Il ministro Urso su startup, imprese giovani e PMI

L’evento ‘La fabbrica delle imprese’ presso l’HUB dell’acceleratore romano LVenture Group ha ospitato il ministro delle Imprese e Made in Italy Adolfo Urso. La presenza fisica, e non telematica, del ministro ha lasciato sorpresi molti degli presenti, in quanto cosa piuttosto rara in Italia negli ultimi anni che un ministro partecipi di persona a eventi riguardanti l’ecosistema startup, soprattutto presso un acceleratore. Un segnale di incoraggiamento al nuovo management CDP? In ogni caso, il ministro Urso ha colto l’occasione per mettere in chiaro con poche battute le ultime vicende che hanno riguardato il settore, soprattutto nello scenario del nuovo decreto proposto ad agosto scorso. Dopo un intervento non proprio contestualizzato e piuttosto lungo sulla situazione dei taxi ed NCC, dove non sono mancate le frecciate a Roberto Gualtieri (attuale sindaco di Roma nonché precedente ministro dell’Economia), in relazione alla previsione di nuovi concorsi straordinari per le nuove licenze che avrebbe potuto attuare, il ministro Urso ha sottolineato l’importanza della imprenditorialità giovanile, di cui avevamo scritto qui, e aperto una parentesi sui 300 milioni di euro tolti a CDP Venture Capital, che proprio ieri, ha espresso le nomine della sua board dopo una attesa di 6 mesi. «I fondi – per CDP Venture Capital – sono più che adeguati… tra i vari fondi che Cassa Depositi e Prestiti amministra sono stati stanziati 4,35 miliardi di euro, di cui oltre 0,5 miliardi del PNRR, che quindi vanno impiegati e contabilizzati entro il giugno 2026. Un’amministrazione responsabile come la nostra, che è consapevole di quanto ridotte siano le risorse pubbliche, ha ritenuto di utilizzare 350 milioni di questi 4,5 miliardi per dirigerli subito sulle imprese, dato che l’impiego sino a ora di questo ammontare di risorse è stato piuttosto lento. Infatti, abbiamo aperto un file sulla gestione di queste risorse, per: capire perché siano state impiegate soltanto parzialmente, di questo passo non sarebbero mai state utilizzate nei tempi necessari per le imprese; capire se siano state impiegate in maniera appropriata, perché le startup sono importantissime tanto più nel nostro Paese, ed è vero che consistono in un rischio, ma deve essere un rischio adeguato alle risorse pubbliche”. Pertanto il ministro ha chiuso il discorso sottolineando come “le risorse vanno impiegate nel minor tempo possibile nei confronti di coloro che hanno davvero idee innovative sostenibili”.

Transizioni green e digitale

Il ministro Urso ha poi aggiunto che sul “confronto avvenuto prima al Governo, poi al Parlamento, e poi in Commissione Europea in merito alla rimodulazione delle risorse del PNRR che il ministro Fitto ha conseguito, e si è ormai in procinto del via libera della Commissione europea, non sia un caso che su 16 miliardi di euro ricollocati, quasi 8 miliardi siano stati destinati al mio dicastero”. Si tratta di 8 miliardi nuovi rispetto a quelli che già amministrava e riguarderanno “le imprese della tecnologia green e digitale: 4,4 miliardi alla Transizione 5.0, 2 miliardi alle imprese che realizzeranno tecnologia come batterie elettriche piuttosto che pannelli solari, 2,5 miliardi alle imprese che realizzeranno impianti di energie rinnovabili. Ci hanno destinato 8 di 16 miliardi perché il Governo crede alle imprese e all’innovazione delle imprese, e alla duplice sfida green e digitale”. Poi sulle giovani imprese e giovani imprenditori il ministro ha ribadito che in merito alla esistente legge annuale sulla concorrenza anche il nuovo Governo sta presentando un disegno di legge dove è prevista “una legge annuale sulle piccole e medie imprese”. Una legge in passato proposta da Silvio Berlusconi, che ora con il nuovo Governo, punta a tutelare le PMI: oggi sono oltre 4,2 milioni a fronte di 200 mila medie-grandi imprese presenti sul territorio italiano, imprese che fanno “parte della struttura di questo Paese” e sono “un elemento di forza sia per quanto riguarda la coesione sociale, sia per quanto riguarda lo sviluppo imprenditoriale del Paese, e secondo, una startup per sua natura è sempre una piccola media impresa”. Ebbene, durante l’evento sono emersi quindi i temi caldi, in parte sollevati durante l’intervento del ministro, riguardanti la filiera delle PMI, startup, dei giovani e delle giovani imprese. In questo caso c’è stato l’intervento di Paola Bonomo, consigliera indipendente advisor e business angel, sul gap italiano di non avere aziende innovative nel nostro Paese che facciano da scuola. Se è vero che a livello di startup ed early stage non manchino, quello che serve è l’ultimo anello della catena. E su questo tema è intervenuto anche Gabriele Ronchini, co-fondatore e CEO di Digital Magics, aggiungendo che in Italia serve “organizzare la filiera” in quanto la sua disorganizzazione rallenterebbe il venture capital, che ha bisogno di correre in fretta. “In Italia – spiega – ci troviamo nel caso in cui le nostre startup vengono comprate da startup più grandi, anziché da aziende”. Eppure CDP VC ha riempito in questi ultimi anni un altro vuoto, ovvero quello degli operatori nel seed capital. Su questi gap è intervenuta anche Danila De Stefano, CEO e fondatrice della startup Unobravo, ribadendo come “bisogna colmare un vuoto oltre quello dei fondi: c’è bisogno di un rafforzamento del network che può offrire la sua esperienza e non solo soldi. Non c’è una rete nemmeno tra imprenditori più junior o senior rispetto a quanto avviene in altri Paesi”.

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