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Con i termini sharing mobility si fa riferimento a un nuovo concetto di mobilità che ruota intorno alla condivisione dei mezzi per spostarsi da un luogo ad un altro o all’interno dei centri abitati. Si tratta di un modello innovativo di mobilità che rientra nello spettro più ampio della sharing economy: le persone tendono a usare sempre meno la propria auto, anche per esigenze green, ma si rivolgono a piattaforme per il noleggio di biciclette, scooter, monopattini, auto stesse, per il noleggio a ore del mezzo. Oppure mettono a disposizione il proprio mezzo per un uso condiviso o si servono di mezzi in condivisione messi a disposizione dale aziende. Il fenomeno può essere osservato sia dal lato utente, come nuovo comportamento sociale, un nuovo lifestyle, che risponde a esigenze di sostenibilità e vivibilità delle città; sia dal lato business, in quanto la sharing mobility si è potuta diffondere grazie alla nascita di tante imprese che offrono tale servizio attraverso piattaforme. In particolare, l’esplodere del potenziale della sharing economy è legato alla nascita e diffusione di piattaforme digitali per l’erogazione e l’ottimizzazione del servizio stesso.
Diverse forme di sharing mobility
Attualmente si contano diverse forme di sharing mobility, in relazione al veicolo o alla modalità: carpooling, carsharing, bikesharing, micro-mobilità, ride hailing. Carsharing – Per “car sharing” si intende il noleggio di un’auto di proprietà di terze parti, generalmente di breve termine e in contesti urbani. La stessa auto viene messa a disposizione a più conducenti che la utilizzano per un tempo limitato. (es. Lynk, Car2go, Enjoy o DriveNow) Carpooling – di “car pooling” presuppone che la condivisione del viaggio non preveda un guadagno per il conducente ma solo una condivisione dei costi, ovvero un’attività di trasporto di cortesia (es. Blablacar); si sta diffondendo molto anche il car pooling aziendale (es. JoJob e Up2Go) Ridesharing – Si riferisce in generale all’attività di condivisione di passaggi in auto, anche al fine di produrre un guadagno (in questo caso definito ride sharing on demand) Ride hailing – Forma particolare di ride sharing. E’ un vero e proprio servizio commerciale attivato nelle grandi città, un mix tra servizio di noleggio con conducente e taxi e consiste nel geolocalizzare i driver attraverso una app, prenotarlo e pagarlo (es. Uber o Lyft). E’ contestato da molti che non lo ritengono un servizio di ‘sharing’ ma un servizio commerciale alla pari dei taxi. Micromobilità – Si riferisce ai servizi di condivisione di biciclette, scouter, monopattini che funziona soprattutto nelle grandi città ed è offerto da diverse piattaforme. Oggi rappresentano in Italia una quota importante della sharing mobility.
Sharing Mobility in Italia
sono percorsi con questi veicoli (fonte: 5° rapporto nazionale sulla sharing mobility).
Ma quali sono le caratteristiche della sharing mobility?
L’Osservatorio sulla sharing mobility individua 5 caratteristiche che identificano un servizio di mobilità condivisa:
I nuovi servizi di sharing mobility tendono a ridurre lo svantaggio dei sistemi condivisi tradizionalmente intesi, riuscendo ad offrire delle opzioni di trasporto in cui gli utenti possono contribuire a disegnarne i contorni in tanti modi diversi: in tempo reale con un impulso a partire dal proprio dispositivo, sulla base dei propri feedback, attraverso il fatto di “diventare” tanti Big Data che software ed algoritmi sempre più complessi contribuiscono ad analizzare.
4- interattività, community e collaborazione
La piattaforma digitale e i differenti canali utilizzati nella comunicazione tra operatori di sharing mobility ed utenti prevede che l’utente non solo abbia la possibilità di fruire ma anche di creare/modificare il prodotto/servizio offerto. Il livello interattivo e di feed-back è variabile da servizio a servizio ma è comunque sempre presente. I servizi di sharing mobility non solo sono fondati sull’ascolto del consumatore ma sulla capacità e possibilità di coinvolgerlo nella progettazione del prodotto o nell’erogazione del servizio. Gli utenti sono dei “prosumer”, termine usato per indicare che i consumatori non sono solo semplici attori passivi ma diventano veri e propri consumatori consapevoli e, in molti casi, addirittura produttori.
Nelle esperienze della mobilità condivisa c’è spesso un’attenzione particolare all’inserimento di un elemento di socialità. Questo può essere non solo la collaborazione tra pari che genera di per sé un vero “legame sociale” ma anche un elemento esperienziale e relazionale aggiuntivo al fine di arricchire le normali transazioni economiche tra persone.
5- sfruttamento della capacità residua
Sotto il profilo business è probabilmente la caratteristica più importante.
La capacità inutilizzata, concetto noto al mondo industriale, di una macchina, impianto o sistema, cioè il suo sotto-utilizzo, aggrava costi fissi e generali. Nel settore dei trasporti attuale, il cui baricentro è tutt’ora l’utilizzo di veicoli di proprietà, è intrappolata una grande quantità di capacità inutilizzata, che pesa anche nella congestione stradale per esempio. Si pensi solamente alla quantità di auto ferme nei parcheggi, o al fatto che la maggior parte delle auto viaggi con un solo 1-2 passeggeri a bordo.
ndr – lo sfruttamento della capacità inutilizzata è alla base anche di servizi come Uber, che si rivolgono agli NCC nei momenti in cui non effettuano servizio prenotato con le forme tradizionali
Il rapporto sulla sharing mobility approfondisce anche il tema della sostenibilità ambientale, dei modelli di business e gli aspetti sociologici. Inoltre inquadra il fenomeno nel contesto italiano.
Uno dei dati emersi è la grandissima diffusione nel nostro Paese del bikesharing rispetto ad altri Paesi europei: a fine 2015 in Italia erano attivi circa 200 servizi di bikesharing, mentre in Francia, dove il fenomeno è molto diffuso sono appena 39. La prima città italiana a offrire in condivisione 120 biciclette è stata nel 2001 Ravenna.
Fenomeno monopattini
Nel 2020 il più importante fenomeno registrato in ambito sharing mobility è stato l’esplosione dei servizi di noleggio dei monopattini. Arrivati in Italia sul finire del 2019, i servizi di monopattini–sharing realizzano numeri senza precedenti nell’anno della pandemia, diventando in 12 mesi il servizio più diffuso in Italia, quello più presente nelle città del sud, quello con più veicoli operativi sulle
strade, nonché quello che realizza il maggior numero di noleggi nel 2020. [infografica id=”110319″ class=”attachment-full infoImg infoImg-contain-height hide” alt=”tabella sullo sharing di monopattini” ]
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