Più startup nell’area adriatica grazie a Pacinno (acronimo di “Platform for trans-Academic Cooperation in Innovation), progetto internazionale finanziato dal Programma di cooperazione trans-frontaliero Ipa Adriatic del valore di circa sei milioni di euro. L’Università di Trieste, attraverso il Dipartimento di Scienze economiche, aziendali, matematiche e statistiche, riveste il ruolo di capofila del progetto che coinvolge altri sette partner, università e centri di alta formazione e ricerca, dell’intera regione adriatica: Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Albania, Serbia, Montenegro e Grecia. Pacinno ha messo in rete, per la prima volta, un centinaio di ricercatori ed esperti di innovazione attivi nell’area adriatica. “L’obiettivo generale di Pacinno – spiega a Startupbusiness Andrea Tracogna dell’ Università di Trieste in veste di Pacinno Project Coordinator – è stato quello di istituire una piattaforma di cooperazione per lo svolgimento di attività di ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico nell’intera Regione Adriatica”. Il progetto coinvolge enti di ricerca, istituzioni e imprese e ha gettato nuovi ponti tra il mondo della ricerca e quello dell’innovazione applicata al business. In particolare, tra gli obiettivi specifici di Pacinno vi è stato quello di favorire la nascita di nuove imprese in settori innovativi e rafforzare la competitività delle Pmi esistenti, appartenenti sia ai settori dell’high-tech sia ai settori tradizionali. “Stiamo creando una piattaforma di cooperazione per le iniziative di ricerca e trasferimento tecnologico – prosegue il coordinatore del progetto -. Stiamo lavorando per mettere in stretta connessione il mondo della ricerca e quello dell’innovazione applicata al business. Per raggiungere questi obiettivi siamo partiti dall’analisi degli indicatori esistenti che ci permettono di comprendere le differenze, a livello di innovazione, presenti nei Paesi che partecipano al progetto. L’obiettivo finale è quello di favorire, coinvolgendo potenziali investitori come i fondi d’investimento e gli enti pubblici, la nascita di nuove imprese in settori innovativi e di rafforzare con il trasferimento tecnologico la competitività delle Pmi esistenti”. Pacinno è da poco siamo entrato nell’ultima fase. Nel maggio scorso si è tenuta al Mib (di Trieste) la Public Policy Conference di Pacinno: imprenditori, esperti di settore, appassionati e policy maker si sono confrontati sull’evoluzione tecnologica in due settori strategici per l’economia del Friuli Venezia Giulia influenzati dal processo di progressiva digitalizzazione dei modelli di business: sistema casa e metalmeccanica. “Il risultato più importante che abbiamo ottenuto è sicuramente la mappatura dei sistemi di innovazione degli otto Paesi che fanno parte di Pacinno che si può consultare on-line sul nostro sito”. Attraverso due cicli di accelerazione di impresa, gestiti in partnership con importanti attori dell’ecosistema dell’innovazione, il programma ha fornito assistenza a 170 startup in tutta l’area adriatica. Pacinno, però, opera anche al fianco delle imprese già presenti sul mercato per aiutarle nei loro processi di innovazione. In questo contesto sono state analizzate le performance innovative di 1165 piccole medie imprese e sono state studiate dettagliatamente le precondizioni organizzative all’innovazione in 22 Pmi e ‘piccole multinazionali’. Inoltre è stato dato supporto concreto a 16 progetti di innovazione portati avanti da altrettante startup e Pmi. Infine, all’interno dell’Università di Trieste, è nato l’ITT Lab, un laboratorio dove condividere conoscenza scientifica e manageriale ed elaborare e affinare nuove idee che provengono da ricercatori, studenti, spin off universitari e startup. ITT Lab, coordinato dal team manager di Pacinno Guido Bortoluzzi, è uno spazio creativo, un luogo in cui la tecnologia incontra le conoscenze manageriali utili per trasformare una buona idea in una innovazione di successo per il mercato. Tutti i risultati raggiunti saranno il tema delle giornate del 27 e 28 settembre 2016, nell’Aula magna dell’Università di Trieste, dove si svolgerà l’evento internazionale di chiusura di Pacinno (2013-2016) intitolato “Promoting innovation in the Adriatic region”. In questo contesto saranno presentati i protagonisti dell’innovazione della regione (Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Grecia, Italia, Montenegro, Serbia, Slovenia) e grazie alla presenza di esperti e autorità nel campo dell’innovazione, l’evento sarà anche un’occasione per mettere a fuoco e discutere le politiche di innovazione del futuro per l’area adriatica. “Come detto, il progetto interessa l’intera area adriatica, un territorio che non siamo abituati a pensare come omogeneo – spiega Tracogna – I dati sull’innovazione in nostro possesso confermano infatti l’esistenza di differenze marcate tra i Paesi del progetto Pacinno. Se la Slovenia e l’Italia non sono lontani dalla media europea, ci sono Paesi come la Bosnia-Erzegovina, il Montenegro e anche la stessa Albania che, di fatto, stanno muovendo i primi passi. Il nostro sforzo è volto a fornire un quadro di riferimento che si basi su dati condivisi e in grado di essere comparati. Per questo abbiamo chiesto ai nostri partner quante più informazioni possibili sul sistema della formazione, sullo stato delle aziende private, sull’utilizzo delle risorse umane, sui risultati di carattere scientifico, sul livello di imprenditorialità e sulle tipologie dei finanziamenti alle imprese. Purtroppo, in alcuni casi abbiamo registrato una significativa mancanza di dati su cui lavorare. C’è insomma ancora molto da fare su questo fronte. Per quanto ci riguarda stiamo già lavorando a nuovi progetti internazionali che possano portare avanti i già buoni risultati ottenuti da Pacinno”. Il team di Pacinno è riuscito a coinvolgere i policy maker a ogni livello come precisa il coordinatore: “se vogliamo che le politiche di supporto all’innovazione siano veramente efficaci, dobbiamo basarci però su una conoscenza sempre più approfondita del territorio e delle sue peculiarità. Non sempre questo accade nell’area adriatica. L’attività di benchmarking rappresenta una fonte di ispirazione all’implementazione di politiche di supporto via via più raffinate. Per vincere la competizione su scala globale dobbiamo puntare sempre di più sull’alta tecnologia, tentando di trasferirla alla struttura economica, e scommettere sulle ‘strategie di specializzazione intelligenti’ delineate dalla Commissione europea. Horizon 2020 è infatti il programma di finanziamento europeo che mette a disposizione oltre 70 miliardi di euro per i prossimi sette anni. Risorse fondamentali per far crescere la ricerca e il trasferimento tecnologico”.
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