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La trasformazione digitale, per quanto possa sembrare una trasformazione naturale e inevitabile, riuscirà a presentare tutti i suoi frutti nel lungo termine, quando in ogni ambito ci sarà sufficiente formazione sull’utilizzo dei nuovi strumenti digitali e consapevolezza dei benefici che gli strumenti digitali possano offrire. Per accelerare questo processo, trattandosi tutto sommato di una evoluzione culturale, è importante lavorare bene oggi soprattutto nelle sedi in cui avviene la formazione della classe dirigente del domani, ovvero le scuole di ogni ordine e grado. In tal modo ci assicuriamo un futuro in cui ci sia maggiore consapevolezza e predisposizione all’innovazione.
FARE EMERGERE I LIMITI DELL’ATTUALE SISTEMA
Per quanto concerne la situazione attuale, molto si sta facendo ma la strada è ancora lunga: andrebbero coinvolte maggiormente le aziende in questo processo di digitalizzazione, con l’obiettivo di trasmettere loro i vantaggi del digitale e i miglioramenti, ciascuno nel proprio settore. Basta con convegni e teorie sul tema Industria 4.0, è l’ora di passare ai fatti. Come in tutti i processi evolutivi, la trasformazione digitale del Paese, in quanto fase del processo evolutivo dell’intera società, non presenta precise “istruzioni per l’uso”. La fase del processo in cui oggi ci troviamo è tale solo grazie a quanto è stato finora fatto, compreso tutti gli errori commessi. Bisogna oggi lavorare ad un’accelerazione del processo per fare in modo che vengano fuori prima possibile tutti i limiti dell’attuale sistema e accrescere l’esigenza e la predisposizione alla digitalizzazione da parte di tutti gli attori coinvolti, anche dell’uomo della strada.
INCENTIVARE L’OPEN INNOVATION
L’open innovation è una delle opportunità che può dare una grande mano all’accelerazione del processo evolutivo del sistema economico del Paese e quindi dell’intera società. Le aziende cominciano finalmente a comprendere che per creare più valore e competere meglio sul mercato, non possono basarsi soltanto su idee e risorse interne ma è necessario ricorrere anche a strumenti e competenze tecnologiche che arrivano dall’esterno, da startup, università, istituti di ricerca…La strada è ancora lunga, ci sono aziende ancora gelose del loro “know how” e delle loro idee. Andrebbe incentivata questa attività di “innovazione aperta” attraverso iniziative di matching magari con una premialità in termini di riduzione di sgravi per le aziende promotrici. Solo grazie all’open innovation possiamo riuscire a competere col resto del mondo, visti i tempi della trasformazione digitale del resto del mondo, altrimenti resteremo indietro.
STARTUP, LAVORARE SULL’ECOSISTEMA
Sul tema startup in Italia si può fare molto meglio e molto di più. Lo Stato (e loro stesse in realtà) devono convincersi che le startup sono delle potenziali aziende, che dietro una startup ci sono uno o più imprenditori che hanno deciso di mettersi in gioco. Quella della startup, lo dice il significato del termine, è la fase iniziale della crescita di un’azienda. Quello che oggi, a differenza delle startup di qualche anno fa, è a loro disposizione, è un’intero ecosistema fatto di investitori, finanziamenti, consulenti, percorsi formativi…. È proprio su questo ecosistema che in Italia dobbiamo lavorare meglio. Lo dimostra il fatto che ci siano startup italiane costrette a uscire dall’Italia per avere credibilità e finanziamenti importanti. Significa che in Italia ciò che non manca è la materia prima, le startup, dobbiamo lavorare a fare in modo che possano crescere pur rimanendo in Italia, dando loro tutto il supporto dell’ecosistema. di Mariarita Costanza, imprenditrice e business angel – originariamente pubblicato su EconomyUp
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