“La strategia di Cisco sull’open innovation si articola in cinque punti – spiega a Startupbusiness Enrico Mercadante che riveste in Cisco il ruolo di Lead for system engineering and cloud per il sud Europa (Portogallo, Spagna, Italia, Grecia, Israele, Cipro, Malta) e che in Italia ha anche la responsabilità di seguire le attività di innovazione ed education -. A livello globale investiamo circa sei miliardi di dollari, pari al 12% del fatturato, in ricerca e sviluppo, ambito che in Italia ha il suo diamante nel centro di ricerca sulle tecnologie ottiche che recentemente è stato spostato da Monza a Vimercate (a nord di Milano dove Cisco ha anche i suoi uffici, ndr)”.
I cinque punti sono quindi ricerca e sviluppo interna, attività di acquisizione di tecnologie, competenze e aziende, partnership con altri fornitori di tecnologia come quelle recentemente annunciate con Ericsson e Apple, investimenti di tipo venture capital sia diretti con circa 100 operazioni effettuate fino a oggi, sia indiretti con investimenti in circa 40 fondi di venture capital in tutto il mondo per una cifra complessiva di due miliardi di dollari; e poi c’è la co-innovazione che Cisco sviluppa con i suoi clienti e che è il più nuovo di questi elementi della strategia : “crediamo che la co-innovation sia un ottimo punto da sviluppare per cambiare il Dna della innovazione di Cisco in ottica outside-in, quindi non solo con i partner ma anche con i clienti”, spiega Mercadante.
In Italia questa strategia si declina con un piano di investimento complessivo da 100 milioni di euro in tre anni di cui una parte, che Mercadante definisce “non marginale” ma che preferisce non quotare in modo preciso, è destinata proprio all’innovazione, o meglio a quello che in Cisco hanno battezzato Innovation exchange che appunto si identifica con i cinque punti di cui sopra. Il piano complessivo di Cisco è coordinato da Fabio Florio che dopo essersi occupato delle attività della società per Expo2015 ha assunto ora la responsabilità dell’ambizioso progetto che è stato annunciato lo scorso 19 gennaio.
“Il nostro intento non è quello di aprire un centro di innovazione – spiega il manager – ma quello di creare un innovation center distribuito che si propone di portare i cinque pilastri sul territorio italiano facendo delle azioni concrete per accelerare la digitalizzazione dell’Italia focalizzandoci su alcune aree specifiche: lavorare per colmare gap di skill tecnologici, c’è bisogno di 175 mila profili IT qualificati entro il 2020 che al momento non ci sono, e questo lo facciamo con la Networking Academy che è un programma che esiste da molti anni e sul quale vogliamo investire per ampliare i settori IOT, cyber security, industry 4.0, e accrescere il volume di studenti che partecipano. Poi lavoriamo nelle aree: industry 4.0, agrifood, infrastrutture tecnologiche a supporto dell’innovazione del Paese, quindi ultrabroadband, smart grid, smart water, cyber security e servizi digitali al cittadino con smart city, turismo e qualità del lavoro”.
Con il modello Innovation exchange l’idea di Cisco è quindi fare leva su un framework che porta nuova linfa di innovazione là dove già avviene, e quindi la multinazionale Usa ha già iniziato anche in Italia a siglare le prime partnership: ha investito 5 milioni di euro in Invitalia Ventures che è il veicolo di venture capital di Stato, quindi alimentato soprattutto dai soldi dei contribuenti ai quali poi si aggiungono appunto quelli privati, questa operazione rientra nel modello degli investimenti indiretti in startup come già Cisco sta facendo anche in altri Paesi. “Questa operazione – afferma Mercadante – è, in termini di valore, commisurata a quello che è il tessuto attuale italiano delle startup, che può essere considerato come mercato in crescita, ma per ora ancora limitato rispetto alle potenzialità”. Il manager sottolinea che questo investimento in Invitalia Ventures va considerato come un primo passo e che non è escluso che ce ne possano essere altri di questo tipo nei prossimi mesi.
Ciò sarebbe molto importante sia perché arriverebbero un po’ più di risorse all’ecosistema italiano delle startup che è ancora microscopico in termini di fondi disponibili per gli investimenti; sia perché per Cisco è importante dimostrare che queste operazioni sono finalizzate alla creazione di valore e se investe esclusivamente nel fondo gestito dall’apparato governativo centrale rischia di dare un messaggio non proprio aderente alla sua indipendenza e alle regole del mercato. E’ quindi auspicabile che almeno un nuovo investimento in un fondo di venture capital italiano di natura esclusivamente privata avvenga a breve e le probabilità che ciò accada presto sono molto elevate.
Cisco in questi primi tre mesi trascorsi dal momento in cui è stato annunciato il programma da 100 milioni ha anche compiuto altri due accordi che ha siglato nello specifico con HFarm e Dpixel: “si tratta di operazioni di collaborazione in cui ognuno mette a disposizione le sue competenze e le sue risorse – dice il manager – e che abbiamo deciso di realizzare per essere più vicini al territorio, fare scouting e rinforzare contatti con Università oltre che accelerare sulla education e sulla co-innovation con i nostri clienti agendo su settori verticali e sui concetti di open innovation”. Anche in questo caso, quindi anche quando si tratta di questo tipo di accordi Mercadante sottolinea che sono sempre da considerare come primi passi di una strategia che presto vedrà ulteriori collaborazioni nascere. Il manager preferisce non anticipare nomi o modalità di questi accordi, anche perché essendo Cisco una società quotata ci sono limitazioni effettive nella possibilità di anticipare operazioni ancora non avvenute, ma suggerisce che i prossimi avverranno presto considerando che il programma ha una vita complessiva di tre anni è quindi importante avviare rapidamente tutte le collaborazioni capaci di dare sostanza al concetto di Innovation exchange.
“Il nostro obiettivo è contribuire ad accelerare l’innovazione in Italia, digitalizzare le filiere, ampliare e rendere di maggiore impatto il mercato digitale che significa creare nuove opportunità di business e non solo per noi stessi ma per tutti coloro che si occupano di tecnologie. Ragioniamo in un ottica di innovazione sostenibile che si traduce nella visione a lungo termine, ma cui si arriva facendo piccoli passi molto concreti, ingaggiando l’intero ecosistema italiano e sostenendo attivamente i nostri clienti e le filiere in cui essi operano”.
Approccio aperto, innovazione aperta ma anche ruolo di leadership: “a noi piace essere fra i primi – dice Mercadante ricordando come Cisco è stata la prima a lavorare per fare di internet uno strumento applicato al business -, ma non ci piace essere gli unici. Noi contribuiamo alla creazione del mercato e ci auguriamo che altri seguano e vogliano investire in Italia, noi vediamo l’opportunità e spero la vedano anche gli altri”.
Emil Abirascid
@emilabirascid
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