Il più recente rapporto sul gender gap del WEF, pubblicato lo scorso marzo, ha evidenziato che occorre ancora molto lavoro e molti anni per raggiungere la parità di genere: per chiudere il gap saranno necessari 267,6 anni, se continueremo di questo passo. I tempi si sono allungati anche a causa del Covid (esempio: tra agosto e settembre 2020, 865,000 donne hanno perso il lavoro contro i 216.000 uomini) ma non solo, ci sono problemi che ci trasciniamo da sempre e sono sempre lì. Un settore strategico in cui ciò è evidente è quello imprenditoriale e tecnologico, il settore delle startup, nel quale sono i dati degli investimenti a parlare: in US, per esempio, circa il 38% delle startup sono fondate da donne ma solo il 2% di queste riceve finanziamenti dal venture capital. Similmente avviene in Europa, se non addirittura peggio secondo un recente intervento di Kinga Stanislawska, managing partner at Experior VC, che ha relizzato un’indagine con la piattaforma comunitaria European Women in VC e il VC early-stage Unconventional Ventures. A fronte di un aumento degli investimenti nelle startup tech europee nel 2020, confermato anche dai primi dati 2021, le startup fondate da donne hanno ricevuto una frazione del capitale disponibile in Europa centrale e orientale nel 2020, e la disparità di genere sta aumentando. “Il Covid-19 ha peggiorato le cose per le donne imprenditrici”, ha detto Kinga Stanislawska a Sifted. “Per la stragrande maggioranza delle donne che devono prendersi cura delle famiglie, dei bambini, degli anziani, e che spesso cercano di aiutare gli altri in difficoltà, Covid-19 ha significato meno tempo per concentrarsi sui propri progetti. Le donne leader nelle startup e nei VC stanno affrontando gli stessi problemi quotidiani di tutta la popolazione femminile”. Ciò dipende in parte dalla stessa composizione nel management dei venture capital fund, tipicamente molto maschili, in Europa la situazione è quella riassunta nella grafica, ovvero Diverse iniziative europee già da qualche anno si stanno occupando di gender gap, tra queste anche EIT Digital, che intende incoraggiare l’imprenditoria femminile, in particolare quella tech. Nel 2019, EIT Digital Accelerator ha lanciato la prima edizione dell’European Female-Led Deep Tech Startup & Scaleup Landscape con l’obiettivo di evidenziare le imprese deep tech di successo guidate da fondatrici donne. Basandosi su questa iniziativa insieme a Dealroom ha realizzato una mappa delle startup deep tech fondate o cofondate da donne. Le startup sono suddivise in 5 cluster (Digital Tech, Industria digitale, Città digitali, Finanza digitale e Benessere digitale) e si tratta di aziende attive che hanno raccolto più di 2 milioni di euro di finanziamenti o hanno un fatturato superiore a 1 milione di euro, hanno sede in uno dei paesi europei e la loro soluzione include almeno un elemento di deep tech. Le 88 startup incluse nel panorama hanno complessivamente raccolto quasi €1B e impiegano quasi 6000 persone, con una dimensione mediana di quasi 34 dipendenti. I paesi più rappresentati sono: Regno Unito, Svizzera, Germania, Francia e Svezia, ma c’è anche l’Italia con: Brandon – fondata da Paola Marzario IntendiME – fondata da Alessandra Farris Enerbrain – cofondatrice Francesca Freyria Mipu – fondata da Giulia Baccarin Comftech – cofondatrice Alessia Moltani Empatica – cofondatrice Rosalind Picar Leggi di più a questo indirizzo. Foto di copertina by Mateus Campos Felipe on Unsplash
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