Questa settimana ho intervistato Cecilia Nostro di Friendz, una startup che si occupa di content marketing con un approccio del tutto particolare, che si sposa perfettamente con le abitudini di acquisto dei millennial, che non rispondono alla pubblicità tradizionale, ma si fidano degli amici su Fb. Per ora in Beta su Android, è in arrivo a breve la versione per iOS. Ciao Cecilia, ti va di parlarci un po’ del team di Friendz? Siamo nati, a livello operativo, dalla parti di Varese – in particolare nella mansarda della nonna di Alessandro, il nostro CEO. Abbiamo preso parte ad Innovaction Lab, che si è rivelato un percorso che in pochissimo tempo ci ha dato un valore incredibile – sia in termini di mentor che di ecosistema. In tre incontri e 4-5 mail ci hanno guidati e indicato un modo di fare pazzesco: efficienza ed efficacia! Ora siamo basati in una casa-ufficio a Milano. La parte tecnica del team è a Roma; in generale siamo in 10, dopo il nuovo recruiting. Io ho studiato Economia e Management all’USI, Alessandro Cadoni – il CEO – Ingegneria Gestionale tra PoliMi e LIUC; Daniele Scaglia ha seguito Ingegneria Industriale, sempre al PoliMi, e Andrea Mascheroni ha studiato Scienze Biologiche (Insubria) . Come funziona la vostra app? Noi siamo partiti da due presupposti: su Facebook ogni giorno vengono condivise 300.000 milioni di foto; dall’altra parte, le aziende cercano in continuazione un modo di esserci, di farsi notare, ma spesso i loro canali vengono percepiti come fastidiosi. Ci siamo detti: unendo queste due cose, cosa possiamo ottenere? Ed ecco Friendz. Tramite un’app vendiamo campagne pubblicitarie alle aziende, cioè un numero di foto che facciamo fare alla nostra community in cui si fotografa con un prodotto per cui è stata lanciata la campagna. Ogni utente guadagna tra i 50c e i 2,5€ (il guadagno medio è di 1,5-2 € a foto), erogati in crediti, convertibili in buoni per i principali store online. In pratica premiamo le persone che esplicitano di essere consumatori di un prodotto, guadagnando un incentivo economico. Come avete stabilito il pricing lato utente e lato imprese? Per quanto riguarda gli utenti, ci teniamo a dire che sono persone normalissime, magari con pochi amici, ma che possono andare ad influenzarli. In ogni caso, all’interno della community la user base varia, c’è chiaramente anche gente con una rete maggiore. Abbiamo creato un algoritmo basato su una serie di indicatori sintetici, tra cui alcune cose prese dalle Facebook API (numero amici, interazione ecc…). Ma il software premia maggiormente il numero di utilizzi, indipendentemente dalla dimensione della propria rete: più sono fidelizzati all’app Friendz, curando le foto, campagne di cui interessa loro davvero, più il punteggio sale. Per quanto riguarda le aziende abbiamo un piano ad hoc per ogni singolo partner.
Quali sono le prime metriche dal lancio della beta? Quando abbiamo lanciato la beta su Android eravamo curiosi della traction e degli utilizzatori. In un mese abbiamo avuto 2000 download, e nonostante un processo d’installazione abbastanza farraginoso, siamo stati letteralmente sommersi di richieste di partecipazione. Ad oggi abbiamo già ottenuto più di 6000 foto. Siamo stati stupiti dal fatto che l’età media dei partecipanti della community fosse di 27 anni, e composta per il 65% da uomini (ndr: forse perché più inclini al processo da “smanettoni” necessario per installare la beta su Android). Tra un mese circa dovremmo effettuare il lancio su iOS. Qualche settimana fa avete ricevuto il vostro primo round di finanziamenti. Ce ne parlate? Abbiamo ricevuto un investimento di di 60.000€ per il 10% della società da parte di un business angel. Il momento stesso di raccolta fondi è stato fortemente formativo, perché ci siamo confrontati con gli analisti e i marketing manager di questo nostro investitore, che ci hanno aiutato a affinare tutta la nostra value proposition. Poi abbiamo abbiamo partecipato al Web Marketing Festival di Rimini. Eravamo la startup più acerba (e un po’ ci prendevano pure in giro), ma abbiamo vinto sia il premio della Giuria sia del Premio del Pubblico, per un valore totale di 20.000€. Eravamo super entusiasti! Perché un investitore dovrebbe puntare su di voi? Avete avuto contatti dall’estero per opportunità di finanziamento? Perché il settore ha un tasso di crescita attorno al 20%, e perché in generale l’industry in cui andiamo ad operare è in grande crescita. Stiamo in contatto con diverse realtà, anche fuori dal Paese, in particolare abbiamo ricevuto interesse dal mercato venture UK. Parliamo dei vostri piani a breve termine. Obiettivi entro fine anno? Siamo riusciti a creare con 0 euro una community molto fidelizzata e agguerrita, pensiamo di crescere con programmi di affiliazione ed eventistica. Puntiamo ad arrivare a 10.000 utenti attivi entro fine anno, sempre a budget ridotto. Ultimamente si parla molto di content blocker, con particolare riferimento agli ad blocker. La mossa di Apple di aprire a questo genere di applicativi su iOS ha già mandato nel panico i pubblicitari, che vedono nel mobile adv una delle poche fonti di revenue in crescita. Voi proponete un modello chiaramente diverso da quello della pubblicità. Che impressione avete riguardo tutto questo? Crediamo che la pubblicità “standard” abbia già raggiunto un certo livello di saturazione: se la gente li scarica (gli adblock, ndr), è perché ne sente il bisogno. Il display advertising rischia di andare in grande crisi, anche perché si è esagerato con l’invasività. Noi pensiamo che il native content sia il futuro, anche perché difficilmente può essere bloccato (soprattutto se arriva dai propri amici), ma c’è bisogno di adoperarlo con una forte etica: i redazionali sponsorizzati non devono raggiungere una saturazione sui grandi numeri o rischia di diventare controproducente (con particolare riferimento ai giornali, ad esempio). Bisogna agire con raziocinio e cautela. Ma pensiamo che mettere a proprio agio le persone sia fondamentale anche per veicolare la positività dei brand. Per chiudere ci piacerebbe raccontare un episodio divertente. La nostra più grande risorsa è il capitale umano. Siamo molto giovani – l’età media del team è di 24 anni – e totalmente incapaci di creare un percorso di selezione canonico. Così, per il nostro primo recruiting, abbiamo immaginato che le persone dovessero avere una attitudine da veri Friendz. Per questo, al posto dei solito colloqui, abbiamo dato una festa a cui abbiamo invitato i candidati, e abbiamo organizzato dei giochi per capire chi erano, com’erano fatti, e come agivano in azione. E per il secondo step di selezione li abbiamo portati in una escape room (ndr, un nuovo gioco in cui un team di amici deve riuscire a trovare l’uscita da una stanza apparentemente senza uscita). Diciamo che questo episodio può aiutare a capire che tipi siamo!” di Andrea Latino @andrealatino
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