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BLS è un’azienda italiana che da 50 anni produce dispositivi di protezione delle vie respiratorie, cioè quelle mascherine diventate da qualche mese un oggetto di uso quotidiano indispensabile.
Tutti sappiamo (lo sappiamo vero?) che le mascherine sono praticamente obbligatorie in quasi tutte le regioni italiane; e le prime esperienze di ritorno alla realtà già ci stanno dicendo che mantenere il distanziamento sociale è davvero difficile in tante occasioni, dipende anche dal buon senso altrui, ma la mascherina ci può proteggere. Allora, quali sono le differenze principali tra i vari tipi di mascherine in commercio? Come vanno indossate e rimosse per ridurre il rischio di contagio? Sono utili le mascherine fai-da-te?
Quali sono i diversi tipi di mascherine e in cosa differiscono?
Oltre alle mascherine cosiddette chirurgiche, esistono anche le FFP1, FFP2 e FFP3, con o senza valvola. Ma quali sono le differenze tra questi tre tipi di mascherine di protezione? Le mascherine chirurgiche, spiega BLS, sono dispositivi medici che servono a proteggere in parte se stessi e gli altri: bloccano infatti il propagarsi di goccioline emesse per via orale, in caso di un colpo di tosse o di uno starnuto, o semplicemente parlando. Tuttavia non garantiscono il blocco del virus disperso in aerosol in quanto non sono a tenuta sul viso dell’utilizzatore e non hanno una funzione filtrante in fase inspiratoria. Le mascherine FFP1, FFP2 e FFP3 si distinguono in primo luogo per la loro efficienza filtrante, che cresce all’aumentare del numero: le FFP1 hanno una capacità filtrante pari al 80%, le FFP2 superiore al 94% e le FFP3 superiore al 99%. In più, si distinguono per la presenza o meno della valvola. Quelle senza valvola sono Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) che proteggono sia chi le utilizza che gli altri, bloccando la dispersione del virus sia in entrata che in uscita, poiché sono a tenuta sul viso e sono fabbricati con un processo di “saldatura” in modo che non ci siano cuciture, perforazioni sul tessuto da cui potrebbero passare microparticelle. Per questo vengono solitamente utilizzate da medici e personale sanitario. Le FFP1, FFP2 e FFP3 con valvola invece proteggono soltanto l’utilizzatore, perché impediscono l’ingresso del virus, ma non bloccano totalmente il virus verso l’esterno. – leggi qui della storia di iMask, l’innovativa mascherina fatta da una startup
Come si riconosce una mascherina fatta bene?
È necessario ricordare, specifica BLS, che le mascherine per garantire i livelli di protezione devono essere certificate. Per esempio, le mascherine chirurgiche sono classificate come DM (Dispositivo Medico) e sono marcate CE in accordo al regolamento europeo 2017/745 e alla normativa tecnica EN 14683:2019. Quelle FFP2 e FFP3 sono invece dei DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) e sono marcati CE in accordo al regolamento europeo 2016/425 e alla normativa tecnica EN 149:2009. Oltre a ciò possiamo aggiungere che le mascherine dovrebbero essere tenute insieme nelle loro componenti (elastici, per esempio) con un sistema di saldatura e non di cucitura, che buca il tessuto e la rende meno protettiva.
La mascherina può preservare da ogni contagio?
Non esiste nulla che possa essere considerato una protezione assoluta dal contagio. Nemmeno la mascherina, benchè sia uno strumento tra i più efficaci e il suo utilizzo vada sempre accompagnato all’adozione di comportamenti sociali (mantenere le distanze) e di igiene personale (lavarsi le mani, non toccarsi viso ed occhi, ecc.) per ridurre le occasioni di contagio.
Come vanno indossate le mascherine
Le mascherine vanno indossate coprendo sia naso che bocca, anche quelle chirurgiche. Prima di indossarle e dopo averle rimosse è bene essersi lavati le mani. Attenzione: quando si indossa un dispositivo di protezione delle vie respiratorie, bisogna sempre assicurarsi il suo adattamento sul viso per garantire una tenuta ottimale, altrimenti la sua efficacia si annulla.
Come togliere la mascherina
Quando si tolgono, è bene ricordare che sia la superficie esterna della mascherina indossata e le mani (o i guanti) possono essere contaminati dal virus, pertanto si deve fare particolare attenzione alla manipolazione della mascherina stessa, per evitare il rischio di reinfettare o infettarsi. Bisogna quindi prima di tutto lavarsi accuratamente le mani, poi togliere la mascherina indossata sul viso utilizzando gli elastici, cercando di evitare di toccarla nella sua parte interna. Di seguito, lavarsi di nuovo le mani.
Mascherine fai-da-te e foulard: sì o no?
Uno dei due parametri per definire il livello di protezione e di efficacia di una mascherina, accanto alla resistenza respiratoria (ovvero la facilità di respirazione dell’utilizzatore), è data dal potere filtrante, cioè dalla capacità del materiale di filtrare particelle di “materia”, quali fumi, nebbie, particolato, microrganismi, ecc. di dimensione definita, misurata come percentuale delle particelle bloccate dal materiale. Questa capacità non può essere svolta da foulard o sciarpe o mascherine in tessuto fai da te, come può essere ad esempio il cotone – e cucite con il filo che buca il tessuto stesso. Le mascherine in tessuto dunque non sono considerate né dispositivi medici né dispositivi di protezione individuale e pertanto non hanno alcuna garanzia di proteggere le persone nel momento in cui dovessero venire a contatto con microparticelle virulente, anche per la grandezza della trama del tessuto che non ha il potere filtrante richiesto, uno dei requisiti fondamentali dei DPI. Indossando mascherine che non garantiscono la protezione si rischia di creare un effetto placebo drammatico e di aumentare il rischio poiché chi le indossa è convinto di essere protetto e di conseguenza non prende alcuni accorgimenti o attenzioni, ma in realtà non ha alcun tipo di barriera nei confronti del virus. Diciamo che in occasioni disperate anche un foulard è meglio di niente, ma non dobbiamo assolutamente ritenere che questo possa sostituire una mascherina. [Foto di copertina Fearghal Kelly on Unsplash ]
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