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Mai pensato alla Danimarca per fare startup? Il World Happiness Report 2016 mette al primo posto la Danimarca. Il Paese più felice del mondo, wow. Non c’è male come biglietto da visita. E già nel 2015 la nazione si era meritata il primo posto del Global Entrepreneurship Index (Gedi) e del “Best Countries for Business” di Forbes. Ora arriva anche il Report sull’ecosistema scaleup ICT danese (Denmark, a scaleup forge in the Nordics) realizzato da Mind the Bridge con il supporto di Copenhagen Capacity, Innovation Center Denmark e Silicon Vikings, presentato nei giorni scorsi a Copenhagen in occasione di TechBBQ, a dirci che anche sul fronte dell’efficienza dell’ecosistema startup e della sua capacità di trasformare startup in scaleup che fanno exit significative, la Danimarca c’è. Zendesk, Momondo, Tradeshift, Trustpilot, arrivano proprio da là. (Anche JustEat, Podio e Skype, ma non rientrano in questa indagine). Secondo il Report, la Danimarca è uno dei pilastri dell’area nordica (con Svezia, Finlandia, Norvegia e Islanda, che complessivamente hanno raggiunto oltre 6,5 miliardi di dollari di investimenti tra 2010 e 2015, contribuendo per il 22% al totale del capitale investito. Si è calcolato che in Danimarca ci sono 1.7 scaleup ogni 100 mila abitanti (9 % in più rispetto all’Italia su una popolazione di appena 5.614 milioni): il report ne ha individuato 96 (dal 2010) che hanno in totale raccolto capitali per 1,3 miliardi di dollari, di cui 85% attraverso Venture Capital e il restante 15% attraverso quotazioni in Borsa (IPO).
Quanto valgono le scaleup danesi
Mediamente le scaleup danesi hanno raccolto 13,5 milioni di dollari, 11 dei quali dal Venture Capital, toccando punte massime come quella di Zendesk che ha realizzato un IPO da 100 milioni alla valutazione di 700 milioni di dollari. La dimensione del sistema scaleup ICT dell’intera area nordica in cui rientra la Danimarca è ancora al di sotto dei livelli UK e dell’Europa continentale, ma si posiziona meglio rispetto al Sud Europa (in cui rientra l’Italia). Ma sopratutto è interessante notare come la sua performance sia nettamente superiore se rapportata al GDP (cioè al prodotto interno lordo), che per i Paesi nordici è di circa un terzo rispetto all’Europa del sud, per non parlare di UK, Germania e Francia. In soldoni significa che, nonostante le nazioni nordiche siano di dimensioni minori, sotto il profilo economico, investono molto di più nel sistema scaleup: in particolare, ci investono lo 0,5% del PIL (la Danimarca per precisione lo 0,49), contro lo 0,42% UK, 0,15% in Germania e Francia, 0,6% in Italia, Spagna e Portogallo. Il sistema scaleup danesi è anche molto giovane, la maggior parte delle società sono state fondate dopo il 2010, ma sta crescendo molto velocemente : il 69% di esse hanno trovato investitori negli ultimi 2 anni. Zendesk, Momondo Group, Tradeshift, Trustpilot sono gli unicorni che il sistema Danimarca sta sfornando, i casi più eclatanti, poichè sono state capaci di raccogliere investimenti oltre i 100 milioni e hanno complessivamente raccolto quasi la metà del totale investito nelle scaleup.
E le startup? Open Innovation su scala nazionale
In un panorama scaleup di questo tipo è certo che alla base c’è un sistema startup, ed è piuttosto fertile. Secondo Business Insider Nordic, nella prima metà del 2016 si è raggiunta nel Paese una cifra record d’investimenti in startup: 57 investimenti per un totale di 184 milioni di dollari. Val la pena ricordare, che in Italia il totale degli investimenti early stage nel 2015 sono stati 74 milioni di euro in 122 operazioni; e il 2016 ha registrato dei buoni risultati nei primi sei mesi arrivando a sfiorare i 100 milioni investiti. Cosa rende questo ecosistema così giovane anche così dinamico? Un’agenda del governo fortemente orientata alla digitalizzazione e azioni concrete a supporto delle startup: è sufficiente dare un’occhiata al sito di Start-up Denmark, lo schema di startup Visa ideato dal Ministry of Business and Growth Denmark e Ministry of Immigration, Integration and Housing, per capire il tipo di operazione che questo Paese nordico (che è più piccolo di Roma e Milano messe insieme) sta facendo. Questa è un’operazione di open innovation su scala nazionale: attirare talenti imprenditoriali, giovani imprese, con politiche di accoglienza e facilitazione dell’insediamento di aziende, lo Stato è il facilitatore assumendo l’impegno di ridurre al minimo la burocrazia, l’opacità, la corruzione e lavorando costantemente per migliorare le infrastrutture di logistiche e IT. Molto interessante, in questa stessa direzione, è la formula di Venture Cup – developing university startups, un’iniziativa di raccordo tra mondo universitario danese (molto buono, molto tecnico, molta ricerca) con il mondo delle imprese, favorendo il mindset imprenditoriale, attraverso delle competition che permettono di accedere a un programma di mentoring o a un programma di incubazione della durata di un anno. Altre risorse online per capire il ruolo del Governo e sapere le sue azioni a supporto delle startup:
Intanto, sempre il SEP Report ci da un’indicazione sui settori più importanti dell’innovazione ICT in Danimarca, che sono Web Content, Enterprise services and Software solutions; e degli hub in cui c’è maggiore concentrazione, naturalmente Copenhagen e Aarhus (la seconda città della Danimarca).
Greater Copenhagen Valley
Copenhagen è certamente la startup city danese, quella in cui hanno sede i principali acceleratori, incubatori, vc, sedi di startup, spazi di co-working molto attivi. La città è il punto di riferimento per tutta la Greater Copenhagen, un’area metropolitana che comprende la capitale danese e la regione dell’Orensund, che è praticamente un pezzetto di Svezia, molto attiva a livello business nella spinta ad attirare investimenti. E’ proprio a Copenhagen che è nato, nel 2010, Startupbootcamp, una delle principali catene di acceleratori europei, e oggi una delle principali organizzazioni mondiali a supporto delle startup. Inutile dire, che è stato uno dei motori della crescita dell’ecosistema e della cultura startup in Danimarca. Attualmente tra le migliori iniziative della Greater Copehagen c’è #CPHFTW una sorta di no-profit che si occupa di diffondere la cultura startup, organizzare eventi, stimolare le relazioni e far crescere l’ecosistema. Nel loro sito c’è anche una startup directory che ne riporta circa 400 e dai settori indicati conferma quanto indicato nel SEP Report: le startup danesi sono sopratutto ICT. Tra i principali investitori danesi c’è SEED Capital, probabilmente il più importante fondo seed, collabora parecchio con altre iniziative, per esempio la Accelerace è il più attivo fondo d’investimento, ed è anche un programma di accelerazione; ci sono poi Northzone, Creandum, Vaekstfonden, Northcap Partners, ma anche Index Ventures. Altre risorse utili:
- Danish Venture Capital and Private Equity Association (DVC) è l’equivalente della nostra AIFI
- Go Grow – Programma di accelerazione
- CSE/CBS
- FoundersHouse – Workspace solo su invito per startup
- DTU – Technical University of Denmark
Cluster industriali: robotica
La Danimarca è la settimana area al mondo per densità di robot multi-funzione in ambito industriale, pur senza avere (come altre nazioni che la precedono nelle classifiche) il settore dell’auto che contribuisce a tale utilizzo (la produzione auto fa largo utilizzo di robotica). Come si sostiene su “The Robot Report” questo ha condotto a un grande sviluppo in Danimarca di cluster dedicati alla robotica, che mettono insieme Università, industria, ricercatori, startup, investitori, iniziative pubbliche e private. La mappa qui di seguito è un esempio di uno di questi cluster, Odense Robotics, un ecosistema che coinvolge circa 80 aziende che danno lavoro a circa 2200 persone, 10 istituti di ricerca e poli scientifici, 30 programmi universitari dedicati e, naturalmente, programmi di incubazione per le startup che comprendono prototipazione e business development. Se vuoi continuare il tuo viaggio tra gli ecosistemi internazionali emergenti, vai alla nostra guida.
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