Novavido sei milioni di euro per la retina artificiale liquida

Si chiama Novavido ed è la startup che nasce dall’attività di ricerca dell’Istituto italiano di tecnologia (Iit) e dell’Irccs Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona) e grazie alle competenze tecnologiche di Alfasigma. Novavido è una start-up innovativa nata in Iit, accelerata nell’incubatore G-Factor della Fondazione Golinelli, che si propone di sviluppare una nuova proposta terapeutica, potenzialmente rivoluzionaria, per la retinite pigmentosa e la degenerazione maculare: la retina artificiale liquida. La proposta si basa sul risultato di un progetto di ricerca sviluppato nel corso di 10 anni dal Center for Nano science and technology (Cnst-Iit Milano) guidato da Guglielmo Lanzani e dal Center for Synaptic euroscience and technology (Nsyn-IIT Genova) guidato da Fabio Benfenati, in collaborazione con Grazia Pertile e Maurizio Mete dell’Irccs Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona).

La startup, grazie a un primo investimento di Alfasigma, Utopia Sis, Istituto David Chiossone e Club2021 di 1,4 milioni di euro – e a un secondo di circa 4,5 milioni di euro allo scadere dei 24 mesi, che sarà legato al buon esito e all’implementazione del piano e agli step di crescita – inizierà nei prossimi due anni la fase di sperimentazione sull’uomo della retina artificiale liquida.

Antonio Falcone, executive vice presidente di Utopia Sis dice a Startupbusiness: “Novavido non solo è il primo investimento di Utopia, ma anche un grande progetto di ricerca e sviluppo. Abbiamo discusso a lungo con l’Iit di Genova per individuare la strada migliore per la startup, ma siamo sempre stati convinti delle grandi potenzialità. Investiremo 1,4 milioni di euro subito e come da piano altri 4,5 milioni di euro nell’arco dei prossimi 24-30 mesi rispettando una road map di crescita e sviluppo a step dettagliati”.

Giovanni Manfredi, Ceo di Novavido e ricercatore Iit aggiunge: “Novavido nasce dalla collaborazione di diversi attori di spessore nel proprio settore. Non è la classica startup ma è sicuramente un’operazione di rilievo con un grosso potenziale. D’altronde non è scontato trasportare un’idea nata in laboratorio alla pratica reale, soprattutto nel settore biotech che richiede conoscenze molto avanzate sia in ambito tecnico-scientifico che in ambito regolatorio. Nel nostro caso, dobbiamo poi affrontare la natura dirompente e rivoluzionaria della nostra tecnologia che sarebbe nuova non solo sul mercato ma anche proprio dal punto di vista di regolamentazione dei dispositivi medici. Il nostro progetto è molto ambizioso e proprio per questo richiede lo sforzo congiunto di tantissime competenze che siamo riusciti a trovare nei nostri partner. Siamo partiti da un lungo ed eccellente percorso di ricerca alla base e ringraziamo Iit e ospedale Sacro Cuore per il loro appoggio al lavoro. Siamo poi arrivati a coinvolgere l’acceleratore G-Factor che è stato sicuramente un catalizzatore per la fondazione di Novavido e ci ha aiutato nei contatti con gli altri partner. Siamo sicuri che Alfasigma avrà un ruolo decisivo per sviluppare nella maniera più efficiente possibile la nostra tecnologia tramite l’appoggio finanziario di Utopia”.

Fabio Benfenati, direttore Nysn Iit, scientific sdvisor Novavido sottolinea: “La vista è la nostra modalità sensoriale dominante. José Saramago ha scritto: ‘Ho passato la vita a guardare negli occhi della gente, è l’unico luogo del corpo dove forse esiste ancora un’anima’ (Cecità, 1995). Speriamo, con Novavido, di contribuire a restituire la sensibilità visiva, per quanto artificiale, a quei pazienti che l’hanno perduta a causa della neurodegenerazione dei fotorecettori. La nostra tecnologia è diretta principalmente a chi soffre di retinite pigmentosa (250mila casi circa nel mondo occidentale, di cui 30mila con cecità completa bilaterale). Long-term goal può essere anche correggere la degenerazione maculare legata all’età (age-related macular degeneration) con numeri molto più alti 200 milioni nel mondo occidentale, di cui il 3-4% raggiungono la cecità legale”.

Guglielmo Lanzani, direttore Cnst Iit di Milano, scientific advisor Novavido afferma: “Usiamo nanoparticelle di diametro pari a  circa un millesimo di quello di un capello. La fabbricazione è molto semplice perché sfrutta la naturale tendenza all’aggregazione di un polimero idrofobico. Il polimero è formato prevalentemente da atomi di carbonio nella stessa configurazione chimica che si osserva nei pigmenti naturali, quali i carotenoidi, la vitamina A o il cromoforo proprio della retina”.

Questa tecnologia consiste nell’iniezione nell’area retro-oculare di una sospensione di nanoparticelle polimeriche biocompatibili e fotoattive, cioè che reagiscono alla luce, e che sostituiscono i fotorecettori danneggiati ripristinando la stimolazione dei neuroni retinici che inviano le informazioni visive al cervello. Tale tecnica è supportata da incoraggianti risultati sperimentali ottenuti durante i test preclinici e pubblicati nel 2020 sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Nature Nanotechnology. La retina artificiale liquida non necessita di alcun tipo di occhiali, telecamere o fonti di alimentazione e viene somministrata localmente come un farmaco tramite iniezione, consentendo quindi un intervento chirurgico breve e poco traumatico. 

Il team operativo di Novavido è composto da Giovanni Manfredi (Ceo) e Sara Perotto, ricercatori Iit esperti di nanomateriali, e tre advisor scientifici, Fabio Benfenati (Nysn – Iit), Guglielmo Lanzani (Cnst –Iit) e Grazia Pertile, primario di oftalmologia dell’Irccs Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar. Il team beneficerà della collaborazione di esperti dei laboratori di Alfasigma coordinati da Emilio Merlo Pich, direttore della ricerca e sviluppo di Alfasigma.

La startup, che ha concluso un contratto di licenza per l’utilizzo dei tre brevetti depositati durante le attività di ricerca di Iit e dell’Irccs Ospedale Sacro Cuore, una volta che la tecnologia sarà validata nei primi test clinici, seguirà i pazienti dalle fasi preliminari alla riabilitazione finale e, nel contempo, continuerà l’attività di ricerca per l’ottimizzazione di questo trattamento e la messa a punto di altre soluzioni per affrontare la varietà di malattie neurodegenerative legate alla vision

“La nascita di Novavido è un caso emblematico di come la ricerca persegua il fine di migliorare la qualità della vita delle persone, avvicinandosi agli obiettivi di sostenibilità sociale alla quale una società sempre più inclusiva deve puntare. Le tecnologie sviluppate nei nostri laboratori hanno raggiunto un grado di maturità che, unito alla competenze e al lavoro del nostro team per il trasferimento tecnologico, hanno consentito  di attirare finanziamenti privati molto importanti – commenta in una nota Giorgio Metta direttore scientifico Iit – L’Istituto dimostra così di realizzare in pieno la sua doppia missione: svolgere attività di ricerca di alto livello di rilevanza internazionale e trasferire i frutti dell’attività scientifica sul mercato, impattando concretamente sul tessuto sociale del nostro Paese favorendone lo sviluppo economico”.

“L’investimento di Alfasigma in Novavido rappresenta un concreto segnale di fiducia nell’innovativa tecnologia e per il team della startup, accelerata da G-Factor. Alfasigma è orgogliosa di contribuire allo sviluppo del progetto apportando il proprio expertise e competenze specifiche nello sviluppo di terapie innovative”, commenta Stefano Golinelli, presidente di Alfasigma.

«È un importante impegno e una grande soddisfazione per l’Istituto Chiossone partecipare alla costituzione di Novavido. Trovano così sbocco le nostre ricerche, avviate ormai da anni, per l’identificazione di soggetti candidabili all’impianto di protesi visive. Apporteremo al progetto Novavido la conoscenza profonda della condizione di cecità e della sua dimensione psicologica e l’esperienza di oltre trent’anni di riabilitazione sanitaria dei ciechi e ipovedenti. Siamo consapevoli della necessità di elaborare protocolli metodologici rivolti a selezionare adeguatamente i soggetti da candidare all’impianto e definire il successivo percorso di addestramento per ottimizzare la nuova condizione visiva post impianto. Con queste intenzioni il Chiossone, che è un ente non lucrativo, partecipa convintamente investendo 200 mila euro – parte di un lascito testamentario – nella speranza che il successo dell’impresa e l’efficacia dell’impianto possano davvero rappresentare una vera svolta per chi non vede”, afferma Claudio Cassinelli, presidente dell’Istituto David Chiossone Onlus.

«Novavido rappresenta per noi il tipo di progetto ideale con cui cimentarci d’ora innanzi: anche questa volta abbiamo investito sulla più alta qualità scientifica, garantita in questo caso da un centro di ricerca di eccellenza come l’Iit. Al contempo, il modo in cui abbiamo costruito il deal costituisce un modello di riferimento da tenere sempre ben presente per il futuro: auspico peraltro che tale modello sia replicabile e diffusibile nel sistema Paese: ricerca, impresa e finanza e  pubblico, privato e privato sociale tutti insieme ai nastri di partenza. Una combinazione ancora molto rara, ma che si è riusciti a dimostrare possibile; siamo riusciti a capirci tutti e ad armonizzare, con mediazioni fruttuose, le rispettive prerogative nel nome dello sviluppo e del fine ultimo della nuova azienda Novavido, e abbiamo ora l’impressione che questa sia la strada giusta”, dice Antonio Danieli, vice presidente Fondazione Golinelli e amministratore unico di G-Factor.

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