Se c’è un esempio di startup capace di sfatare un po’ di luoghi comuni italiani relativi al mondo innovazione questa è Paperlit, publishing platform digitale per la distribuzione su mobile di contenuti editoriali tradizionali, a impatto zero sui processi interni e organizzativi degli editori.
Il primo luogo comune è: in Italia non ci sono investitori. Paperlit è stata co-investita da TheNetValue, Annapurna Ventures, ZernikeMeta Ventures, tutti investitori del bel Paese.
Il secondo è che in Italia non sappiamo fare le startup web: c’è chi le sa fare, Paperlit ha sede legale in Silicon Valley, ma radici tutte italiane, è stata fondata da Gionata Mettifogo e Mario Mariani.
Il terzo, che gli startupper debbano essere giovani: qui i due founder non sono i classici startupper sbarbati e senza un soldo. Lo sono stati (Gionata molto geek e Mario molto business) ma sono oggi due quarantenni o giù di li, con un notevole background, esperienza, network, qualche soldino a disposizione e, soprattutto, la voglia di startuppare ancora.
Infine, che l’editoria tradizionale non sappia reinventarsi nell’era digitale: forse mancava la soluzione e sembra che oggi Paperlit l’abbia trovata, a giudicare da contratti con i principali gruppi editoriali nostrani (da Condè Nast a Ed.Paoline, passando per RCS, Gruppo Sole24ore, Gruppo L’espresso-Repubblica, Sprea) e dall’incipit delle collaborazioni sul fronte estero New York Magazine e Phoenix Media. Praticamente, a distanza di due anni dal lancio, Paperlit ha registrato oltre 2,5 milioni di apps scaricate, più di 600 apps brandizzate e oltre 600 le testate e i gruppi editoriali che hanno scelto il servizio tra Europa, USA, America Latina, Australia e Turchia.
Paperlit dunque sul fronte commerciale va benone. Ma non solo.
L’ altro giorno, è anche andata sul podio del Microsoft European BizSpark, il summit organizzato a Londra dal colosso di Redmond, classificandosi al secondo posto tra le top quindici Best European start-ups dell’anno (vinto dalla francese CommerceGuys, startup che sviluppa sisteme di e-commerce su Drupal e ha già tirato su 5 milioni di dollari di investimenti in Francia).
Paperlit è infatti sviluppata sulla piattaforma cloud di Micrososft Azure, una scelta strategica e di qualità, sottolineata da Gionata Mettifogo , attuale Ceo della società, dal palcoscenico londinese. “Per noi è una grande opportunità poter presentare la nostra piattaforma digitale in uno scenario così competitivo ed esserci classificati al secondo posto, tra le migliori start-up dell’anno” ha dichiarato Mettifogo “La presenza di Repubblica+ e di Wired Italia nella consumer preview di Windows 8 è la conferma che Paperlit è all’avanguardia nell’innovazione. I nostri prodotti permettono agli editori tradizionali di entrare nel mondo digitale della distribuzione dei contenuti grazie a una tecnologia unica, che a sua volta consente al lettore di accedere facilmente dai nuovi devices “touch” a contenuti editoriali tradizionali.”
Startupbusiness ha incontrato all’indomani della serata di premiazione a Londra, il co-founder di Paperlit Mario Mariani. Durante una pausa dello Startup Weekend Torino, a cui Mario partecipava, gli abbiamo rivolto alcune domande.
Ciao Mario, complimenti per Bizspark, sei contento?
Molto contento! BizSpark Eurpean Summit e’ una competizione molto bella perche’ raduna le migliori startup europee in un luogo fisico per un giorno intero e questo permette di sviluppare un bel confronto competitivo con altre aziende che, anche se appartenenti a diversi settori, vivono tutti le stesse sfide. Inoltre ti da la possibilita’ di incontrare persone di rilievo dell’industry e i migliori Venture Capital europei.
Paperlit ha sede a Menlo Park, Califonia: ma insomma è italiana o americana?
Beh i soci fondatori siamo io e Gionata Mettifogo, italiani senza dubbio! Il team di sviluppo è formato da una squadra di esperti che vivono in parte a Cagliari e in parte a Verona, città di residenza di Mettifogo. L’azienda è stata costituita a Menlo Park in California nel 2009 semplicemente perché Gionata all’epoca lavorava in Silicon Valley presso Microsoft. Per cui il primo anno e mezzo è stato fatto in California con un team di sviluppo basato in Silicon Valley. Poi Gionata ha deciso di tornare a vivere in Italia ed il team e l’azienda sono stati spostati in Italia tranne un piccolo ufficio commerciale a NYC. Diamo attualmente lavoro a un team di 14 persone.
E anche gli investitori sono italiani. Ma quanto è stato investito finora?
A tre anni da lancio non ha molto senso parlare di cifre iniziali. Quello che sicuramente possiamo affermare, però, è che l’azienda è stata finanziata con un capitale abbastanza piccolo da parte di angel and seed investors. Già da subito Paperlit ha vissuto di fatturato e incassi, come tutte le aziende normali, e ora possiamo dire senza dubbio che l’azienda sta crescendo in modo organico, e’ a breakeven ed è cash positive.
Insomma, le cose stanno andando bene per Paperlit…
Direi di si. Il mercato cresce, abbiamo clienti che arrivano da tutto il mondo e anche l’azienda cresce in maniera organica e ben bilanciata.
Sul mercato non siete gli unici a offrire un servizio di publishing per mobile, quale credi sia il vostro X factor?
Paperlit è una publishing platform innovativa per la distribuzione su mobile di contenuti editoriali tradizionali. È una azienda altamente specializzata che si occupa di supportare gli editori nel loro processo di digitalizzazione dei contenuti che offrono e lo fa a “impatto zero” sui loro processi interni e organizzativi. Crediamo che il nostro X factor sia proprio questo, la semplicità, sia per il lettore che per l’editore. Infatti, l’editore grazie a Paperlit si presenta come un publisher realmente efficiente nella gestione del servizio, mentre il lettore vive una user experience estremamente friendly e facile nell’utilizzo di un sistema che soddisfa il loro bisogno di accesso convergente ai media desiderati. Intendiamoci, la tecnologia che rendiamo disponibile con la nostra piattaforma non è banale, però è studiata in modo tale da essere in grado di semplificare le complessità della digital distribution che spesso sono, per l’editore, una barriera di ingresso difficile da superare. Con noi, l’editore deve solo mettere il giornale sul server che gli mettiamo a disposizione, e il gioco è fatto.
Progetti per il futuro? Avere all’estero lo stesso successo che stiamo avendo in Italia.
Ecco un bell’esempio di impresa e imprenditorialità digitale italiana capace di affermarsi nel mondo.
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