L’intelligenza artificiale à l’européenne

Accordo globale, finanziamenti e iniziative europee, la prima uscita ufficiale internazionale del neo vicepresidente USA JD Vance, il summit sull’intelligenza artificiale di Parigi diviene perno delle strategie globali su quello che appare sempre più un tema centrale per governi, aziende, economie, innovazione. 

Partiamo dall’accordo, o meglio dalla dichiarazione internazionale sull’IA che molti Paesi hanno firmato, a partire dalla Francia ma anche Cina e India ma che altri, con USA e Regno Unito in testa, hanno preferito non siglare. Il vicepresidente USA intervenuto al summit ha sottolineato come gli USA intendono mantenere e rafforzare la leadership sull’IA e non condividono le strategie europee che vedono nella regolamentazione la strada maestra, regolamentazione che, sempre nelle parole di Vance, pone il rischio del rallentamento del processo di innovazione di una industria che ha definito trasformativa. D’altra parte i firmatari invece si sono posti come sostenitori di uno sviluppo che sia aperto, etico e inclusivo. 

La due giorni del summit parigino che si è svolta tra il Grand Palais nella giornata più istituzionale del 10 febbraio e a Station F, il centro dell’innovazione e dell’ecosistema startup francese, nella giornata dell’11 febbraio ha messo in luce quanto l’IA sia ormai determinante quando si tratta di equilibri geopolitici, politiche industriali, investimenti. La Francia si propone come leader europeo e lo fa presa per mano dal presidente Emmanuel Macron che ancora una volta pone enfasi sulla sua attenzione verso i temi legati al mondo dell’innovazione, delle startup, delle tecnologie. 

Emmanuel Macron durante il summit AI a Station F

“Questo evento dimostra come tutti stanno cercando di avere un ruolo su questa tematica molto accattivante sia politicamente sia in termini di mercato, lo fa l’amministrazione Trump con Vance che dice agli europei che sbagliano a regolamentare, lo fa Ursula von der Leyen che annuncia fondi e progetti con una mossa certamente positiva ma che poi deve trovare riscontri operativi e lo fa Macron il quale, accolto come una rock star, perché è certamente il politico che in Europa sta mostrando maggiore attenzione e anche competenze sul tema”, dice a Startupbusiness Francesco Cerruti, direttore generale di Italian Tech Alliance che è volato a Parigi per essere agli incontri a Station F. 

Proprio gli annunci della presidente della Commissione europea si sono rincorsi in questi giorni e fanno ben sperare in un nuovo ruolo dell’Unione europea nel panorama globale dell’intelligenza artificiale. Si è partiti con OpenEuroLLM di cui abbiamo scritto qui , consorzio europeo di 20 realtà tra imprese, accademia, centri di ricerca e supercomputer che è stato finanziato con 52 milioni di euro, a seguire è stata annunciata l’iniziativa EU AI Champions initiative che animata da un pool di imprese private, soprattutto francesi e tedesce, ma l’annuncio che maggiormente ha riverberato è stato poi quello di InvestAI, fondo di investimento voluto dalla Commissione europea che parte con una dotazione di 20 miliardi di euro a supporto della realizzazione dell’infrastruttura ma che si pone l’obiettivo di sbloccare fino a 200 miliardi di euro, in pratica è la versione europea del trumpiano Stargate da 500 miliardi di dollari il cui annuncio fu fatto poco prima dell’arrivo della notizia del cinese DeepSeek

Molti annunci quindi, tutti da tenere sotto la lente di ingrandimento per comprendere come evolveranno, o meglio come si trasformeranno in progetti e opportunità concrete per imprese e startup europee, per l’innovazione europea nel suo complesso.

“E’ chiaro che noi dobbiamo giocare la partita sul piano europeo – aggiunge Cerruti –  primo perché è giusto che sia così per giocare alla pari con gli altri e secondo perché come Italia siamo indietro rispetto agli altri Paesi in termini di evoluzione su questo fronte. Il valore dell’evento di Parigi sta proprio nel mettere al centro della dialettica socio politica le tematiche dell’intelligenza artificiale con una chiara necessità di dividersi sì le competenze ma di parlare sempre di più con una voce sola, è vero che ci sono posizioni più forti, come appunto la Francia, ma anche la Germania, il Regno Unito e i Paesi nordici, e posizioni meno forti come quella dell’Italia ancora ma è anche vero che nessuno può muoversi da solo”. 

L’Italia non è ferma, il fondo di CDP Venture Capital che punta ad avere una dotazione di un miliardo di euro è lì a dimostrarlo e ci sono iniziative, anche da aziende e scaleup, che mostrano la capacità del Paese di fare innovazione ma resta il fatto che si è sempre troppo piccoli per giocare la partita in modo indipendente e comunque non avrebbe senso esistendo un contesto europeo che dimostra attenzione al tema e non solo a livello normativo. 

Questi annunci e prese d’atto in relazione all’intelligenza artificiale, la volontà di creare un contesto il più possibile di collaborazione a livello globale e il ruolo della UE sono fondamentali ma serve non scordare che l’Europa deve agire in modo efficace a livello strutturale su tutti i fronti dell’innovazione: “deve continuare il lavoro sulle policy – conclude Cerruti – lo startup and scaleup forum convocato dalla commissaria Ekaterina Zaharieva la prossima settimana che coinvolge policy maker e operatori può essere un momento importante, serve per esempio rilanciare l’impegno sul fronte del cosiddetto 28 esimo regime è certamente importante e può diventare occasione per dimostrare che è possibile superare le resistenze normative che gli stati membri tendono ad avere”. 

Una eccessiva parcellizzazione delle norme è potenzialmente ancor più dannosa di qualsiasi regolamentazione, ammesso che le regolamentazioni lo siano, perché limita di fatto le opportunità di scalabilità dell’innovazione e quindi la capacità di crescita e competitività, è perciò fondamentale che il passo più convinto l’Europa lo abbia verso l’armonizzazione delle infrastrutture normative altrimenti qualsiasi investimento sulle infrastrutture tecnologiche rischierebbe di essere incapace di esprimere tutte le sue potenzialità ed è una cosa che in un contesto competitivo globale non ci si può permettere. (foto: sito dell’AI summit di Parigi)

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