Raccontare se stessi al meglio

Due libri sono oggetto di questa breve recensione, il primo lo ha scritto Andrea Fontana e si intitola Brand Storiverso il cui sottotitolo è Universi narrativi per marchi che sono persone e persone che diventano brand, il secondo invece lo ha scritto Lorenzo Paoli e ha per titolo Dialoghi strategici e per sottotitolo Tecniche di contro-manipolazione culturale per vivere meglio.

Il libro di Fontana è edito da ROI Edizioni – collana Business, ha 240 pagine e costa 24 euro, quello di Paoli è pubblicato da Ultra – collana Life, ha 178 pagine e costa 15,9 euro.

I due libri sono molto diversi tra loro ma hanno in comune il fatto di analizzare, da diversi punti di vista, la relazione tra la singolarità di ognuno di noi e la sua relazione con un mondo che richiama a regole e modi di vita spesso molto comuni e simili. Questo vale sia nel modo in cui decidiamo di gestire noi stessi sia nel modo in cui raccontiamo noi stessi.

Linguaggio e narrazione

Ed è proprio del racconto di sé stessi che Fontana fa l’analisi partendo dall’idea che ognuno di noi ha un universo narrativo dentro di sé ed è importante imparare ad esprimerlo al meglio.

“Ogni persona o azienda ha una storia unica e individuale da raccontare, un vero e proprio storiverso, che include esperienze, sfide, cadute, successi che hanno modellato la propria esistenza. Il racconto è oggi il primo vettore di condivisione della propria biografia. Negli ultimi decenni, il modo in cui ci raccontiamo è cambiato notevolmente grazie alla diffusione dei media digitali e dei social network. Le piattaforme come Facebook, Instagram, TikTok, Twitter (adesso X) ci offrono la possibilità di creare uno storiverso di noi stessi attraverso le immagini, i video e le parole. Possiamo scegliere di mostrare solo le parti più positive della nostra vita o di condividere i momenti più difficili, in base a come vogliamo essere percepiti dagli altri. Ma non possiamo evitare di raccontarci con un flusso incessante. Il costante raccontarci crea così il nostro storiverso, personale o aziendale. Questo storiverso siamo noi nella nostra quintessenza narrativa e raccontarlo è un atto di coraggio e di bellezza, oltre che di sensibilità umana”, dice Fontana in una nota che accompagna il libro e aggiunge: “Perché solo quando siamo in grado di narrare meglio il nostro storiverso, di attribuirgli un significato e di comprendere i suoi fili conduttori, possiamo davvero conoscere appieno la nostra storia e diffonderla in modo efficace. E solo quando siamo capaci di condividere la nostra storia con gli altri, possiamo costruire ponti, creare empatia e creare connessioni”.

Il sociologo autore del libro e profondo conoscitore dello storytelling parte da casi reali e concreti analizzando brand come Amazon, Jeep, Lego, Plasmon, Coca Cola, Barilla e molti altri e costruisce validi esempi di come si possa fare della narrazione di sé uno strumento di forza per crescere e raggiungere il proprio pubblico. Esempi che servono per comprendere meglio quali gli strumenti da utilizzare e che, naturalmente, sono validi sia per le aziende grandi ma anche per le startup e naturalmente si declinano anche quando il soggetto dello storiverso siamo noi stessi.

Anche Paoli, che si occupa di comunicazione strategica, parte dall’idea del racconto come strumento per rendere maggiormente efficace sia la nostra storia sia la capacità di prendere decisioni e di costruire relazioni. La linguistica cognitiva è il concetto base che l’autore declina in quattro capitoli: i dialoghi sull’essere, i dialoghi sul problema, i dialoghi sulle decisioni e i dialoghi sull’agire.

Due testi in cui ognuno può trovare la sua chiave di lettura, ed eventualmente utilizzarli come spunto per migliorare il modo in cui ci si racconta e si interagisce, sono libri da considerare come una sorta di cassetta degli attrezzi da cui prendere ciò che si ritiene più utile e in tutti i casi forieri di spunti e di analisi che possono aiutare a compiere quelle riflessioni di razionalizzazione che spesso sfuggono anche quando si fanno le cose bene ma non si è pienamente consapevoli della loro potenziale efficacia.

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