Socialbeat è operativa da maggio del 2017. È stata fondata da Antonio Santoro, Mirko Vairo e Marco Sangalli, si è fino a oggi autofinanziata e ha sviluppato una soluzione per gestire al meglio i contenuti, per migliorare le informazioni, per automatizzare alcuni processi, per analizzare le grandi quantità di dati. Una soluzione che piace soprattutto a giornali e giornalisti, ma anche alle aziende e inizia ad attirare l’attenzione anche di qualche candidato politico. “Recentemente siamo anche stati selezionati da Google nel contesto della Google Digital News Initiative – dice Santoro a Startupbusiness – e abbiamo ricevuto un finanziamento di 400mila euro per sviluppare soluzioni per la personalizzazione dei contenuti attraverso newsletter personalizzate e automatiche, widget da pubblicare sui siti e altro ancora. Il progetto intitolato Personalized Content Experience parte in queste settimane e durerà 11 mesi e oltre a Google è coinvolta anche Accenture e l’Eco di Bergamo, e tutta la proprietà intellettuale resterà a Socialbeat”.
L’attuale piattaforma di Socialbeat consente per esempio di monitorare in tempo reale le news da diverse fonti in modo che il giornalista sappia sempre quali sono i temi e le notizie che stanno avendo maggiore riscontro e possa naturalmente anche verificare quali tra quelle date dal suo giornale sono maggiormente apprezzate dai lettori. “All’interno della piattaforma abbiamo anche un sistema di image recognition e possiamo analizzare anche i metadati come per esempio le sezioni in cui gli articolo sono pubblicati, gli autori degli stessi, le localizzazioni geografiche”, specifica il co-fondatore. Non solo, la piattaforma di Socialbeat da anche di più: prevede quali saranno le notizie più popolari nelle ore successive a un dato momento, salvo naturalmente breaking news. Lo fa con un sistema di ranking predittivo che si aggiorna ogni 15 minuti e che mostra quali sono le evoluzioni tendenziali delle notizie permettendo quindi al giornalista di mantenere l’attenzione sui temi maggiormente caldi. Ciò avviene anche facendo leva su dati che provengono dalle news locali e dal social driven journalism, quindi dalle notizie che vengono divulgate dagli utenti sui social. Questo tipo di analisi e di automatismo funziona anche all’inverso consentendo quindi di automatizzare la pubblicazione di contenuti sui social network al fine di accrescere ulteriormente la visibilità di un articolo e sempre acquisendo il contenuto, testuale o fotografico, già pubblicato sul sito della testata quindi già validato dal giornalista. “L’impiego della nostra piattaforma da parte delle testate giornalistiche che già lo hanno adottato si traduce in una crescita sostanziale sia del traffico sia dei follower oltre che della produttività e dell’engagement della follower base e non serve che ci sia un team dedicato a questa attività, non serve il social media manager, cosa che è per esempio molto utile per redazioni più piccole”, spiega Santoro. Che aggiunge come l’analisi dei big data ha permesso per esempio di rilevare informazioni specifiche e puntuali relativamente ad accadimenti precisi: “abbiamo per esempio tracciato le rotte che seguono gli aeroplani in arrivo e partenza dall’aeroporto di Orio al Serio al fine di rilevare se tutte le compagnie rispettavano le direttive imposte al fine di ridurre il rumore avvertito dai cittadini che abitano nella zona e abbiamo anche potuto incrociare i dati relativi alle attività di chi affitta case con AirBnB nella zona di Bergamo per comprendere se vi era evasione della tassa di soggiorno”. Bergamo è la città dove Socialbeat ha sede perché il suo primo cliente è stato proprio il quotidiano della città orobica. Come detto la startup nasce poco meno di due anni fa e punta a un fatturato pari a mezzo milione di euro nel 2019 ciò anche a un piano per raccogliere circa un milione di euro di finanziamento con azioni si equity sia di debito. Soldi che serviranno per assumere nuove persone, soprattutto sviluppatori e per estendere il mercato che oggi conta 20 clienti in Italia, l’unico internazionale è il Corriere del Ticino, ma che, nei piani dei fondatori deve diventare internazionale: “la nostra piattaforma è già in grado di operare in qualsiasi lingua e tutta la dashboard l’abbiamo realizzata esclusivamente in inglese”. La piattaforma di Socialbeat è acquistabile sotto forma di servizio Saas ed è proposta a tariffe flat, quindi non legate al numero di utenti singoli, ma con differenze a seconda della dimensione delle redazioni, il sistema è in grado di integrare qualsiasi tipo di dato “per esempio anche quelli di Spotify e Shazam per sapere quali sono le canzoni che hanno maggiore successo in ogni momento”, e si basa sul cloud di Amazon Web Services. “Uno dei commenti che riceviamo con maggiore frequenza dai nostri clienti – conclude Santoro – è che grazie alla nostra piattaforma e alla sua ottimizzazione visuale, non è più necessario tenere tante finestre aperte per seguire le diverse fonti e abbiamo rilevato che l’utilizzo è mediamente piuttosto elevato e calcolabile in circa tre sessioni al giorno della durata di circa un’ora ciascuna per ogni utente e abbiamo al momento circa 100 singoli utenti che lo utilizzano ogni giorno”.© RIPRODUZIONE RISERVATA