È uscito il SEP monitor sulle
scaleup europee che disegna uno scenario continentale dove l’Italia, ancora una volta, occupa posizioni di rincalzo. Quando si tratta di valutare il capitale raccolto e il numero di scaleup in rapporto alla popolazione, quindi
tenendo in considerazione la dimensione del Paese e della sua economia, il risultato è il peggiore del continente, il peggiore considerando 20 Paesi europei come riporta il grafico qui sotto.
La ricerca condotta da
Mind The Bridge (SEP Report 2017) rileva che nel 2016 in Europa si contano
4200 scaleup le quali hanno raccolto 58 miliardi di dollari in capitale pari allo 0,33% del prodotto interno lordo, che i settori principali sono il commercio elettronico, la finanza, l’ospitalità, che ci sono mediamente
0,9 scelup ogni 100mila abitanti del Continente. Il report analizza anche gli effetti della
brexit rilevando che a seguito dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea l’impatto sull’ecosistema delle scaleup sarà considerevole e si prevede una contrazione rispetto ai valori attuali del 36%, almeno inizialmente. Nell’elenco dei migliori ecosistemi svetta la Gran Bretagna con oltre 1400 scaleup che hanno raccolto 20miliardi di dollari di finanziamenti. Seguono la Germania con 442 scalup e 10miliardi, la Francia con 513 scaleup e 6,6 miliardi, la Svezia con 279 scaleup e 5,3 miliardi. E poi la Spagna con 207 scaleup e 2,8 miliardi, i Paesi Bassi con 178 scaleup e 2,2 miliardi, la Danimarca con 1,7 miliardi raccolti da 110 scaleup, seguono Irlanda, Finlandia, Svizzera con, rispettivamente, 135, 150 e 153 scaleup che sono state finanziate con 1,5, 1,4 e 1,3 miliardi di dollari. E poi spunta l’Italia con 0,9 miliardi di dollari e 135 scaleup (abbiamo pubblicato dati aggiuntivi e il link per scaricare
il report completo nella sezione Report ). Le ragioni per cui
l’Italia è sempre in fondo alle classifiche di questa natura l’abbiamo già ampiamente analizzata e fotografata ma in sintesi è dovuta soprattutto alle
politiche sbagliate che gli ultimi governi nazionali hanno insistito a perpetrare e di cui abbiamo ampiamente raccontato i relativi punti di debolezza. Basterebbe tenere presente che da quando la legge, fatta nel 2012, è in vigore a oggi non vi è stata nessuna significativa crescita in termini di investimenti e quindi l’Italia ha continuato a perdere terreno rispetto alle altre economie europee, per fare comprendere a chi governa che le politiche fino a qui attuate sono inefficaci.
Gli imprenditori, il vero asset dell’ecosistema italiano, persone che stanno costruendo aziende di valore e che le stanno facendo crescere e diventare globali, stanno iniziando a capire che non si può più aspettare i tempi delle politiche istituzionali e quindi si stanno autonomamente organizzando, non tramite associazioni o tavoli di lavoro o cabine di regia o stati generali, ma mettendosi insieme con l’unico scopo di sviluppare i loro business, di trovare più rapidamente le persone con le giuste competenze da assumere e di accelerare il processo di internazionalizzazione, processo che sempre più spesso prevede anche lo spostamento della sede legale fuori dall’Italia. Torneremo a scrivere di come questi imprenditori si stanno organizzando appena avrà senso dare pubblica evidenza di queste azioni che sono già in atto e in fase di costituzione, e presto, già nei prossimi giorni, scriveremo anche di un nuovo round da diversi milioni di euro che un grande fondo internazionale sta per chiudere con una startup di genesi italiana ma con sede all’estero.
Altrove nasce il più grande fondo VC della storia
Nel frattempo però, continuiamo a dare anche un’occhiata a quanto avviene nel resto del mondo e nelle ultime settimane le notizie che più hanno dato una scossa allo scenario sono quelle attorno alla creazione e alle attività del più grande fondo di investimento in imprese tecnologiche mai costituito al mondo che si chiama Vision Fund ed è stato realizzato dalla giapponese SoftBank con il contributo di diversi partner, tra cui per esempio Apple che si è impegnata a investire un miliardo di dollari nel fondo che mira ad avere un patrimonio complessivo di 100miliardi di dollari. Abbiamo parlato di SoftBank qui e in occasione dell’operazione di investimento nella startup britannica Improbable e scrivemmo che si trattava solo dell’inizio, è in fatti di queste ultime ore la notizia che SoftBank ha comprato Boston Dynamics e Shaft, le due aziende di robotica che Alphabet, quindi Google, ha messo in vendita, e ha tentato anche di investire in Essential la nuova startup fondata da Andy Rubin, l’uomo che ha inventato Android, e che sta lavorando allo sviluppo di uno smartphone innovativo. Essential che ha già raccolto 300 milioni di dollari ed è già valutata quasi un miliardo di dollari, è quindi quasi un unicorno, ha però dovuto rinunciare all’investimento del Vision Fund perché Apple si è opposta, il fondatore Rubin non si è però scomposto e ha trovato altri investitori . Seguiremo le attività di Vision Fund perché con 100 miliardi di dollari si può cambiare lo scenario di interi ecosistemi, basta considerare che è quasi il doppio del dato pubblicato dal rapporto SEP monitor citato all’inizio di questo articolo relativo all’ammontare complessivo dei soldi raccolti da tutte le scaleup europee.