Nell’area del Medio Oriente e del Nord Africa (Mena) operano 95 investitori che nel triennio tra il 2013 e il 2015 hanno chiuso oltre 450 deal investendo più di 750 milioni di dollari. Per la prima volta è stato pubblicato un report che fotografa lo scenario degli investimenti in startup tecnologiche in quest’area del Pianeta che benché nel 2015 abbia pesato per solo il 2,2% del deal flow globale rappresenta una grande opportunità visto che secondo quanto rilevato da Google gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita sono oggi tra i cinque Paesi al mondo con la maggiore penetrazione di smartphone e la fascia di popolazione più giovane, compresa tra i 15 e i 24 anni, rappresenta la fetta demografica maggiore nei Paesi dell’area. Se negli Usa, scrive il report realizzato da ArabNet e da Dubai Internet City, il rapporto tra il Pil e gli investimenti dei Venture capital è nel 2015 pari allo 0,30%, la strada da percorrere è ancora lunga perché tale rapporto è dello 0,03% negli Emirati e dello 0,02% in Arabia Saudita, mentre fa eccezione il Libano dove si registra un valore molto più alto, pari allo 0,20%, soprattutto a causa dell’iniziativa denominata Circular 331 voluta dalla Banque Du Liban che ha favorito l’allocazione di capitali per investimenti in startup tecnologiche per un valore complessivo pari a 400 milioni di dollari. Lo studio riporta l’elenco di tutti gli investitori che operano nell’area Mena, rileva una crescita sostanziale del fenomeno a partire dal 2009, anno in cui è stata registrata la prima exit significativa quando la startup giordana Maktoob è stata acquisita per una cifra superiore ai 100 milioni di dollari da Yhaoo. La maggior parte degli investitori opera negli Emirati Arabi Uniti (27%), seguono poi l’Arabia Saudita (16%), il Libano (13%), l’Egitto (11%), la Giordania (8%) e la Palestina (6%), sotto il 5% ci sono Tunisia, Algeria, Bahrain, Kuwait, Marocco, Qatar. Questa classifica si ripete più o meno similarmente sia quando si guarda il numero degli investimenti, sia quando si guarda il valore con un balzo della Giordania in termini di numero dei deal. Interessante anche osservare come gli investitori che operano nella zona abbiano condotto operazioni anche in altri Paesi, soprattutto in Usa, Regno Unito, Turchia, Cina, Giamaica e Russia, ma anche in Pakistan, India, Giappone, Spagna, Kazakhstan, Ghana, Indonesia, Finlandia, Singapore, Barbuda, SriLanka. Il valore totale degli investimenti è passato da 165 milioni di dollari a 372 milioni di dollari tra il 2013 e il 2014, mentre vi è stato una contrazione nel 2015 quando il valore si è fermato a 222 milioni di dollari, ciò è dovuto soprattutto ai grandi round di investimento che si sono registrati nel 2014. In termini di crescita del valore degli investimenti vi è stato in balzo tra il 2014 e il 2015 degli Emirati Arabi Uniti, sul totale dei Paesi dell’area, che hanno quasi raddoppiato il loro peso, sono cresciuti anche il Libano e la Giordania mentre Arabia Saudita ed Egitto hanno perso slancio. La maggior parte degli investimenti sono di tipo early stage ma vi è stata una crescita dei round VC nel 2015 rispetto all’anno precedente, mentre il growth capital è leggermente diminuito. Il report fa anche una interessante analisi mettendo in relazione gli investimenti con i modelli di business delle startup che sono state oggetto di investimenti e rileva come il 19% delle startup investite non sia più operativa. In questo senso è il Libano il Paese con le migliori performance con lo 0% di startup chiuse. In generale solo il 13% delle startup nell’area è fondata da una donna, percentuale che però cresce in Giordania (24%), in Palestina (18%) e in Libano (17%). Vi è anche uno spaccato sugli investitori di tipo corporate che in termini di numeri sono cresciuti passando da sei ne 2013 a 16 nel 2015 contro il valore totale del numero degli investitori che nel 2015 era pari a 97. Gli investitori corporate hanno pesato per il 4% degli investimenti complessivi nel periodo. Il report completo è scaricabile qui.
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