Il Giappone delle startup, triplicati gli investimenti VC

Il Giappone sta scoprendo le startup. Il Paese del Sol levante non è noto per essere tra quelli in cui le startup hanno trovato fino a oggi terreno maggiormente fertile. Ciò è dovuto soprattutto al modello economico che è dominato dai cosiddetti conglomerati, quindi grandi corporazioni che operano ad ampio raggio in molti settori: dalle costruzioni alle telecomunicazioni, dalla finanza al retail, dall’industria pesante alla meccanica e all’elettronica (Sony, Honda, Kyosera, SoftBank, Rakuten, Ntt per nominarne alcuni). Un modello che ha portato il Giappone a essere oggi la terza più grande economia del pianeta ma a scontare alcuni ritardi che deve colmare per continuare a essere competitivo. Ritardi che sono soprattutto di tipo culturale, prima di tutto prendendone coscienza ed è ciò che sta avvenendo in questo momento in Giappone come ha confermato  Yoshi Ishii, director for new business policy office economic and industrial policy bureau del ministry of Economy, Trade and Industry (Meti) del governo di Tokyo, presentando lo scenario in occasione dell’Italian Innovation Day che si è tenuto nella capitale giapponese lo scorso 30 maggio. Ishii parte da due elementi di criticità: l’ancora poco favorevole approccio verso la figura degli imprenditori e la ridotta disponibilità di capitale di rischio. Secondo i dati presentati dal rappresentante del ministero il numero di giapponesi che avvia un proprio business non supera il 14% contro una media dei Paesi sviluppati di circa il 30%, mentre solo il 9% sa cosa sia una startup contro una media di quasi il 40% e ancora meno, il 6,4% afferma di volere avviare una startup entro i prossimi sei mesi, la percentuale globale è del 32%. Da questi dati emerge in modo chiaro il gap culturale, un gap che però negli ultimi anni ha avuto un’accelerazione verso la sua chiusura perché l’onda lunga del fenomeno globale delle startup è giunta anche a lambire le coste del Paese dei Samurai. A livello di disponibilità di capitale di rischio il ministero spiega come i valori siano più o meno pari a un settimo di quelli statunitensi e la metà di quelli della Corea del Sud.  

giappone e startup

Yoshiaki Ishii from the Ministry of Economics, Commerce and Industry (METI)

    Se questi sono i dati di partenza che Ishii mette sul tavolo, vi sono anche quelli di arrivo, o meglio quelli tendenziali che sono certamente meno drammatici e, benché ancora quantitativamente ridotti rispetto alle altre grandi economie globali, tendenzialmente positivi. Ishii cita l’Innovation network corporation Japan (Incj) che ha creato una divisione strategica per gli investimenti in venture capital che è accompagnata da procedure di decisione molto rapide e da uno specifico programma pensato per gli investimenti early stage. A ciò si affianca il programma di incentivo fiscale che consente alle corporation che investono in fondi di venture capital di poter dedurre parte delle tasse. Il governo giapponese ha anche dato vita a un programma di eventi sia in Giappone sia all’estero, in particolare in Silicon Valley, al fine di favorire la diffusione della cultura della imprenditorialità. Questo tipo di programmi sono fondamentali nell’ambito del contesto giapponese come dimostra anche il programma che il governo sta fortemente sostenendo per una maggiore diffusione della lingua inglese che i giapponesi parlano ancora poco, ciò anche grazie allo stimolo dei prossimi giochi olimpici che nel 2020 si terranno proprio a Tokyo. Cinque sono le linee guida che il ministero ha individuato al fine di rafforzare la startup culture nel Paese, programma pensato soprattutto per i manager dei grandi conglomerati: 1) anticipare i cambiamenti e disseminare, implementare una visione a sostegno di riforme, 2) implementare un sistema di gestione a due livelli al fine di ottenere sia efficienza sia creatività, 3) stabilire un sistema per la creazione di nuovi business basato sulla value proposition, 4) sviluppare un ambiente dove gli impiegati possono liberamente esprimersi e commettere anche errori e poi riprovare, 5) promuovere la open innovation superando le barriere sia all’interno sia verso l’esterno delle organizzazioni. Yoshi Ishii non ha timore ad affermare che il Giappone sta cambiando e la conferma arriva dai dati relativi agli investimenti in venture capital rilevati da Japan Venture Research che affermano come nel 2016 siano stati investiti circa 181 miliardi di yen (circa un miliardo e mezzo di euro), vale a dire una crescita di tre volte negli ultimi tre anni, e come siano cresciuti gli investimenti medi che ora superano i 100milioni di yen, vale a dire quasi 800mila euro. Infine il rappresentante del ministero nomina alcune startup che nate in Giappone negli ultimi anni stanno crescendo come è il caso di Euglena, Spiber, PeptiDream, Cyberdyne e Mercari. E’ possibile consultare la presentazione di Ishii a questo indirizzo.    

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