Fabrizio Ninfa, fondatore e Ceo di Notum racconta a Startupbusiness il modello della piattaforma per la gestione di servizi giornalistici che è in procinto di lanciare da Londra. La piattaforma consentirà alle testate giornalistiche e ai giornalisti di entrare più facilmente in contatto e di attivare collaborazioni basate su singoli articoli o servizi o anche su rapporti più continuativi, sarà internazionale e quindi consentirà di entrare in contatto con testate e giornalisti di tutto il mondo ponendosi anche come strumento utile per allargare la capacità di copertura e per la verifica dei fatti anche quando accadono dall’altra parte del mondo. Notum sarà online da settembre ma nel frattempo i fondatori stanno già lavorando in modalità beta privata al fine di verificare funzionalità ed efficacia del modello. L’idea di Notum nasce a gennaio 2015, l’azienda l’abbiamo costituita ad aprile a Londra, il progetto è la conseguenza della pagina Facebook che gestivamo dedicata a notizie di economia e signoraggio bancario, un progetto che è legato agli studi di giurisprudenza che sto facendo alla Università di Pavia. Partendo da quella esperienza con il team abbiamo fatto indagini per capire cosa si poteva fare per il giornalismo che sta vivendo un momento di grande trasformazione e oggi pare che molte testate grandi e piccole non puntano più alla esclusività del contenuto ma al guadagno che il contenuto può portare. Quindi abbiamo cercato un metodo per aggirare il problema usando una piattaforma crowdbased in cui tutte le aziende che fanno editoria possono iscriversi, cercare giornalisti professionisti e commissionare loro servizi di cui poi la testata ha esclusiva, in questo modo le testate possono risparmiare in termini di risorse umane potendo contare sulla qualità del prodotto e, volendo, internazionalizzare la loro presenza grazie alla possibilità di contattare collaboratori da tutto il mondo. Parallelamente i giornalisti del network Notum possono proporre loro contenuti e servizi. Secondo le nostre proiezioni Notum è sostenibile e profittevole perché i prezzi sono basati su standard internazionali e non su parametri spesso indecorosi come capita a volte di vedere da parte di testate che pagano pochi euro per un articolo. Il nostro modello di prezzi è calcolato sulla base del numero di parole e c’è esclusività del servizio quindi chi vende e chi compra stringono un accordo in base al quale un servizio non può essere venduto a più testate, inoltre questo modello garantisce velocità del reperimento delle fonti giornalistiche, anche solo per conferma di notizie che si trovano sul web e che, non di rado si rivelano poi delle bufale, la qualità dei servizi è per noi di Notum fondamentale: stiamo strutturando un sistema di valutazione sulla base delle esperienze e dei curriculum. Una volta diventati membri di Notum i giornalisti partecipano a un challenge che prevede di vendere cinque articoli, naturalmente tutti regolarmente pagati, al termine di questo periodo il giornalista diventa a pieno titolo una risorsa della piattaforma. Essendo in fase di beta privata non abbiamo definito ancora un listino prezzi e comunque ci saranno anche valutazioni sulla base della tipologia di collaborazione e del tipo di servizio, al momento stiamo collaudando la piattaforma con oltre 100 giornalisti iscritti e con alcune testate come il Corriere della Sera, la BBC, La Sicilia, Il Mattino e Antenna Sicilia e prevediamo di essere online pienamente operativi entro settembre. Abbiamo deciso di fondare l’azienda a Londra sia perché desideriamo avere portata internazionale, sia perché già collaboriamo con la BBC e poi Londra è la prima città in Europa per numero di testate. Al momento il team è ancora quasi tutto in Italia, stiamo portando a termine l’università, manca la discussione della tesi, ma poi ci trasferiremo a Londra dove abbiamo già la sede presso il Google Campus, con me ci sono il co-fondatore Emiliano di Pasquale e poi Anna Biondi che si occupa di organizzazione aziendale, Giorgio di Misa che è un videoreporter, Nicola di Turi che è giornalista come Marco Marani e l’ingegnere informatico Luigi Parvati. Il nostro modello di business è trattenere una percentuale su ogni commessa nella misura del 5% dal giornalista e di un altro 5% dalla testa ma più il giornalista riceve commesse, più sale di livello e meno paga a noi di percentuale e ciò vale anche per le testate, stiamo anche considerando di avviare una partnership con un’altra startup che ha messo a punto un sistema di valutazione della reputazione in modo da rendere ancora più efficace la gestione di questo processo. Inoltre abbiamo anche pensato alla possibilità per più giornalisti di lavorare insieme allo sviluppo di un servizio, si pensi per esempio a una testata che vuole fare una indagine in diverse città del mondo per poter confrontarle su un tema specifico, in tal caso potrà rivolgersi a diversi giornalisti con sede in queste città e fare in modo che lavorino insieme al servizio. La piattaforma sarà multilingue, partiremo subito con inglese, italiano, arabo, ebraico, tedesco, francese e spagnolo per poi aggiungere altre lingue nel tempo. Abbiamo previsto che entro un anno dal lancio avremmo tra le 30 e 40 testate che useranno la nostra piattaforma in cui saranno presenti tra i 500 e i mille giornalisti iscritti con una media di articoli e servizi transati di cinque al mese per ogni giornalista, queste sono stime che però abbiamo calcolato sulla base delle attività che stiamo rilevando in questi mesi in cui stiamo operando in beta privata. Intendiamo porci come piattaforma a supporto dell’editoria giornalistica con un modello che mantiene e rafforza il ruolo sia delle testate sia dei giornalisti, è un modello che funziona, alcune piattaforme che possiamo considerare concorrenti hanno avuto in certo successo e le due principali, Paydesk e Newsfixed, si sono fuse lo scorso maggio quando la prima ha acquisito la seconda. di Fabrizio Ninfa
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