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Chi è Octo Telematics
Trecento persone, trecento milioni di euro di fatturato, 20% del business negli Usa, il resto in Europa con Italia al primo posto. Questa è Octo Telematics, azienda nata nel 2002 da una intuizione di Fabio Sbianchi che ancora oggi ne è a capo e che fornisce dispositivi e servizi che consentono di tenere traccia dei livelli di utilizzo dei veicoli. In pratica, una sorta di telemetria per l’auto che guidiamo tutti i giorni. Il sistema consente di sviluppare una serie di servizi innovativi come, per esempio, permettere alle assicurazioni di vendere polizze il cui costo è calcolato sull’utilizzo effettivo del veicolo. “Il nostro prossimo obiettivo è la quotazione al Nasdaq – spiega Sbianchi -, si tratta di un’operazione non facile soprattutto per un’azienda come la nostra che è giovane e ancora molto europea, ma siamo alle fasi finali del processo e contiamo di ricevere green light a breve e di quotare tra dicembre e marzo prossimi a seconda della migliore opportunità in termini di business”.
Il modello di business
Benché nata nel 2002 la società si affaccia al mercato nel 2005 trovando subito una forte attenzione soprattutto da parte delle compagnie assicurative che si dimostrano pronte a valutare nuovi sistemi che consentano loro di ampliare e migliorare i servizi oltre che poter conquistare nuove fette di mercato anche facendo leva sul prezzo.
“Oggi il mercato italiano è ancora il principale per noi ed è il primo al mondo sia per dimensione sia per maturità quando si tratta di telematica massiva anche se gli Usa stanno recuperando terreno – spiega Sbianchi, nella foto – . In Europa lo scenario varia molto da Paese a Paese, per esempio Francia e Germania sono molto indietro perché in quei mercati i prezzi medi delle assicurazioni sono molto bassi, tra i 200 e i 250 euro mediamente, e quindi vi è meno interesse all’uso di quella leva rispetto a quanto avviene per esempio in Italia”. Ma le assicurazioni sono solo una parte del business, perché la tecnologia di Octo Telematics fatta sia di componenti hardware ma soprattutto di servizi che possono essere resi disponibili da questo tipo di dispositivi, piace sempre più ai costruttori di automobili. “Oggi i costruttori si concentrano su infotainment, su navigazione online, manutenzione predittiva perché sono i servizi che più direttamente sono compresi e apprezzati dagli utenti – illustra Sbianchi – ma si tratta di servizi che portano un basso livello di revenue aggiuntivo, ed è per questo che i costruttori vengono da noi. Noi siamo in grado di rendere profittevole per loro la componente di servizi telematici perché noi paghiamo subito i dati forniti dai dispositivi inseriti nativamente nelle vetture che poi usiamo per proporli alle assicurazioni, in pratica facciamo revenue sharing con le case automobilistiche”. Le automobili avranno presto tutte la piattaforma telematica integrata anche perché nel 2018 entrerà in vigore in Europa una legge che obbliga ogni vettura ad avere a bordo un sistema automatico per la gestione delle emergenze. Come detto, l’Italia è oggi il mercato principale al mondo per i servizi di questo tipo ed è anche vista come una piattaforma di sperimentazione: “ci sono per esempio compagnie assicurative nordamericane che hanno siglato accordi con compagnie italiane al fine di scambiarsi know-how, dati sui comportamenti degli automobilisti, sistemi, modalità e tecnologie per la gestione automatica dei claim”.Il ruolo degli investitori in Octo Telematics
Oggi Octo Telematics è controllata da due fondi di investimento, uno russo basato a Zurigo e uno anglo americano basato a Londra e New York: “il russo è un finanziere che ha investito direttamente perché crede nel valore del nostro progetto – spiega il fondatore – l’altro è un fondo generalista che investe in tanti settori: banche, chimica, tecnologia, ma devo sottolineare che in entrambi i casi abbiamo stabilito un ottimo rapporto tra gli azionisti e il management e che tutti gli investitori, sia quelli attuali, sia quelli passati hanno saputo portare un significativo supporto non solo finanziario ma anche di competenze, visione, efficacia alla crescita dell’azienda”. Fino dalla sua nascita nel 2002 l’impresa di Sbianchi ha avuto bisogno di capitali perché era fondamentale realizzare una piattaforma di servizio capace di operare in real time, di gestire il servizio per conto delle assicurazioni, compreso il billing del modello calcolato sulla base dei chilometri percorsi. All’inizio fu un business angel a credere nel futuro di Octo Telematics, poi arrivò un partner industriale, nel 2010 i primi fondi di investimenti e nel 2014 gli attuali azionisti. “L’azienda è solida e ha cash flow positivo – sottolinea Sbianchi -, la marginalità è alta e tutti gli investitori che si sono succeduti hanno sempre guardato i numeri osservando che la crescita è sempre stata significativa e che abbiamo sempre centrato li obiettivi che ci siamo posti. Oggi la vera sfida di mercato è quella del leader, è vero che ci sono tantissime altre aziende che fanno ciò che facciamo noi ma nessuna ha le nostre dimensioni e nessuna è in grado di intercettare e definire le tendenze del mercato, quindi questa per noi è la sfida di mercato e industriale. Io ho sempre mantenuto la guida dell’azienda, c’è stato un momento in cui non avevo quote perché non avevo soldi per partecipare agli aumenti di capitale, poi tra il 2009 e il 2012 ho ricomprato una piccola quota che mi fa piacere avere per essere direttamente parte della crescita dell’azienda: è meglio avere una fetta piccola di una grande torta che l’intero di una torta piccolissima”. Il quartiere generale di Octo Telematics ha sede a Londra dove sono basati il sales marketing, il legal, le risorse umane, il chief financial officer e lo stesso Sbianchi che si divide con Roma dove hanno sede la ricerca e sviluppo, il supporto tecnico, le operation. La holding londinese controlla le società operative che gestiscono i diversi mercati: Italia, Regno Unito, Spagna, Usa e la società ha uffici oltre che a Londra e Roma anche a Boston, Madrid, San Diego, Stoccarda e Parigi. “La scelta di avere la holding a Londra – conclude Sbianchi – è stata fatta esclusivamente per ragioni di business, per accelerare l’espansione internazionale, 200 delle nostre 300 persone lavorano in Italia e oggi, come ho detto, l’Italia è il nostro mercato principale in cui generiamo circa il 70% del business complessivo”. Fabio Sbianchi è uno degli speaker che parteciperanno all’evento ScaleIT 2016 il prossimo 12 ottobre.
Emil Abirascid
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