Il mercato del credito sta cambiando, “alla fine del 2019, il credito […] alle imprese era 640 miliardi di euro. Rispetto al 2008, però, il credito alle imprese è sceso di 200 miliardi di euro” ha indicato Angelo Tantazzi, presidente di Prometeia al convegno dal titolo Investimenti alternativi, accesso all’economia e maggiori rendimenti, organizzato da Equita e Prometeia il 30 gennaio 2020. Conferma il trend anche Euler Hermes, che stima un funding gap per le PMI dell’eurozona di 400 miliardi di euro, il 3% del PIL, valore che sale a 4% del PIL per l’Italia. A fronte di tale carenza di finanziamenti all’economia reale, si apre un’opportunità per gli investitori istituzionali, che, supportati anche dalle autorità pubbliche e i regolatori, hanno iniziato a investire direttamente nell’economia reale. Il settore del private debt ne sta beneficiando, nel primo semestre del 2019 la raccolta per private debt in Italia è raddoppiata rispetto all’anno precedente raggiungendo i 273 milioni di euro e gli spazi di crescita restano ampi se si considera che in Europa la raccolta è stata d 22,6 miliardi di euro. Gli investimenti outstanding sono circa 2,7 miliardi di euro in Italia e 350 miliardi di euro in Europa (0,2% del PIL contro 1,2% per l’Europa continentale, 2,9% per i paesi del nord Europa e il 5,4% per UK). I benefici oltre che per l’economia sono per gli investitori e i risparmiatori, i tassi di interesse su transazioni di private debt sono interessanti rispetto a quello che si trova sul mercato obbligazionario, con un IRR medio tra il 5-7%, e una durata dei prestiti tra 5 e 10 anni. Lo squilibrio tra domanda e offerta di credito è causato da forti requisiti di capitale alle banche, che riducono i prestiti disponibili per le piccole medie imprese e li concentrano sulle realtà quotate. In Italia i rendimenti sono più alti della media di quelli europei, a causa di un minore investimento di investitori istituzionali in asset alternativi, 1% contro il 4,3% della Germania e il 9,7% del Regno Unito. Gli sforzi degli attori di mercato e delle autorità pubbliche stanno avendo successo nello sviluppo del settore, tra le più rilevanti e recenti iniziative si hanno, per esempio, Azimut Libera Impresa che sta lanciando il primo fondo esclusivamente di private debt rivolto a investitori privati e che ha come obiettivo portare sul mercato una raccolta da 4 miliardi di euro in dieci anni e Eurizon che ha lanciato a fine 2019 la sua SGR specializzata in investimenti alternativi con un patrimonio iniziale di 3,4 miliardi di euro. Tuttavia, dopo anni di crescita costante (tasso medio di crescita dell’erogato oltre il 50%), nel primo semestre del 2019 (ultimo dato disponibile) è sceso l’ammontare investito totale, fermatosi a 200 milioni di euro rispetto i 450 milioni di euro del primo semestre dell’anno precedente. Ciò indica un problema di fondo: la crescita della raccolta dei fondi si scontra con la limitata offerta di questa tipologia di asset in cui investire. (le fonti dei dati citati nell’articolo sono : Aifi Associazione italiana del private equity e del venture capital, Deloitte Private Debt Deal Tracker, European Investment Fund European Small Business Outlook, Euler Hermes – European SMEs: Filling the bank financing gap, Fondo Italiano d’Investimento Concreta esperienza di strumenti dedicati alla crescita delle PMI del nostro Paese, Prometeia Fondi di Investimento Alternativi: il posizionamento degli Investitori Istituzionali italiani).
La proposta di LoanXchain
“LoanXchain è oggi il primo mercato secondario digitale per i prestiti in Europa, risponde alla limitata offerta di crediti investibili abilitando un nuovo ecosistema del credito, che chiamiamo ‘circolare’, dove attori bancari e investitori istituzionali cooperano nell’erogare il credito all’economia reale – spiegano a Startupbusiness Mattia D’Alessandra e Maura Rossetti, co-fondatori della società – LoanXchain consente di dispiegare l’abbondante ricchezza privata dei risparmiatori per finanziare imprese e famiglie generando maggiore crescita. A sua volta, maggiore crescita, si traduce in maggiori risorse a vantaggio di tutti, anche dei risparmiatori che ottengono rendimenti più elevanti. Per rendere tutto questo possibile connettiamo digitalmente le banche e gli investitori istituzionali rendendo la cessione di crediti/ condivisione del rischio sui prestiti semplice, veloce, trasparente e accessibile alle istituzioni finanziarie più piccole, abilitando così l’adozione di modelli originate–to-distribute e originate-to-share nella gestione del credito e canalizzare finanziamenti non bancari all’economia reale. Il tutto è reso possibile dall’uso delle più recenti tecnologie disponibili: l’AI per analizzare la grande mole di dati, aumentare la trasparenza e la risk awareness, la blockchain per assicurare la tracciabilità e immutabilità dei dati e infine le API per abilitare un intero ecosistema di servizi ad alto valore aggiunto facilmente accessibili”. La startup milanese, nata a fine 2017, è oggi una delle realtà blockchain più attive in Europa e ha già siglato partnership significative come quelle con Deutsche Bank, Banca Mediolanum e il consorzio di banche internazionali R3, che hanno anche partecipato alla prima transazione pilota effettuata a fine settembre presso Le Village by Crédit Agricole Milano, dove LoanXchain è ospitata. È l’unica startup italiana ad avere vinto la call per fintech di F10, il prestigioso acceleratore fintech della Borsa di Zurigo, ha vinto la call di Block.IS, programma promosso dalla Commissione Europea per individuare le soluzioni blockchain più avanzante in Europa e ha partecipato all’edizione 2019 dell’Italian Innovation Day a Tokyo, programma promosso da ICE e dall’Ambasciata d’Italia in Giappone.
Perché blockchain, i numeri e le aziende attive
“LoanXchain porta la blockchain nel mondo del credito: digitalizza i crediti a livello di singolo prestito secondo standard europei, massimizzando granularità delle informazioni e trasparenza, traccia la vita degli asset digitali e ne assicura un adeguato monitoraggio – aggiunge D’Alessandra – , usiamo la tecnologia Corda del consorzio R3, che risponde perfettamente alla natura B2B della piattaforma grazie alla sua struttura permissioned e al suo orientamento al mercato finanziario”. Il mercato della blockchain continua ad essere in forte crescita. Nel 2019, si contano 488 progetti blockchain e distributed ledger avviati nel mondo (che portano a 1.045 quelli degli ultimi 4 anni), in crescita del 56% rispetto al 2018. Ma di questi solo 158 sono implementativi (di cui appena 47 già operativi, il resto sono sperimentazioni o proof of concept), mentre ben 330 sono solo annunci. I progetti implementativi si concentrano nel settore finanziario (67), seguito da Pubbliche Amministrazioni (25), agro-alimentare (15) e logistica (11). Riguardano in particolare i pagamenti (44), la gestione documentale (42) e la supply chain (31). Nella maggioranza dei casi – il 65% – le aziende hanno creato nuove piattaforme, piuttosto che utilizzare quelle esistenti (come riporta EconomyUp in questo articolo ). Gli investimenti in blockchain e distributed ledger in Italia nel 2019 hanno raggiunto 30 milioni di euro, ancora limitati ma in crescita del 100% rispetto al 2018. Nel nostro Paese oltre il 40% della spesa si concentra nella finanza e nelle assicurazioni, ma è molto attivo anche l’ambito supply chain e tracciabilità di prodotto, in particolare nell’agro-alimentare che, sommando i vari settori in cui è applicato, vale il 30% degli investimenti, e la Pubblica Amministrazione. Nota per il lettore, le fonti dei dati citati nell’articolo sono: Aifi Associazione italiana del private equity e del venture capital, Deloitte – Private Debt Deal Tracker, European Investment Fund – European Small Business Outlook, Euler Hermes – European SMEs Filling the bank financing gap, Fondo Italiano d’Investimento – Concreta esperienza di strumenti dedicati alla crescita delle PMI del nostro Paese, Prometeia – Fondi di Investimento Alternativi il posizionamento degli Investitori Istituzionali italiani).
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