Con l’occasione di nuove assunzioni nel dipartimento di produzione di Dotsub che si trova a Rosario in Argentina, ho avuto modo la settimana scorsa di incontrare molte persone della scena high-tech del paese e di scambiare opinioni sulle sfide che le startup argentine affrontano quotidianamente.
Scenario macroeconomico
La zona euro, pur con le proprie crisi e difficoltà, rappresenta un’area di stabilità invidiabile se confrontata con molti paesi del resto del mondo. Sia da un punto di vista politico che economico, i cambiamenti per la maggior parte sono progressivi, gestiti con un certo livello di maturità e professionalità da una classe politica che, se perfettibile, risponde comunque agli elettori all’interno di un sistema democratico maturo.
L’Argentina è una democrazia molto giovane che non ha avuto il tempo di smussare gli angoli di cambiamenti repentini conseguenti alle elezioni nazionali o centrali. Dove c’è da aspettarsi che progetti e politiche del governo precedente vengano praticamente ribaltati da quello successivo. E dove, in mezzo a statistiche inaffidabili, e periodiche crisi di grande impatto con inflazione elevatissima o addirittura iperinflazione e fallimento delle emissioni di debito pubblico, le persone devono adottare strategie specifiche per affrontare il quotidiano. Dalla diffusione dell’utilizzo dell’acquisto a rate fisse, dove il valore reale delle ultime rate viene erosa dall’inflazione e quindi ritenuta più conveniente, alla navigazione tra regole e tasse sempre nuove e anche di grande impatto (è recente per esempio l’imposizione di limiti stretti sulle importazioni e di una tassa del 35% su tutte le spese, per esempio la prenotazione di un albergo, che gli argentini fanno all’estero).
Desiderio di riscatto
Al Polo Tecnologico di Rosario in un incontro con rappresentanti del Polo stesso, della Città di Rosario che è la seconda più grande del paese dopo Buenos Aires, e della provincia di Santa Fe in di cui è capoluogo, ho potuto vedere i progetti di un complesso residenziale e di uffici già in fase di realizzazione nell’area sud della città. Il Polo Tecnologico riunisce oltre 100 aziende, tra startup e grandi realtà nelle tre aree di informatica, telecomunicazioni e biotecnologie ritenute strategiche. L’Argentina, e in particolare Rosario è la prima esportatrice al mondo di olio di soia e al terzo-quarto posto sia per grano che per il mais. Migliorare quindi le infrastrutture le applicazioni e la ricerca di base attorno a queste industrie è di una necessità vitale per l’area e per il paese.
Complessità contingenti
Nello stesso tempo sono innegabili le difficoltà tuttora presenti e da superare. La conoscenza dell’inglese è diffusa ma non è a livello sufficiente: abbiamo condotto, dopo i saluti iniziali, tutta la riunione con il Polo Tecnologico in spagnolo invece che in inglese. E anche le startup, magari hanno idee e capacità tecniche di realizzazione eccellenti, ma non lo strumento di comunicazione necessaria per poterlo diffondere al di fuori delle zone linguistiche dove è parlato lo spagnolo. Data la diffusione della comunicazione video, per le 100 startup del Polo l’adozione da parte di quest’ultima della piattaforma di Dotsub che permette di tradurre e sottotitolare in tutte le lingue i video online è un contributo concreto e importante ai loro piani di espansione internazionale e orientamento all’export.
La scena locale di startup ha visto pochi exit e non ha ancora creato, dopo alcuni tentativi poi rallentati dalla crisi finanziaria del 2008, una disponibilità robusta di ventur capital. I vincoli sotto qui questi dovrebbero lavorare sono resi ancora più complessi dalla presenza di controlli sui capitali che rendono difficile la gestione delle plusvalenze di un exit di successo.
Storie di successo
Santiago Bilinkis è stato mio studente alla Singularity University nell’anno 2010, il primo anno con il numero completo di ottanta studenti dopo l’anno del beta-testing del 2009 che ha visto quaranta studenti contribuire con feedback importanti su come organizzare la scuola. Attualmente è ambasciatore di Singularity University in Argentina. Già con un exit alle spalle a trent’anni, dopo la vendita della propria startup per la vendita online di cancelleria, Santiago sapeva che sarebbe tornato in Argentina dopo l’esperienza radicale della Singularity University, e dopo un periodo sabbatico di due anni, ha fondato Quasar, un fondo-incubatore che raccoglie idee e team per far partire startup specificamente per il mercato sudamericano. Adattando idee di successo da altre zone del mondo, oppure realizzando quelle che sono necessarie per le realtà locali, Quasar investe con quote di controllo di minoranza in tre fasi. Diecimila dollari per vedere se l’idea ha senso e se il team funziona; cinquantamila dollari per raccogliere i primi segnali dal mercato e realizzare i prototipi necessari; e angel round con prestito convertibile da $500.000 a $750.000 di investimento esterno da investitori dagli USA. Tutte le società sono create nel Delaware, e hanno gli uffici operativi in Argentina, Brazile o Chile e l’obiettivo è di avere un flusso costante di realtà in ognuna delle fasi. Quasar ha lanciato recentemente un sito di commercio elettronico generalista che, emulo di Amazon non esisteva in Argentina, e ha 3-4 startup nelle altre fasi già in gestione.
Emiliano Kargieman, anche lui studente di Singularity University, ha fondato Satellogic che vuole offrire un accesso ad immagini con una risoluzione di un metro su tutta la terra, con la possibilità di rivisitare un qualunque punto ogni ora e mezza, praticamente vedendo in tempo reale l’evoluzione del fenomeno che il suo cliente vuole osservare. Già con due satelliti in orbita, presto ne lancerà altre quindici, e mira all’obiettivo di averne trecento tra pochi anni, con una copertura globale fine e con sensori sempre più sofisticati che offriranno una serie di servizi sofisticati in applicazioni nell’agricoltura, urbanistica, monitoraggio ambientale e altro. Ho incontrato Emiliano nel suo ufficio in centro a Buenos Aires, dove, trascurando tradizionali componenti di un ufficio come reception, arredamento e altro, dedicano tutto il tempo all’assemblaggio, e test dei prototipi e la loro realizzazione finale in un clean room, che troneggia incongruamente dietro il vetro all’interno di questo edificio signorile della città.
Le nuove idee, anche radicali, possono venire da tutto il mondo e prendere piede in tutto il mondo. Persone preparate, che sono in grado di navigare le complessità della loro realtà locale, per cui l’inglese non è un problema, che si muovono in modo snello tra le frontiere dell’ hardware e del software.
David Orban, CEO di Dotsub / Advisor & Faculty, Singularity University – @davidorban
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