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Con questo articolo si chiude il reportage sull’ecosistema austriaco che abbiamo sviluppato parlando degli attori dell’ecosistema , degli unicorni e delle startup nel settore delle biotecnologie . Qui raccontiamo tre storie di tre scaleup nate e sviluppatesi in Austria ma con genesi internazionale, si tratta di Robo Wunderkind che nasce a Vienna per volontà di una imprenditrice ucraina, di Gurkerl che è la controllata austriaca del gruppo ceco Rohlik e di N26, la fintech nata a Berlino che oggi opera in tutto il mondo e ha a Vienna uno dei suoi principali tech hub.
Robo Wunderkind
L’idea di Robo Wundderkind nasce nel 2013 quando l’imprenditrice ucraina Anna Iarotska che già viveva a Vienna inizia a riflettere sullo sviluppo di un sistema capace di usare le tecnologie per l’education, soprattutto quella legata alle materie scientifiche e tecniche e al coding per gli studenti di età compresa tra i 5 e i 14 anni. “A marzo del 2020 abbiamo ricevuto un importante grant nel quadro del programma Horizon2020 della commissione europea – dice a Startupbusiness Melanie Vollert, digital marketing lead della scaleup -, si tratta di un finanziamento da 1,7 milioni di euro che stiamo usando per crescere a livello internazionale e per continuare a migliorare i nostri prodotti edtech sia software sia hardware, nonché a perfezionare i modelli di business che sono sia di tipo B2B sia B2C, quest’ultimo ha avuto un momento di crescita durante le fasi più acute della crisi pandemica globale, ma è il modello B2B quello che per noi è principale”. L’azienda come detto è nata nel 2015 da tre fondatori di cui però oggi rimane solo Anna Iarotska e ha iniziato a sviluppare una serie di componenti hardware e software che hanno incontrato il favore degli utenti con una campagna di crowdfunding su Kickstarter che nel 2015 ha raccolto 200mila dollari, fondi che hanno permesso di realizzare i primi kit che hanno iniziato a essere spediti nel 2018. “Oggi creiamo contenuti e programmi specifici sia per le diverse materia, sia per gli studenti di età diversa, ma anche per i diversi mercati in cui operiamo – aggiunge Mathias Kutschera, head of business develpment education per il mercato Dach (Germania, Austria, Svizzera) -, il nostro prodotto è modulare, facile da montare con un sistema di connessione che abbiamo brevettato, ha diverse funzionalità e tutto, sia hardware sia software, sfrutta una logica basata sui colori che lo rende facilmente utilizzabile anche da parte degli studenti più giovani”. Il kit di Robo Wunderkind è disponibile in diverse versioni, quello base acquistabile online costa 99 euro, mentre quello base per le scuole utilizzabile da due/quattro studenti contemporaneamente costa 249 euro. Alcune parti della tecnologia sono brevettate, la produzione è in Cina e gli ingegneri di Robo Wunderkind sfornano costantemente nuove componenti con altrettanto nuove funzionalità. “Ora è il momento di diventare una società internazionale – dice Vollert – puntiamo a coprire i mercati Dach, il Regno Unito, la Scandinavia e gli Stati Uniti, operiamo con un modello indiretto sul B2B quindi facciamo partner con dealer che poi vendono alle scuole, stiamo anche cercando partner per il mercato italiano ma va sottolineato che la nostra missione è progettare piattaforme per l’insegnamento e non prodotti, la parte più importante della nostra offerta è il contenuto formativo e quindi l’evoluzione per noi significa lavorare sul learning design”. Robo Wunderkind ha la sua sede a Vienna ma per la scaleup lavorano al momento 15 persone che operano in remoto da tutto il mondo ed è sempre alla ricerca di nuove persone con comptetnze nel learning design e nello sviluppo di contenuti per l’education.
Gurkerl
Maurice Beurskens è il Geschäftsführer, il Ceo, di Gurkerl.at che è l’emanazione austriaca delle attività del gruppo Rohlik che nasce nelle Repubblica Ceca e opera oggi anche in Ungheria con il marchio Kifli e Germania con il marchio Knuspr. “Io sono di nazionalità olandese – dice Beurskens – e ho iniziato la mia carriera nel settore dell’ospitalità, ho lavorato nei Paesi Bassi, in Francia, in Brunei, in Vietnam, in Polonia, occupandomi di procurement, di operation delivery, di gastronomia, ho maturato esperienza nel costruire team, nel costruire servizi di delivery efficienti, nello sviluppare cultura aziendale orientata all’attenzione verso i clienti, insomma ho maturato esperienze di diversa natura in aziende strutturate, quando sono passato alla startup ho subito imparato la necessità di cambiare mentalità e dopo avere conosciuto il fondatore di Rohlik ho assunto l’incarico di sviluppare Gurkerl in Austria con entusiasmo”. La società si occupa di delivery di prodotti alimentari, per l’infanzia e farmaceutici, opera in modo diretto perché ha il suo magazzino nella periferie di Vienna, e presto ne avrà un secondo per coprire meglio tutte le zone della capitale austriaca e il suo hinterland, ha la sua flotta di veicoli e tutte le persone che vi lavorano sono assunte. “Abbiamo lanciato le operazioni a novembre 2020 con uno staff fatto dalle prime 10 persone che ho assunto che sono diventate presto 160 e raddoppiate tra ottobre 2020 e aprile 2021, il business ha iniziato a crescere in modo esponenziale, anche per via della pandemia che ha spinto il settore del delivery. Abbiamo affrontato tutte le questioni burocratiche per avviare l’impresa, cosa che in Austria richiede un po’ di tempo, ma siamo partiti concentrandoci sulla creazione del team che è stata un’esperienza formidabile anche perché abbiamo trovato veri talenti che venivano lasciati a casa da altre imprese che si sono trovate in fase di sofferenza durante i lockdown, e poi mi sono concentrato sui clienti che sono il vero cuore di tutte le nostre attività”. Gurkrl ha avuto da subito un impatto sul mercato austriaco che si è dimostrato decisamente pronto ad accogliere un servizio come quello offerto dalla società del gruppo Rohlik la quale ha anche introdotto prodotti di marchi non normalmente disponibili in Austria con successo, consegna il pane caldo, insomma si propone come un elemento che diventa parte della vita dei clienti da un lato e perno della supply chain dall’altro: “noi parliamo direttamente con i produttori, compresi quelli più piccoli, supportiamo i coltivatori diretti e offriamo ai clienti prodotti che difficilmente possono trovare nei negozi tradizionali e siamo molto attenti agli sprechi, abbiamo costruito una catena di distribuzione e magazzino che riduce gli sprechi quasi a zero, facciamo il delivery con una flotta di 100 veicoli che a tendere saranno tutti elettrici e applichiamo prezzi del tutto simili a quelli dei supermarket, non facciamo supersconti perché desideriamo non intaccare il profitto dei produttori, soprattutto di quelli più piccoli. Tutto ciò è possibile perché noi siamo una vera e propria tech company data driven ed è la capacità di acquisire, analizzare, gestire le informazioni relativamente a tutti gli aspetti del nostro business che ci rende efficaci, competitivi e vicini ai clienti”.
N26
N26 è oggi una delle fintech, o meglio delle neo-bank, di maggiore successo con una presenza quasi globale, su Startupbusiness ne parliamo da quando debuttò in Italia nel 2017 quando intervistammo il Ceo e fondatore Valentin Stalf che diede vita alla startup nel 2013 a Berlino. Oggi è Georg Hauer che riveste il ruolo di general manager per l’area Dach e per il Nord Europa, ha quindi la responsabilità delle attività in 15 Paesi ed è anche managing director del tech hub di Vienna, a raccontare cosa significa lavorare in un’azienda globale . “Per me è stata una gtrande opportunità quella di fare crescere le operazioni a Vienna, io sono austriaco e il mio primo incarico in N26 è stato quello di general manager per il mercato austriaco, a un certo punto il tasso di crescita richiedeva di assumere sempre più persone con competenze tecniche soprattutto e a Berlino, dove abbiamo la nostra prima sede, era diventato difficile trovare talenti e soprattutto era difficile fare venire gente da fuori e così abbiamo attuato la strategfia di differenziazione dei tech hub partendo da Barcellona per attrare talenti da molte parte dell’Europa, dal Sudamerica, e anche dalla California e dal Canada, e poi abbiamo inaugurato Vienna scegliendola per la sua posizione strategica, è sempre a meno di due ore di volo da Berlino, e per le condizioni che offre sia a noi come azienda sia in termini di attrattività perché qui la qualità della vita è molto alta, e infatti oggi sappiamo che il tech hub di Vienna è preferito da persone che hanno già raggiunto i trent’anni con magari anche una famiglia, diversamente da Berlino che attira soprattutto i ventenni”. Oggi nel tech hub di N26 a Vienna lavorano circa 40 persone di cui la metà si è trasferita nella capitale austriaca da altri Paesi, si tratta di persone con competenze nell’ingegneria del software, nella progettazione di interfacce utente, product manager, professionisti che si occupano soprattutto di aspetti legati alla tecnologia e al design dei prodotti. “Uno dei pilastri della nostra filosofia è quello di tenere all’interno tutte le competenze necessarie, non vogliamo ricorrere all’outsourcing e quindi per noi avere un tech team affiatato è importantissimo, durante il lockdown abbiamo cercato di mantenere vive le relazioni ma oggi abbiamo riaperto a coloro che vogliono venire in ufficio e sono vaccinati, ciò perché riteniamo importante la interazione fra i membri del team e il lavoro a distanza non aiuta lo sviluppo della creatività e della cultura aziendale. Subito prima dell’arrivo del coronavirus eravamo a pieno regime nel processo di assunzione che poi inevitabilmente si è fermato e abbiam pure perso alcune persone che volevamo assumere perché impossibilitate a trasferirsi ma ora le cose stanno tornando alla normalità e Vienna è tornata a essere hub interessante per molti sia dal punto di vista della qualità della vita, sia da quello professionale grazie alla possibilità di lavorare in un team internazionale ma anche dal punto di vista dell’ecosistema, le istituzioni stanno sempre più acquisendo consapevolezza verso l’importanza delle startup e delle scaelup che stanno contribuendo a costruire io nuovo mercato del lavoro e nel Paese operano fondi di investimento molto attivi, ci sono già grandi aziende tech come la nostra e una forte e attiva tech community con iniziative di vario genere, come per esempio Female Founders Global (di cui abbiamo scritto nella prima puntata del dossier dedicato all’Austria ) di cui io stesso sono mentor Oggi N26 sta lavorando al lancio di nuovi prodotti, nuove funzionalità e nuovi accordi con partner, il lancio parte sempre dal mercato tedesco ma presto saranno disponibili in tutti i mercati, si tratta per esempio dei prodotti assicurativi, dell’embedded finance, dei prestiti al consumo, del lending e del trading che arriverà il prossimo anno e includerà anche le crypto. “Per continuare a crescere i nostri tech hub sono fondamentali e qui in Austria la presenza di un ecosistema connesso, internazionale che offre supporto concreto è importante e lo si vede anche guardando al crescente numero di fondatori non austriaci che vengono qui per dare vita alle loro startup” (Photo by Jeremy Bezanger on Unsplash ).
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