L’AI al centro del cambiamento dell’industria tech

L’industria delle tecnologie è in sconquasso. Da un lato ci sono le notizie dei grandi licenziamenti da parte delle big tech, delle grandi truffe come quella di FTX, dei grandi fallimenti come quello del mataverso e dei cambi di pelle, non sempre felici, di realtà come Twitter; dall’altro, ci sono nuove tecnologie emergenti, come il nuovo corso dell’intelligenza artificiale e della sua evoluzione promessa,  e la battaglia tra i big delle tecnologie che si è ora scatenata. OpenAI diventata terra di conquista per Microsoft che  l’ha integrata nel suo, fino a ieri snobbatissimo, motore di ricerca Bing,  così diventato oggetto di un estremo tentativo di rilancio. Google, che avrebbe tanto voluto aspettare ancora un po’ prima di annunci pubblici, rilancia con Bard il cui debutto è macchiato da una risposta sbagliata che ha avuto effetti sostanziali sull’andamento del titolo di Alphabet in Borsa , evento che apre l’era delle conseguenze impreviste dell’intelligenza artificiale, già così potente da influenzare i mercati e tanto altro. E poi OpenAi che rende disponibile un tool che consente di riconoscere i testi scritti dall’AI al fine di non confonderli con quelli scritti da intelligenza naturale ma, sappiamo è solo un tentativo (nemmeno tanto ben riuscito pare  ) di salvaguardia perché presto non solo sarà sempre più difficile distinguerli, ma sarà pure inutile perché in molti, tra i lettori, ben poco si cureranno di chi ha scritto un testo, un articolo, o perfino un libro, ciò che importerà loro sarà avere l’informazione che cercano, del resto già oggi raramente il lettore di un articolo su un giornale o un sito web si dà pena di andare a leggere il nome dell’autore, del giornalista che lo ha scritto. L’AI è la tecnologia del momento, non è però un fenomeno tecnologico in cerca di autore come lo sono stati, per esempio, in tempi recenti gli NFT, è una vera e propria rivoluzione strutturale anche se, al momento, ferma al 2021. Sì perché tutto ciò che è successo dopo il 2021 per l’AI non esiste, almeno per quella di OpenAI e quindi di Bing, provando a chiedere a Bing, oggi 9 febbraio 2023, chi è il presidente del consiglio italiano, la risposta appare tutto fuorché corretta ed è peggio di quella errata di Bard, qui altroché crollo delle azioni in Borsa, il rischio è che semplicemente la gente proverà a usarlo, si renderà conto dei limiti e tornerà a dimenticarsene, in una sorta di effetto che potremmo definire ‘bing-merang’.

Lo sviluppo tecnologico accelera

Eh no l’AI non è ancora perfetta, almeno quella che è a disposizione di tutti, ma è certamente qualcosa che sta cambiando i paradigmi, presto sarà migliore, il GPT4 promette ulteriori evoluzioni anche se non tutti gli esperti sono concordi nel considerare la prossima versione di GPT come un salto evolutivo sostanziale, presto i costi di gestione e addestramento degli algoritmi crolleranno e inizieranno a essere alla portata di un numero sempre maggiore di organizzazioni e la competizione aumenterà e di conseguenza la qualità e la disponibilità di strumenti (che sono già oggi piuttosto numerosi e capaci di rispondere a un numero sempre maggiore di applicazioni e attività ). Non è ancora perfetta, ma lo sarà sempre di più e sarà sempre più pervasiva, si pensi per esempio a modelli di AI applicati alla robotica, ai veicoli autonomi, si pensi all’emergere delle startup e scaleup che sviluppano AI: oggi si pensa ai round e alle valutazioni di OpenAI, per esempio, ma altre stanno arrivando come Stability AI e Midjourney. Si pensi ancora al profondo cambiamento che avverrà nei motori di ricerca che a livello concettuale sono rimasti immutati dal momento del loro lancio fino a oggi, certo si sono raffinati ed evoluti ma si è trattato di miglioramenti incrementali, con l’AI avverrà un cambiamento strutturale che già si è innescato e andrà a ridefinire tutto l’indotto: serviranno più chip, più computer, serviranno nuove competenze, servirà ragionare su fonti di energia sempre più efficienti, servirà accelerare lo sviluppo dei computer quantistici, servirà allargare le base dati per addestrare l’AI. L’industria tech è quindi nel mezzo di una profonda rivoluzione che sta prendendo forma, e come tutte le rivoluzioni presenta nuove opportunità. L’hanno per esempio capito i fondatori di Instagram che stanno per lanciare a livello pubblico il loro nuovo progetto denominato Artifact che promette di cambiare il mondo delle news sfruttando i principi dell’AI e dei social network. Assisteremo a un cambiamento profondo della struttura dell’industria dove non è certo che il ruolo preponderante che hanno avuto fino a oggi le big tech continuerà a mantenersi, dove non è più accettabile che gli utenti debbano chiedere permesso alle grandi aziende per potere usare, condividere, modificare i loro dati, dove non è più garantito che le organizzazioni di successo saranno quelle strutturate come aziende gerarchiche e piramidali. Nuovi modelli, come per esempio le DAO (decentralized autonomous organization) conquisteranno sempre più terreno.   (Foto di Jackson Sophat su Unsplash )

© RIPRODUZIONE RISERVATA

    Iscriviti alla newsletter