di mercato: dalla meteorologia, all’agricoltura, alla guida autonoma, navigazione inerziale, oltre ovviamente alle telecomunicazioni”. Il fondo punta ad essere operativo con i primi investimenti già nel 2019. In questo contesto la società di gestione ha annunciato di aver ricevuto il supporto all’iniziativa dall’Agenzia Spaziale Italiana quale cornerstone investor, riferisce una nota. L’industria spaziale ha toccato i 327 miliardi di dollari nel 2017 ed è destinata a crescere in modo estremamente significativo nei prossimi trent’anni fino a raggiungere i 2700 miliardi di dollari nel 2045. Negli ultimi anni il settore ha iniziato un processo di trasformazione e accelerazione, sono nate nuove aziende private come ad esempio Space-X (Elon Musk), Blue Origin (Jeff Bezos) e Virgin Galactic (Richard Branson). Le innovazioni tecnologiche, che stanno investendo tutta la filiera industriale – dalla drastica riduzione dei costi di lancio alla disponibilità di grandissime quantità di dati prodotte da diverse costellazioni di satelliti – stanno aprendo il settore a nuove startup. “Il settore commerciale sta sviluppandosi in modo molto rapido e con esso gli investimenti – dice Gianluca Dettori, presidente di Primomiglio Sgr nella nota diffusa per annunciare il nuovo fondo – Dei 6,3 miliardi investiti in startup spaziali negli ultimi vent’anni, l’80% sono avvenuti ultimi tre. Siamo molto felici della partnership con l’Agenzia Spaziale Italiana, che ci consentirà di avere un punto di accesso privilegiato rispetto a queste tecnologie.” L’Asi, tra i fondatori e terzo contributore dell’Esa (European Space Agency) è attiva in moltissimi ambiti: robotica spaziale (Cassini, Mars Express, Rosetta, Venus Express, Dawn, Juno), lanciatori (Vega e Ariane 5), osservazione della terra, osservazione dello spazio, navigazione, telecomunicazioni, volo umano, volo suborbitale anche in partnership con diversi operatori (Nasa, Israele, India, Cina) e istituzioni accademiche, private e di ricerca. Il team di investimento sarà supportato nelle attività di scouting e advisory dalla Fondazione E. Amaldi, attiva nella new space economy e che ha lo scopo di promuovere e sostenere la ricerca scientifica finalizzata al trasferimento tecnologico, partendo dal settore spaziale, come strumento fondamentale per lo sviluppo economico del Paese e come fonte di innovazione per il miglioramento della competitività, della produttività e dell’occupazione. “L’Agenzia Spaziale Italiana crede molto nel venture capital per sviluppare la space economy – afferma il Presidente dell’ASI, Roberto Battiston sempre secondo quanto riporta la nota – . Al nostro sistema, che da sempre detiene eccellenze scientifiche, tecnologiche e industriali, mancava la quarta ed importante gamba dei nuovi strumenti finanziari, che insieme al modello delle partnership pubblico private, sono il futuro della new space economy”. Nuove infrastrutture, satelliti e sensori spaziali rimandano sulla terra terabyte di informazioni sull’osservazione terrestre, che possono oggi essere elaborate con tecnologie big data e di intelligenza artificiale per abilitare nuove soluzioni e tecnologie. L’Italia è stata la terza nazione al mondo nel lanciare in orbita un satellite, e oggi il settore aerospaziale produce in Italia 1,6 miliardi di euro di fatturato, su 250 aziende operative in tutta la filiera. Fornisce un notevolissimo contributo di ricerca e innovazione a livello internazionale, ma poca di questa innovazione viene trasferita sul mercato anche a causa della scarsità, fino a ora, di investitori specializzati.
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