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Il modello di business di Egomnia
Il modello di business di Egomnia segue tre direzioni: business to consumer, attraverso Egomnia.com, il portale di incontro domanda-offerta di lavoro che grazie alla quarta versione della piattaforma rilasciata ad aprile 2015 ha definito un modello basato su transazioni automatiche per attività di recruiting, employer branding e advertising; business to business to consumer con le aziende che acquistano pacchetti di servizi, generalmente annuali, da utilizzare su Egomnia. Questi clienti hanno servizi potenziati, il contatto diretto con il team Egomnia e agevolazioni di prezzo. Egomnia ha inoltre alcune soluzioni business to business già presenti sul mercato e rivolte sempre al settore delle risorse umane: come Egomnia Monitoring ed Egomnia Wellness. La società è poi attiva anche nell’ambito della consulenza informatica per la realizzazione di soluzioni enterprise, portali o applicazioni complesse. L’attività di consulenza è spesso volta a creare partnership strategiche o partecipazioni della stessa Egomnia come accaduto con le società Fidenia e Mondocane per esempio.
“La chiave principale del modello di business adottato da Egomnia – dice il fondatore – fino a ora sono i prezzi. Oggi i nostri prezzi sono nettamente vantaggiosi, molto al di sotto della soglia dei competitor, per esempio la pubblicazione di un annuncio di lavoro su Egomnia costa 15 euro, la promozione di un post che raggiunga mille persone appena 0,15 euro. Non solo, Egomnia ha molti dei suoi servizi ancora totalmente gratuiti, come per esempio la ricerca all’interno del database, e molte soluzioni software business to business rilasciate gratuitamente ai propri clienti. L’obiettivo è quello di creare valore e fare di Egomnia lo strumento di riferimento le aziende. Poi magari in futuro i prezzi cresceranno ma attualmente non siamo concentrati sull’aumentare il fatturato ma sull’accrescere il valore: numero di iscritti, qualità del servizio tecnico, qualità dei clienti, fidelizzazione, numero di software presenti sul mercato”.
La storia di Egomnia
Un capitolo piuttosto curioso della storia di Egomnia fino a qui è quello legato alla sua visibilità mediatica che le ha sì permesso di aumentare il giro d’affari, i numeri e il network, ma ha anche creato qualche deriva di tipo critico soprattutto perché molta di questa visibilità si è concentrata più sul fondatore che non sulle attività industriali della società. Matteo Achilli è stato infatti protagonista di una copertina di Panorama Economy nel 2012 (allora aveva appena 20 anni), fu uno dei casi citati dal documentario della BBC intitolato “The Next Billionaires” dalla BBC e girato nel 2014 , è stato inserito da Business Insider tra i ventenni più potenti del mercato internet nel 2014 e terzo tra gli under trenta più potenti nel 2015 . Achilli ha inoltre, sempre nel 2014, ottenuto la medaglia dalla Presidenza della Repubblica italiana firmata da Giorgio Napolitano e con Egomnia è stato sponsor della 71esima e 72esima edizione del Festival del Cinema di Venezia. Questa strategia mediatica è certamente servita all’azienda per farsi conoscere anche a livello internazionale, è certamente servita a compensare la mancanza di fondi iniziali da destinare a campagne promozionali, ma è anche vero che l’interesse mediatico ricevuto da Achili e da Egomnia è certamente unico per una startup italiana e ciò ha, come sempre accade in questi casi, generato anche alcune opinioni discordanti e critiche principalmente per essersi esposto tanto in anticipo rispetto all’effettiva disponibilità del prodotto. Nonostante le critiche, a volte anche insistenti, il modello di strategia comunicativa utilizzato da Achilli si è dimostrato efficace e ha permesso a Egomnia di impostare così la sua strategia di crescita che, come descritto sopra, punta a creare prima il valore e poi a generare i numeri che daranno la dimensione della sua capacità di fare business. Capacità che è anche legata alla gestione finanziaria e azionaria della società. Matteo Achilli ha sempre rivendicato il 100% della proprietà di Egomnia Srl. Nel corso del 2016 però, per la prima volta, sono stati firmati term sheet per l’apertura del capitale. La strategia seguita dal fondatore e fino a ora unico socio è però un po’ diversa rispetto a quella che caratterizza normalmente il percorso di crescita di una startup, ciò perché entreranno in Egomnia investitori locali nelle subsidiary che Egomnia ha costituito e costituirà fuori l’Italia. Matteo Achilli continuerà a mantenere il 100% le quote dell’azienda italiana dove risiede la proprietà intellettuale delle soluzioni. Per avere i dettagli sulle operazioni finanziarie di Egomnia e per conoscerne la capitalizzazione dovremmo però aspettare il 2017. La storia di Egomnia fino a qui è quindi piuttosto particolare nel panorama delle startup italiane ma non esente dalle difficoltà che le imprese italiane affrontano e nemmeno dagli errori e i passi falsi che anche il suo fondatore ha compiuto, come egli stesso dice: “in Italia la burocrazia e le alte tasse certo non aiutano, in più essendo io molto giovane e senza garanzie ho avuto difficoltà a trovare fidi, finanziamenti o mutui che solo oggi riesco ad avere grazie al buon rating che Egomnia Srl. Inoltre l’avere legato troppo il mio nome a quello dell’azienda, l’avere avuto una esposizione mediatica forte fin dall’inizio e il non avere reso pubbliche le modalità di business e le strategie di Egomnia ha alimentato le critiche da parte dell’ecosistema delle startup italiane, a ciò si aggiunge che Egomnia essendo un marketplace ha avuto una viralità piuttosto bassa rispetto a quella di altre piattaforme web dal punto di vista della sua capacità di attirare clienti i quali oggi ci sono, ma abbiamo lavorato intensamente per fare crescere in modo parallelo le due comunità: quella dei candidati e quella delle aziende con lo scopo di fornire valore a entrambi i membri di queste comunità”. Achilli sottolinea anche come per operare nel business to consumer serve essere scalabili e avere numeri consistenti e ciò lo si sta realizzando anche attraverso il processo di internazionalizzazione appena cominciato ma continua a essere non certo semplice trovare i fondi necessari per sostenere questa crescita, difficoltà che si accentuano anche per il fatto che il fondatore è stato per lunghissimo tempo l’unico socio dell’impresa e, infine, continua il fondatore, un altro punto debole è stata la mancanza di management: “io come unico socio e fondatore ho cercato di fare tutto ma sono consapevole che non sempre le mie capacità, la mia esperienza sono state sufficienti per prendere sempre le decisioni più giuste ed efficaci benché i risultati siano arrivati, e questa è una riflessione che diventa ancor più importante oggi che Egomnia ha una base clienti importante e si sta avviando verso la crescita internazionale”. Certo Egomnia se e quando cercherà figure con le giuste competenze per formare il suo gruppo di manager non avrà difficoltà a trovare le persone giuste grazie proprio al suo stesso algoritmo e alla sua stessa piattaforma, ma anche di questo sapremo con il prossimo anno che promette di essere un anno fondamentale nell’evoluzione e nella crescita della startup.
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