Volete capire l’innovazione? Comprendere come nasce, si forma e impatta su economia, società, politica, industria, cultura? Studiate la storia e la matematica. La storia insegna come i grandi cambiamenti strutturali arrivano senza farsi tanto annunciare, all’inizio sembrano verificarsi quelle che ci viene da identificare come ‘crisi’ e che intendiamo come periodi congiunturali e passeggeri, ma poi quando si inizia a comprendere che la crisi, come quella attuale, non è di quelle passeggere si inizia a guardare al fenomeno come a un cambiamento delle regole di base, un cambiamento dei paradigmi. È appunto ciò che sta avvenendo in questi anni in cui siamo nel mezzo di un processo in cui tutti gli elementi che governano l’economia, la società, l’organizzazione politica si stanno ridisegnando nel profondo e un modo per capire come la disponibilità di nuove tecnologia si traduce in rinnovamento è proprio quello di andare a vedere ciò che insegna la storia, perché questi periodi di rivoluzione ci sono già stati, e a essi serve guardare se si vuole provare a capire qual è la strada che ci sta portando verso il futuro. La matematica aiuta a vedere il processo di cambiamento che genera innovazione in un modo più netto e definito, non si mette naturalmente a fare previsioni su come l’innovazione si manifesterà e in che modo tale manifestazione avrà impatto sulle dinamiche sopra citata, ma si industria nel disegnare il modello matematico che definisce lo schema che il processo di creazione dell’innovazione segue. Storia e matematica quindi. La storia la racconta Piero Formica, che tra le tante cose è anche un collaboratore di Startupbusiness, e lo fa in un articolo in inglese che ha scritto per Harvard Business Review e che traccia l’esperienza e le vicende che hanno portato all’affermazione prima e alla caduta poi dell’impero veneziano tra il 697 e il 1797 dopo Cristo, ponendo enfasi sul momento in cui Venezia, concentrata più sull’espansione seguendo rotte conosciute che sull’esplorazione, non ha compreso i cambiamenti che stavano avvenendo nel mondo e che tali cambiamenti avrebbero presto avuto impatto sul valore degli asset strategici che la Repubblica Veneziana aveva fino a quel momento considerato i suoi punti di maggiore forza come: l’acume tecnologico soprattutto in campo militare, la posizione geografica strategicamente rilevante per le rotte commerciali. Ma con l’avvento di tecnologie che hanno permesso di costruire imbarcazioni capaci di navigare più a lungo senza la necessità di attraccare, le rotte sono cambiate perché le nuove navi consentivano di seguire percorsi più efficienti e il ruolo di Venezia è diventando progressivamente sempre meno rilevante. La matematica dell’innovazione l’ha invece definita un altro italiano: Vittorio Loreto che, insieme al suo gruppo di ricerca, ha sviluppato i suoi studi presso l’Università La Sapienza di Roma e che rende possibile un nuovo approccio al modo in cui è possibile studiare il flusso che genera l’innovazione. Il lavoro di Loreto è stato descritto in un articolo, anche esso in inglese, da un articolo pubblicato dall’MIT Technology Review. L’articolo racconta come il nuovo modello matematico consente di individuare i fenomeni strutturali alla base della nascita dell’innovazione in qualsiasi ambito e come l’innovazione nel momento in cui accade diventa elemento che esso stesso modifica a sua volta lo scenario di partenza che poi porta al replicarsi del modello stesso partendo da contesti sempre nuovi. L’articolo che descrive il lavoro di Loreto e del suo staff è un trattato di matematica applicata che si chiude, come sempre accade a seguito di un nuovo passo avanti nella scoperta scientifica, con nuove domande alle quali trovare una risposta, in questo caso l’elemento di studio futuro è quello che è stato definito come ‘il possibile adiacente’ e come esso può espandere ulteriormente il processo di evoluzione che sia essa biologica, linguistica, culturale o tecnologica. Storia e matematica sono quindi fondamentali per comprendere più a fondo l’innovazione e come essa si crea e come essa si traduce poi in cambiamenti strutturali, ma è utile anche analizzare fenomeni geografici come il ruolo sempre più centrale che hanno le città rispetto agli stati nazione di cui abbiamo parlato qui , nonché fenomeni sociali che ci aiutano a capire in quali contesti l’innovazione attecchisce più rapidamente e in quali è invece maggiormente osteggiata perché si ha più paura del cambiamento e perché si tende più a difendere lo status quo che ad abbracciare il nuovo. @emilabirascid
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