Non è stato un momento facile quello della pandemia per la ristorazione e nemmeno per una startup come miscusi, progetto di ristorazione innovativa promosso da Alberto Cartasegna e Filippo Mottolese, nel 2017, quando a Milano ha inaugurato il suo primo ristorante, basato sul concetto di pasta fresca realizzata al momento davanti agli occhi del cliente. In soli tre anni apre 11 ristoranti in 6 città italiane servendo nel 2019 oltre un milione di clienti. Nel 2020, nonostante e forse spinto dalla pandemia, aggiunge una nuova anima annessa al ristorante: “la Miscusi bottega”, una gastronomia di quartiere dove comprare i prodotti di Miscusi da cucinare a casa. Non solo, nell’emergenza Miscusi mette al centro l’impatto sociale e si impegna in prima linea verso la comunità (ospedali, anziani soli e recupero di sprechi alimentari). Un momento che porta anche a tante riflessioni. “La pasta unisce è sempre stato uno dei nostri motti, ma il covid ci ha obbligato a dividerci. Un boccone amaro, una digestione molto faticosa. Abbiamo reagito concentrandoci sul futuro, convinti che il 2020 avrebbe lasciato in tutti noi una maturità superiore, capace di riconnetterci con la natura, con noi stessi e con il cibo che mangiamo”, spiega Alberto Cartasegna, Ceo e fondatore di Miscusi, in una nota. Con il 2021 c’è un nuovo inizio che ha già trovato il supporto sostanzioso degli investitori: 20 milioni di euro, il nuovo round guidato da Mip (Milano investment partners, il fondo di venture capital di cui Angelo Moratti è anchor investor) che ha coinvolto anche il fondo americano Kitchen Fund già investitore di numerose realtà food internazionali di successo, tra cui SweetGreen. Le nuove strategie puntano naturalmente sull’internazionalizzazione, obiettivo che è sempre stato strategico per la società, ma anche su un altro importante elemento che oggi è di primario interesse per aziende e investitori: la sostenibilità.
I fattori Esg
Miscusi è sempre stato un progetto d’impresa con aspetti di sostenibilità, ma la svolta adesso è più netta e guarda in particolare all’agricoltura rigenerativa e alla riduzione delle emissioni Co2. Per esempio, Miscusi sta studiando un piatto di pasta con ingredienti rigenerativi per l’uomo e per il Pianeta, bilanciando valori nutrizionali e sfruttando fotosintesi per assorbire Co2. Inoltre è in corso il primo progetto sperimentale di agricoltura rigenerativa che, a differenza delle pratiche di monocoltura, si concentra sul ripristino e l’arricchimento del terreno che contribuirà così alla riduzione delle emissioni di gas serra. Il capitale raccolto con questo ultimo round, il più corposo tra quelli fino a oggi ottenuti, si aggiunge ai 5 milioni di euro raccolti durante i primi tre anni di vita che hanno visto la startup crescere da 1 a 11 milioni di euro in 30 mesi. L’operazione è anche un’occasione per Milano investments partners per rimarcare il proprio focus su startup disruptive consumer/lifestyle in linea con la propria policy Esg, è infatti uno dei pochi fondi di venture capital italiani ad avere una esplicita (accessibile dal sito) politica di investimento sostenibile, in base alla quale oltre alle tradizionali tecniche di analisi del profilo di rischio e rendimento economico–finanziario, l’investimento è valutato in base a specifiche analisi dei rischi di sostenibilità. “Viviamo in un periodo di grandi polarità. Il mondo è diviso tra quelli che hanno paura del cambiamento e quelli che lo abbracciano e cercano di capirlo. – dice Angelo Moratti, anchor investor di Mip – Il sistema capitalistico per come lo conosciamo non funziona più, dobbiamo riformarlo. Gli unici che possono accelerare questa evoluzione sono gli imprenditori della nuova generazione, Alberto Cartasegna è diventato protagonista di questo percorso nel nostro Paese, creando un progetto totalmente integrato con il tessuto sociale e con l’ambiente. Il venture capital può fare molto per portarci in una nuova fase del capitalismo, Mip ha investito in Miscusi e nella visione di lungo periodo di Alberto che permetterà all’azienda di diventare, attraverso la ristorazione, un movimento globale“.
Miscusi movimento globale
Movimento globale, dice Moratti. E non è un’esagerazione, perché il sistema ‘food’ ha un’incidenza notevole sul clima attraverso le emissioni di Ghg connesse alla produzione, trasporto, stoccaggio, packaging, spreco di cibo. Il boom di movimenti come quello vegetariano, vegan, flexariano, e via dicendo discendono tutti dalla consapevolezza che il nostro rapporto con il cibo influenza la vita del Pianeta. Inoltre c’è un tema benessere e un tema sociale legato al cibo che non possono assolutamente essere trascurati. “La produzione di cibo dovrà aumentare del 60% nei prossimi 30 anni – continua Cartasegna – . Qui risiede la sfida e l’opportunità più grande per combattere il surriscaldamento ed evitare un disastro. Cambiare la nostra dieta (o stile di vita) è la scelta individuale più impattate che ognuno di noi può fare per contribuire a salvare il pianeta. I nostri stakeholder, shareholder inclusi, Angelo in primis, condividono e supportano la nostra missione, lo hanno sempre fatto e non hanno smesso di crederci nonostante un anno così complicato, grazie. Siamo rimasti in silenzio, abbiamo lavorato tanto, forse come mai prima, ora siamo pronti a riaprire le nostre porte e accogliervi per sederci a tavola e condividere un viaggio fantastico che ha bisogno di tutti noi, uniti per un futuro felice. Presto in menù ci sarà una pasta che lo renderà non solo felice, ma possibile“.
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