Malta sta diventando uno dei più dinamici hub digitali in Europa. Ciò grazie a un contesto business che parla in inglese, all’ampia presenza di aziende che operano nel settore del gioco digitale e che quindi hanno sviluppato e attirato competenze, a un approccio a sostegno del business da parte dell’industria, del settore pubblico e dei regolatori che si sta dimostrando efficace, nonché grazie a uno scenario economico e politico stabile. Tutti questi elementi concorrono all’obiettivo di sostenere l’innovazione e fanno pari con l’alta qualità della vita, il clima favorevole. Malta è oggi nella condizione di avere molto da offrire e ciò che serve ora è un’accelerazione nel costruire l’ecosistema e le connessioni con altri ecosistemi di startup in Europa e nel mondo. Alla fine del 2016 un gruppo di alcuni imprenditori maltesi, compresi alcuni espatriati, ha deciso di dare vita al progetto Silicon Valletta al fine di collaborare per portare risorse e competenze a sostegno della crescita dell’ancora giovane ecosistema digitale dell’isola trovando anche il supporto attivo di Kpmg e della Malta Communication Authority. “Obiettivo di Silicon Valletta è creare un network efficiente per i nuovi imprenditori, per gli investitori e tutti gli altri attori che partecipano all’ecosistema in modo da favorire incontri regolari, creazione di partnership, e influenzare le policy nonché far crescere la consapevolezza del ruolo che il settore digitale maltese può giocare a livello internazionale”, spiega Simon Azzopardi, uno dei fondatori di Silicon Valletta. Attualmente fanno parte di Silicon Valletta aziende che operano in ogni ambito del digitale: da quelle che sviluppano prodotti SaaS business to business a quelle che producono stampanti 3D. “Non c’è quindi solo il gaming ma anche imprese che arrivano dal mondo delle assicurazioni, del software, dell’industria”, precisa Azzopardi, il quale aggiunge: “Come prima cosa vogliamo essere molto chiari con la nostra missione: facciamo leva sui punti di forza che ha già oggi l’ecosistema e li decliniamo al fine di renderli un valore, è qualcosa che abbiamo già fatto in passato soprattutto per il gaming e il settore finanziario e i risultati si sono visti. Detto questo siamo consapevoli che benché Malta abbia ancora molto da offrire dobbiamo anche confrontarci e affrontare i nostri punti di debolezza continuando a essere autocritici, realisti e lavorare per migliorare”. Silicon Valletta intende avviare relazioni bilaterali con ecosistemi di altri Paesi e sta già lavorando per definire collaborazioni operative in ottica di sostegno all’intero sistema perché, dice il fondatore: “Non siamo né un incubatore né una struttura che da coach alle startup, ma desideriamo essere il punto di partenza e di aggregazione per il settore digitale e le startup perciò siamo vicini alla Università e al governo e, con la collaborazione di tutti i nostri membri, lavoriamo per rendere efficaci le decisioni normative, abbiamo ricevuto il supporto del governo fin dal primo giorno e con loro continuiamo a costruire”. Uno dei settori più promettenti è quello del fintech grazie al fatto che a Malta l’industria dei servizi finanziari è già strutturata e importante anche sul piano internazionale e qui, secondo la visione di Silicon Valletta, entra in gioco il ruolo fondamentale dei regolatori in quanto, appunto, tale mercato è un settore particolarmente regolamentato e la possibilità di offrire un terreno dove tale regolamentazione è attiva e lungimirante anche quando si tratta di innovare, di abbracciare nuovi modelli e nuovi concetti, risulta determinante per la competitività dell’intero ecosistema. Altro ambito a cui Silicon Valletta guarda è la sharing economy che benché nel piccolo Paese al centro del Mediterraneo sia ancora un modello che muove i primi passi, soprattutto per via delle ridotte dimensioni del mercato, a Malta vivono poco meno di 450mila persone (circa 100mila meno del Lussemburgo e 100mila più dell’Islanda), potrebbe rivelarsi una opportunità proprio per impiegare al meglio le risorse limitate disponibili con benefici diretti sia sul business sia sull’ambiente. Contributor: Enrico Aprico, Cmo di Copernico e Adjunct professor Strategia e politica aziendale Università Cattolica di Milano
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