Patent Box, il modulo per sgravi fiscali sui brevetti

È online sul sito dell’Agenzia delle Entrate il modello per aderire alla tassazione agevolata dei redditi derivanti da opere dell’ingegno, brevetti industriali, marchi e disegni. Per il 2015 si può dedurre da Ires e Irpef il 30%, il 40% nel 2016 e il 50% nel 2017. Vai al sito dell’Agenzia delle Entrate per scaricare i documenti Cos’è il patent box Ispirato a soluzioni già adottate da altri Paesi europei quali Lussemburgo, Olanda, Belgio, Gran Bretagna e Francia, che lo utilizzano per attrarre investimenti, il provvedimento italiano prevede di poter dedurre da Ires e Irpef il 30% del reddito derivante dallo sfruttamento commerciale dei beni immateriali nel 2015, il 40% nel 2016 e il 50% a partire dal 2017. L’opzione, valida per cinque anni, è irrevocabile e rinnovabile. Gli sgravi fiscali riguardano i redditi derivanti dall’utilizzo di opere dell’ingegno, di brevetti industriali, di marchi, di disegni e modelli, nonché di processi, formule e informazioni relativi ad esperienze acquisite nel campo industriale, commerciale o scientifico giuridicamente tutelabili. Per i primi due periodi di imposta successivi a quello in corso al 31 dicembre 2014, l’opzione deve essere comunicata all’agenzia delle Entrate utilizzando questo modello. A partire dal terzo periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2014, l’opzione deve essere invece comunicata nella dichiarazione dei redditi e decorre dal periodo d’imposta al quale la stessa dichiarazione si riferisce. Perché il patent box è importante per le aziende L’Italia ha da tempo un problema con i brevetti. Per anni la richiesta di nuovi patent presso l’European Patent Office (Epo), l’agenzia europea che gestisce, riconosce e tutela i brevetti industriali in Europa, ha sperimentato un trend negativo, che si è invertito solo l’anno scorso con le domande cresciute del 3,1%. Il nostro Paese resta comunque all’undicesimo posto in Europa per domande di brevetti, un dato non certo incoraggiante perché brevettare significa avere alle spalle centri di tecnologia e innovazione in grado di sviluppare competitività e occupazione sul territorio nel quale operano. Il Patent Box era stato adottato a partire dal 2001  – con diverse modalità e in relazione a diversi titoli di proprietà industriale – in Francia, Spagna, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Ungheria e infine in Gran Bretagna. Per questo, negli ultimi anni, si è verificata una vera e propria fuga di grandi gruppi italiani verso questi Paesi dove il Patent Box era già attivo. Il provvedimento, ora operativo in Italia, dovrebbe impattare su imprese di vari settori: dalla moda al lusso, dal farmaceutico al biotech, dall’industria chimica alla meccanica fino all’automotive. Il fine ultimo è invertire la tendenza a localizzare la proprietà intellettuale in giurisdizioni estere, contribuendo a riportare le imprese in patria. E le imprese che tornano sono certamente tra quelle più innovative, perché depositarie di brevetti e marchi. (L.M.) Pubblicato originariamente su EconomyUp

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