Luca Rossettini, fondatore e CEO di D-Orbit, racconta per i lettori di Startupbusienss la sua esperienza a Red Herring Europe 2013 che ha visto trionfare cinque start-up italiane in gara. Ecco i retroscena e il valore dell’esperienza vissuta all’evento di Amsterdam oltre il premio
Qualche mese fa sono stato contattato da Jean Ma, project manager di Red Herring, annunciandomi che D-Orbit era stata selezionata come potenziale finalista del Red Herring Europe 100 per l’edizione 2013, un premio dato alle 100 aziende del settore hi-tech potenzialmente più promettenti in tutta Europa. Incuriosito, ho chiesto maggiori informazioni e ho fornito le classiche informazioni aggiuntive da business plan affinchè il loro staff di giudici potesse valutare la nostra start-up. Dopo qualche settimana, mi viene chiesto di essere intervistato da Alex Vieux, CEO di Red Herring e fondatore della omonima rivista che negli anni novanta spopolava in Silicon Valley. La telefonata è stata breve. Poche domande, molto mirate sul modello di business, sulle potenzialità del mercato e su quello che stavano facendo. Alex mi avvisò subito che Red Herring non accetta sponsor esterni per essere libero di poter fare valutazioni oggettive delle aziende senza pressioni esterne, e che quindi, se fossimo stati ammessi alle fasi finali, ci sarebbe stato un prezzo da pagare, che avrebbe compreso due giorni di conferenza, le presentazioni da parte delle aziende finaliste ai giudici ed eventi di networking. Un po’ come andare a una conferenza scientifica in cui si paga per l’iscrizione, insomma. Atipico per il mondo start-up, dove solitamente questi eventi sono gratuiti o con una barriera d’ingresso molto bassa, ma ragionevole considerando che le aziende prese in considerazione da Red Herring non sono solo start-up ma società del settore hi-tech che hanno avuto una forte crescita in pochi anni e con un business model dirompente.
Molto francamente, io ero in difficoltà: sborsare una cifra di partecipazione per un evento che non avevo nel mio esiguo budget da start-upper per infilarmi in una competizione con aziende che fatturano già milioni – alcune qualche decina di milioni – di euro, mi sembrava un buco nell’acqua… D-Orbit ha sicuramente un business model interessante, ma è nata da poco, e anche se in due anni è riuscita a fare molto più di quanto ci si aspetterebbe da un’azienda aerospaziale, a oggi il flusso di cassa ha sempre avuto solo il segno meno…
Inoltre, cercando su internet alcune referenze per questo premio avevo trovato opinioni discordanti: dalla storia del fallimento della rivista cartacea Red Herring in Silicon Valley e i problemi conseguenti per Alex Vieux suo fondatore, agli articoli scritti da “competitor” di eventi simili. Insomma, ero un po’ scettico: era un tentativo di far sborsare dei soldi ad aziende o davvero una piattaforma di lancio per aziende innovative?
Quando successivamente Alex mi richiamò per confermarmi che D-Orbit era tra le circa 200 finaliste, gli parlai dei nostri problemi di budget. Alex non batté ciglio: mi disse chiaramente che non ci sarebbero stati problemi nel farmi pagare la fee di partecipazione successivamente quando avrei concluso il prossimo round di investimento. Allo stesso tempo, mi disse di aver trovato un paio di contatti – due fondi Venture Capital europei – adatti a D-Orbit e che mi avrebbe messo in contatto con loro indipendentemente dalla mia partecipazione. Cosa che in effetti fece pochi minuti dopo, prima ancora che io avessi alzato la cornetta per parlare con gli altri co-fondatori di Red Herring.
Diciamo che questa “mossa di fiducia”, l’atteggiamento positivo nei nostri confronti e – non lo nego – dei buoni suggerimenti da parte di “terze parti” che erano stati coinvolti nel passato o che conoscevano bene Red Herring, compreso lo staff di Startupbusiness, ci hanno convinto a partecipare.
Data quindi la conferma ormai poco prima dell’evento, cercato dei voli per Amsterdam ultra low cost (di quelli che ti fanno assaporare la morbidezza dei sedili di attesa di un paio di aeroporti diversi prima di portarti a destinazione o a casa), cercato un hotel in linea con i budget di una start-up (l’hotel convenzionato con Red Herring proponeva un costo per una notte pari a quanto abbiamo speso per tre notti… sistemazione che comunque non consiglio a nessuno…), sono partito per Amsterdam con il mio prototipo inerte al seguito.
Il lunedì sera c’è stato un cocktail di benvenuto, dove una cinquantina di aziende già arrivate si sono scambiate i primi biglietti da visita. Lì ho conosciuto di persona Alex, un tipo sicuramente a modo e molto ben a conoscenza di quello che D-Orbit fa. Non ha perso tempo e mi ha subito introdotto a un paio di persone in sala. La stessa sera ho conosciuto due delle aziende Italiane finaliste: Wi-Tech nella persona di Andrea Calcagno, CEO, e Wi-Next, nella persona di Nicola De Carne, CEO.
La giornata di apertura e anche la mattina seguente sono iniziate con un discorso di Alex sull’importanza di investire in imprenditorialità innovativa in Europa, seguita da ospiti di tutto rispetto. In generale, personaggi da aziende ben note, fondi europei di investimento early stage, Venture Capital, private equity e banche, giornalisti e opinion leader che non solo sono saliti sul palco a parlare per la loro mezz’ora di rito ma che sono poi venuti a incontrare noi aziende, per capire cosa facciamo per capire come e se procedere assieme verso un obiettivo comune. Nei due pomeriggi invece ci sono state le presentazioni delle società. Le altre aziende potevano decidere a quale assistere, e ogni sala aveva un proprio giudice.
Infine la sera della premiazione: particolarmente emozionante dopo due giorni a stretto contatto con molte delle aziende in competizione per il premio, con cui si è stretto qualcosa di più che un semplice rapporto lavorativo. Sorseggiando il buon vino Italiano che era stato portato in sala per tutti i partecipanti, a una a una le aziende selezionate sono andate a ritirare il premio. E dopo D-Orbit, prima azienda Italiana chiamata a ritirare il premio, sono arrivate sul palco tutte le altre Italiane RTR, Wi-Next, Wi-tech e ZeroGrey. Filotto!
Sono soddisfatto di come si sono svolti questi due giorni. Non facili da gestire, con CEO e top manager di quasi duecento aziende – molte in competizione tra di loro anche nel loro business – ma direi assolutamente ben riusciti. Tutti gli ospiti presenti in agenda, di ottimo livello, si sono presentati, ottime le presentazioni e ottimo anche il livello delle persone in sala. Alex è stato una trottola tutto il tempo, introducendo persone ad altre persone, assicurandosi che tutto fosse accettabile, entrando durante le presentazioni delle aziende per fare domande che mettessero in luce alcuni aspetti trascurati dai presentatori… un ottimo host, una persona competente e senza molti peli sulla lingua. Una persona con cui sicuramente rimarrò volentieri in contatto.
Poche cose potevano essere organizzate diversamente… magari riunire le presentazioni delle aziende per settore, inserire degli speed meeting 1 to 1… in generale ritengo sia stato un bell’evento, interessante e utile per D-Orbit anche se eravamo l’unica azienda europea con un prodotto per lo Spazio. Ma a questo ormai ci stiamo abituando.
© RIPRODUZIONE RISERVATA