L’ecosistema italiano sempre più nel radar internazionale

L’abbiamo scritto da sempre e sempre più insistentemente che l’ecosistema delle startup italiane avrebbe dovuto diventare sempre più internazionale, sempre più capace di connettersi con gli altri ecosistemi europei e sempre più favorevole all’attrazione di talenti e investimenti. Oggi possiamo dire che i segnali di questa tendenza sono ormai numerosi e alcuni sempre più forti. Non faremo qui un elenco esaustivo di tutti questi segnali, queste iniziative, queste tendenze, ne citeremo alcuni per trasmettere come effettivamente il processo di internazionalizzazione sia innescato e vedremo anche quali sono i punti ancora deboli e sui quali ancora c’è lavoro da fare ma, come detto, il processo è innescato e porta tantissimi benefici. Eventi Ci sono gli eventi, abbiamo visto accadere eventi internazionali in Italia, l’apripista fu certamente ScaleIT che arrivò in un momento chiave, momento in cui in Italia avevamo tanti imprenditori bravi e imprese innovative interessanti ma ancora fuori dal radar degli investitori internazionali e ScaleIT riuscì nell’impresa di attirare gli investitori, di portarli in Italia e di fare loro conoscere la capacità degli imprenditori nazionali e ci è riuscita molto bene. Ci sono altri eventi, spesso specializzati che avvengono in Italia e che portano contenuti, relatori, investitori, imprenditori a conoscere l’ecosistema, tutti eventi internazionali nel senso che adottano l’inglese come lingua ufficiale e che si pongono come appuntamenti su una mappa che è a sua volta internazionale, è stato il caso del debutto di TechChill Milano ma anche per esempio lo sono Frontiers Health e Codemotion e incontri come Nordics meet Italy. Ci sono poi eventi che hanno la capacità di attrarre grandi volumi di persone e che pur non essendo formalmente internazionali perché non usano l’inglese come lingua esclusiva dell’evento, hanno però capacità di avere una presenza anche internazionale come è per esempio il caso del WMF di Rimini e Maker Faire di Roma, ma anche lo Smau che negli ultimi anni ha saputo dedicare attenzione e spazio anche ai partner internazionali. Ci sono eventi più b2b, eventi più b2c, eventi più dedicati specificamente alle startup e agli investitori ed eventi più generalmente dedicati alla cultura dell’innovazione e del digitale. Startup e programmi di accelerazione Ci sono i programmi di accelerazione internazionali che stanno crescendo e sviluppandosi in diverse direzioni e su diversi settori: citiamo Startup Wise Guys, TechStars, Plug and Play, SkyDeck Europe, l’acceleratore dell’Università di Berkeley che ha scelto Milano come sua sede europea, e anche Founders Factory che ha di recente annunciato l’intenzione di aprire un suo hub sempre a Milano. Ci sono le startup italiane che vanno in giro per il mondo che incontrano partner industriali, finanziari, commerciali, accademici istituzionali, tra il 2016 e il 2021 il programma Italy Innovation Day supportato dalle sedi diplomatiche italiane ha portato startup e scalup a Tokyo, Singapore, Melbourne, Adelaide, Perth Canberra; l’Italian Trade Agency è impegnata a portare le startup ai più importanti eventi in giro per il mondo e organizza il programma Global Startup Program giunto alla terza edizione che consente ai fondatori di fare un’esperienza internazionale, principalmente quelli early stage ma anche alcuni già in fase di scaleup. Investitori e media Ci sono gli investitori, quelli stranieri sempre più attenti alle startup italiane, come conferma anche l’ultimo rapporto trimestrale di Growth Capital e Italian Tech Alliance presentato a Roma, quelli italiani che sempre più investono anche fuori dal Paese, ivi compresi i business angel, ci sono i co-investimenti, gli investitori internazionali che decidono di aprire anche un ufficio in Italia, i corporate venture capital generati da gruppi industriali nazionali che partono con una visione internazionale. Perfino CDP VC ha compreso l’importanza di essere internazionale e ha annunciato la creazione di un fondo da 400milioni di euro da distribuire agli investitori internazionali che mostrano interesse verso le startup italiane (con l’obbligo di investire almeno una cifra simile a quella che ricevono in aziende italiane e di avere una presenza stabile nel Paese), fondo che secondo quanto è noto al momento patirà con l’inizio del 2023. C’è la crescente attenzione verso l’ecosistema italiano da parte dei media internazionali, europei soprattutto, il numero di storie dedicate a startup nazionali e ad avvenimenti nazionali si è moltiplicato negli ultimi mesi, segno che il fermento non solo è un fatto vero e concreto ma è anche notato, è anche capace di emergere e di comunicare. Miglioramenti Tutto bello quindi? Di certo va dato atto che l’ecosistema sta vivendo una fase di crescita significativa che è sia quantitativa sia qualitativa ma, ovviamente, ci sono ancora passi da fare per migliorare ulteriormente il tutto. Serve certamente una presa d’atto relativamente al fatto che è essenziale rendere le procedure più semplici, evitare che investitori internazionali si scontrino con un sistema burocratico e fiscale troppo complesso e oneroso e quindi rinuncino a fare gli investimenti o si attrezzino per portare le aziende italiane fuori dal Paese (almeno per quanto riguarda le sedi legali), serve definire politiche ancora più efficaci per attrarre talenti e favorire per esempio il remote working trasformando quelle zone del Paese dove vi è una qualità alta della vita ma poche opportunità di lavoro in destinazioni preferite dai nomadi digitali, e questa è una opportunità che già altri Paesi europei stanno cogliendo con risultati significativi, serve dare ancora maggiore spinta agli eventi internazionali che sono perno essenziale perché capaci di avvicinare stakeholder internazionali all’ecosistema. (Photo by Benjamin Kaufmann on Unsplash)

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