Gli UCG, ovvero User Generated Content, sono oggi considerati la più efficace forma di promozione per un brand, specialmente nell’e-commerce. Ma gli UCG possono essere manipolati. Ne è derivata quella fastidiosa zona d’ombra costituita dal “fake”: falsi fan e falsi like, recensioni non autentiche, rating contraffatti, che qualunque azienda (disponibile a pagare, nemmeno tanto, per tale social media strategy) può facilmente ottenere rivolgendosi a società reperibili direttamente online. Il fenomeno, non estesissimo, ha implicazioni e conseguenza importanti, ai danni dei consumatori, delle agenzie di digital pr che lavorano onestamente e, ora che l’imbroglio viene a galla anche a svantaggio degli stessi merchant e del commercio elettronico. Sta crollando il sentimento di fiducia che rendeva efficace la promozione via social media perchè basata su relazioni tra pari, cioè da consumatore a consumatore.
Non è un fenomeno facilmente contrastabile e a lanciare l’allarme lo scorso settembre è arrivata anche Gartner che prevede entro il 2014 un incremento del problema fake fino al 15% sul totale delle recensioni e sistemi di rating. Sul problema, pensa Gartner, sono proprio le aziende, i brand a dover fare un’attenta riflessione.
Nel frattempo, vi è anche chi pensa a soluzioni in grado di riportare nei binari giusti il trenino.
E’ il caso di Zoorate, una startup che ha sviluppato soluzioni per il social commerce che permettono a brand e a rivenditori online di fare leva in modo trasparente sui contenuti generati dagli utenti per accrescere la propria reputazione, aumentare la fiducia della clientela e migliorare le proprie performance.
Ciao Matteo, cosa fa Zoorate, in breve?
Offriamo, a chi vende online, soluzioni e servizi per valorizzare le recensioni e i feedback dei propri consumatori e aumentare quindi la propria reputazione digitale e le proprie vendite.
Come è nata l’idea?
L’idea iniziale nasce da un gruppo di amici ed ex-colleghi universitari: l’intento era quello di creare uno strumento che desse reale valore alle recensioni per chi acquista online attraverso un portale in cui i web-shopper potessero scambiarsi opinioni e rating e trovare quindi, sulla base di altri shopper affini, i migliori prodotti. Nel tempo, e con l’esperienza, abbiamo mutato modello di business mantenendo sempre forte focus su rating e recensioni (che crediamo siano un pilastro fondamentale del commercio elettronico) ma offrendoli come servizio in modalità Software as a Service (SaaS) direttamente agli operatori di ecommerce, brand o rivenditori e passando quindi a un approccio B2B.
Pensate di essere maggiormente utili alle aziende o all’utente-consumatore?
Il nostro posizionamento si pone nel mezzo: da un lato forniamo alle aziende potenti strumenti per avere visibilità e valorizzare in tempo reale ciò che i clienti pensano di loro, cosa non da poco! Dall’altro diamo ai consumatori finali uno strumento per esprimere le proprie opinioni direttamente all’azienda e la possibilità di confrontarsi con le esperienze reali di chi ha appena effettuato lo stesso percorso di acquisto. Per esempio, con la nostra soluzione principale che si chiama Feedaty, esiste una reale e genuina imparzialità e veridicità dei contenuti raccolti, che non sono manipolabili dal venditore stesso (e anche questo non è poco!).
Negli ultimi tempi il grande castello delle recensioni online, della reputazione, sembra stia crollando, è difficile per gli utenti fidarsi di una recensione, possiamo considerarvi la nuova risposta a questo problema?
Direi proprio di sì. Il nostro servizio principale ha come obiettivo la trasparenza e la credibilità. E cerchiamo di perseguirlo superando il potenziale conflitto di interesse che si creerebbe nel caso in cui un venditore gestisse in proprio le recensioni. Lo facciamo con uno strumento che funge da servizio terzo, in virtù del quale raccogliere, moderare e pubblicare feedback non sono in alcun caso azioni a discrezione del merchant. E pensate che questo aspetto paradossalmente ha un forte ritorno di immagine per il rivenditore stesso, perché comunica proattività ad essere valutato e giudicato liberamente, senza paura. Personalmente comprerei sicuramente più volentieri da un rivenditore che non ha timore di mostrare quanto gli utenti dicono di lui.
Come avete utilizzato il finanziamento di Principia?
Aumentando gradualmente il ritmo degli investimenti e strutturandoci. Il focus rimarrà sul prodotto (su cui prevediamo di investire oltre il 35% delle risorse) e il resto in attività di marketing, commerciale e di struttura.
Chi sono i vostri competitor?
In mercati più evoluti (USA, UK, …) piattaforme e servizi come la nostra sono già diffuse perché la domanda del mercato è già ampia, ma non mi piace fare nomi. In Italia questo business ancora non è stato recepito fino in fondo ma cominciano a muoversi player dall’estero e soluzioni “ibride” gestite da parte di chi tuttavia ha altre attività come core business. Io invece credo molto nella focalizzazione e nell’attenzione su uno specifico business, che porta a superiore qualità di prodotto e di servizio erogato: questo sarà il vantaggio competitivo di Zoorate.
Tu sei piuttosto giovane, attualmente quanta parte della tua vita dedichi a Zoorate?
Della mia vita lavorativa tutto! Inizialmente dovevo gestire il progetto facendolo convivere con altre attività ma il vero salto di qualità richiede commitment e dedizione. Un aspetto chiave: avere la fortuna di condividere questa iniziativa con amici, ancor prima che con soci, rende tutto più facile e stimolante.
Direi tutti e tre in diverse misure: faticoso mentalmente, tanto, perché la responsabilità porta a non chiudere mai una giornata o una settimana con la sensazione di aver finito. Come sai, in una start-up propriamente detta non si può mai dire di aver finito qualcosa, e più si fa più ci si rende conto che altro resta da fare. Ma sicuramente l’aspetto gratificante e divertente alla fine ha il sopravvento, altrimenti non avrei mai intrapreso questa avventura. Ma credo che sia anche molto una questione di carattere.
Come vedi il futuro di Zoorate da qui a tre anni?
Sono ottimista di natura: credo che le conversazioni tra consumatori pervaderanno non solo il commercio elettronico ma anche dinamiche multicanale e addirittura offline, in un’ottica di convergenza del commercio che sfrutterà sempre più la rete. Ho in testa tantissime potenziali opportunità di sviluppo per Zoorate, ma sarebbe prematuro approfondirle oggi.
Come vedi il tuo futuro da qui a tre anni?
Non credo che “a fare kite surf in Sudafrica” sia accettata come risposta…quindi mi vedo mentre porto avanti la mission di Zoorate con grande dedizione. Non mi vengono in mente risposte “politicamente corrette” diverse da questa 😉
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