Sonita realizza veicoli elettrici multi-funzione, ed ha traguardi molto ambiziosi di fronte a sé. Abbiamo intervistato il CEO dell’azienda, Alessia Bertolotto, per farci raccontare di più riguardo questa nuova startup hardware orgogliosamente italiana. Il mercato dei veicoli elettrici è parecchio movimentato da qualche tempo. Con le reti di distribuzione territoriale in via di costruzione – penso in particolare alla rete di Supercharger della Tesla di Elon Musk – ci si avvicina ad ampie falcate verso una rivoluzione della mobilità. Come si inquadra Sonita in questo cambio di paradigma? Il mercato dei veicoli elettrici ha avuto un impennata positiva soprattutto negli ultimi mesi. Sonita è stata concepita primariamente per sposarsi con l’attuale periodo storico che è caratterizzato da una crisi globale diffusa: su questa base è nata l’idea di avere in un unico veicolo, EEELCAR, primariamente un mezzo da lavoro che all’occorrenza possa anche diventare un mezzo da tempo libero, sul modello del “fai da te” cambiando i pezzi del veicolo all’occorrenza e comodamente a casa propria. In secondo luogo la leva del prezzo è stata fondamentale: Sonita verrà commercializzata intorno ai 20 mila euro. In terzo luogo, vi è una reale compensazione della Co2 prodotta in fase di costruzione del veicolo grazie all’humus ed alla ricreazione del lavoro di bottega per recuperare i saperi ed i cervelli che ancora molto hanno da dare al mondo e ai giovani. Quali sono i principali modelli di veicoli che offrite ai vostri clienti? Perché, oltre alla sensibilità nei confronti dell’ambiente, dovrebbero scegliervi? I nostri clienti target sono tutte le piccole e medie imprese, gli artigiani, gli elettricisti, gli enti e le associazioni i quali necessitano di un mezzo economico, flessibile, ma soprattutto che li faccia risparmiare. L’opportunità di mercato, ovvero il mercato target che si vuole raggiungere, è diviso in due parti: linea flotte per le grandi aziende ed enti pubblici e la Linea Privati (ma solo in un secondo momento) con il sistema a catena dei concessionari. Perché sceglierci? Per un pieno basteranno appena 3€, e i nostri mezzi sono realizzati con molti materiali riciclati. Vi è la compensazione sulla CO2 prodotta per costruire i veicoli attraverso la dotazione di Humus Anenzy (prodotto dal partner ambientale Marcopolo Environmental Group), quale recuperatore e fissatore della CO2 da cicli di filiera enogastronomica del Made in Italy al 100%. Il nome stesso dell’azienda è l’acronimo composto dalle parole sono italiano/a, inteso come “io sono italiano/a e voglio portare la mia italianità nel mondo, italianità positiva del saper fare con ricadute positive sull’ambiente e nel sociale”. EEELCAR è il primo veicolo economico, ecologico, elettrico, modificabile nella forma e funzione (il van commerciale, può trasformarsi in un 4 posti city car e poi ancora in un pick-up) che racchiude al suo interno reali valori ambientali e sociali. Insomma, un’idea che coniuga un grande progetto industriale attento alle necessità lavorative generali, con una filosofia green che non ha precedenti e che tenta in maniera sincera di chiudere un cerchio eco-sostenibile che sino ad oggi non ha termini di paragone nel mondo. Da chi è composto il team e da dove operate prevalentemente? Siamo 7 soci “lavoratori” ed io ho l’onore di guidare l’azienda in qualità di Amministratore Unico, ed abbiamo creato una rete a livello nazionale di attori con esperienza ultra-trentennale e coinvolgendo le principali aziende che appartengono all’indotto dell’ automotive con cui stiamo collaborando per lanciare i primi veicoli. La nostra sede legale è in Provincia di Cuneo, mentre la produzione avviene in provincia di Torino, la patria dell’automotive italiano.
C’è stato interessamento da parte di investitori italiani e/o stranieri? Abbiamo interessato molti fondi di investimento (private equity, venture capital, business angel), nonché incubatori tecnologici e promotori di iniziative ambientali all’avanguardia, ma le proposte che ci sono state fatte non erano per noi soddisfacenti. Ad oggi ancora siamo disponibili a partnership, pur continuando la messa in produzione in totale autonomia e totalmente finanziata dai soci di Sonita. Crediamo molto nel progetto che verrà lanciato all’EXPO 2015 tramite il nostro partner Ambientale. Siamo stati anche contattati da possibili Partner esteri, ma non abbiamo accettato le loro proposte perché questo avrebbe significato lanciare il progetto all’estero. Come ho sottolineato precedente, noi siamo italiani e vogliamo lanciare il progetto in Italia. Ciò premesso, crediamo fermamente che la nostra produzione possa essere fatta su larga scala e contiamo, nel giro di tre anni, di posizionarci sul mercato nazionale dei mezzi elettrici commerciali per le piccole e medie imprese e per gli Enti e le Istituzioni. Un’ultima domanda sulla sua personale esperienza d’impresa: notoriamente le donne CEO sono una minoranza rispetto agli uomini. Come vive la sua esperienza da imprenditrice dell’eco-innovazione? Trova qualche difficoltà particolare? Da un punto di vista “operativo” posso dire che sin dal suo concepimento Sonita non ha riscontrato alcun tipo di difficoltà operativa, in quanto si trova nella fase di pre-industrializzazione. Abbiamo già pianificato le prossime attività fino a Dicembre 2015 che comprendono il lancio dei primi prototipi all’EXPO 2015 fino alla predisposizione della costruzione dei primi 100 veicoli previsti nel primo anno. Unitamente a ciò vi sarà l’ultimazione della parte commerciale per la costruzione della rete licenziatari, parallelamente l’avvio della promozione all’estero. Da un punto di vista personale e femminile posso dire che fatalmente si pensa solo alla sfera maschile quando si parla di impresa. Inoltre sono convinta che le mie colleghe imprenditrici e non, sono consce del sempre più importante ruolo che abbiamo per mitigare l’egemonia maschile. Noi donne siamo quelle che hanno attivato nella storia i primi recuperi energetici attraverso il risparmio delle risorse attuato attraverso il buon uso dei beni di consumo; questa caratteristica è tipica del DNA femminile, anche se oggi purtroppo fatichiamo ad attaccare un bottone. Ad ogni modo, sia per noi donne che per gli uomini, essere giovani imprenditori rappresenta una sfida importante ed esserlo in Italia può significare essere folli, ma noi ci crediamo: una filosofia, un linguaggio, un prodotto. Noi giovani dobbiamo essere orgogliosi di essere italiani e dobbiamo fare di tutto per poter continuare a studiare e lavorare nel nostro Paese: il nostro saper fare costituisce un grande patrimonio per l’Italia! di Andrea Latino @andrealatino
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